Linea d'ombra - anno XI - n. 78 - gennaio 1993

La passione di vivere Incontro con Alberi Camus a cura di Jean-Claude Brisville traduzione di Saverio Esposito Meditavamo da anni un "omaggio a Camus" che non siamo finora riusciti a realizzare. Rimediamo con una intervista apparsa all'interno di un volume dedicato a Camus da Jean-Claude Brisville, e proponendo anche brani dell'ultima intervista concessa da Camus prima della sua prematura scomparsa. Leggere Camus (nato nel 1913 in Algeria), per chi ne aveva l'età negli anni '50 e '60, significava aprirsi ad atteggiamenti e vedute critiche tutt'altro che scontate. Si era allora stimolati dal fascino di opere letterarie - Lo straniero ( 1942), La peste ( 1947) i racconti La caduta ( 1956) e L'esilio e il regno ( 1957)-e teatrali (Il malinteso 1944; Caligola 1938, rappresentato nel 1945; Stato ·d'assedio 1948 e I giusti 1950), - oggi quasi per niente rappresentate e certo più ostiche anche alla sola lettura: un teatro di idee e di morale. Si giungeva così alla lettura dei grandi saggi, Il mito di Sisifo ( 1942), L'uomo in rivolta ( 1951), gli interventi, le polemiche. Era quella un'epoca di schieramenti rigidi, quasi "assoluti" e pressoché obbligatori: era naturale, quasi facile, prendere partito, schierarsi da una parte o dall'altra; in mezza, solo il vuoto del disinteresse e del qualunquismo. Ciascuno era naturalmente portato afarlo; secondo la (il)logica lucidamente e cinicamente descritta da Simone de Beauvoir: "Poiché il neutralismo tra i due blocchi era impossibile, Sartre si era avvicinato alt' Urss; Camus detestava l 'Urss, quindi pur non amando gli Stati Uniti, praticamente si schierava dalla loroparte" (La forza delle cose, pag. 253). In effetti, a chi negli anni '50-e anche oltre-rifletteva sulle trasformazioni in atto e su quelle desiderabili, partendo dalla profonda insoddisfazione per la realtà in cui si viveva, a tutti costoro Camus ha insegnato molte cose, offrendo materiale "vivo" di riflessione e di dibattito, ma soprattutto "lezione morale" nel senso più profondo e meno predicatorio possibile. Oggi, in un'epoca in cui ciò che allora era coraggioso, quasi audace, denunciare, è sotto gli occhi di chiunque voglia vedere, è dunque molto più facile giudicare, ma incomparabilmente più difficile prendere partito, schierarsi: anche il giudizio sembra immerso nel grande mare fluttuante del mercato. Eppure, molte di quelle insoddisfazioni, pur mutate in aspetti decisivi, conservano la loro attualità, i disagi e la condizione generale sono altrettanto intollerabili. Più facili le diagnosi, ma estremamente arduo trovare dei punti di riferimento critici. Allora Camus può apparire insieme più vicino, ma quasi scontato. Falsa impressione, perché la lezione sua va ben oltre la denuncia, è profonda rivolta morale. Assieme ad altri-non molti: Koestler, Silane, Morin, Nicola Chiaromonte, sua guida nel viaggio americano, così lontano dalle "aspettative" della de Beauvoir - coglie il terrore dei campi di concentramento del "socialismo reale". Ne deriva una critica radicale del pensiero di Marx, che ha "mescolato il metodo critico più valido e il messianismo utopistico più contestabile". Per altro, già nell'aderire al partito comunista, nel 1935, scriveva, in una lettera a Jean Grenier: "Nell'esperienza (leale) che tenterò, mi rifiuterò sempre di porre tra la vita e l'uomo un volume del Capitale". Dall'assurdo che caratterizza la 24 condizione presente, l'esistenza (la peste, lo straniero), consegue la rivolta, che coinvolge tutto ['individuo, ma non consegnandolo alt' abbraccio totalizzante dell'impegno al partito, alla rivoluzione, allo stato. Morale è la spinta autentica anche della stessa scrittura, senza frattura tra vita e mestiere della scrittura. Camus resterà sempre fedele al progetto iniziale: "tutto il mioprogresso sarà una corsa da me stesso a me stesso". È nella vita stessa infatti che si ritrovano gli elementi fondamentali e vitali del pensiero e della rivolta: il rovescio e il diritto, l'ombra e la luce, l'assurdo e la rivolta, lapovertà e il sole. Nella Prefazione ( 1958) a Il rovescio e il diritto, viene sintetizzata questa vitale fenomenologia autobiografica: "La povertà non è mai stata una disgrazia per me: la luce vi spandeva le sue ricchezze. Persino le mie rivolte ne sono state illuminate. Quasi sempre, credo.di poterlo dire senza barare,furono rivolte per tutti e perché la vita di tutti fosse elevata alla luce. Non è certo che il mio cuorefosse disposto per natura a questa sorta di amore. Ma le circostanze mi hanno aiutato. Per correggere un 'indifferenza naturale, venni messo a mezza strada tra la miseria e il sole. La miseria mi impedì di credere che tutto sia bene sotto il sole e nella storia; il sole mi insegnò che la storia non è tutto. Cambiare la vita, sì, ma non il mondo, di cui facevo la mia divinità. È certamente così che mi accinsi a questa carriera scomoda in cui sono, inoltrandomi con innocenza in equilibrio su unfilo sul quale vado avanti faticosamente senza essere sicuro di raggiungere la meta. In altre parole, divenni artista se è vero che non v'è arte senza rifiuto né senza consenso". Morale è ancora la spinta contro ogni intolleranza, contro pena capitale e omicidio. In positivo, l'affermazione non di principi assoluti, ma il dubbio e la rivolta - "Mi rivolto, dunque siamo"-, una sorta di utopia relativa. Contro la dismisura del nostro tempo, l'affermazione della solidarietà e della misura: al solitaire si deve contrapporre il solidaire. E la misura stessa non è un ideale astratto, ma piuttosto una regola e una disciplina che si scelgono, proprio come nello sport, cui Camus attribuirà sempre fino alle ultime interviste, prima del tragico incidente automobilistico del 1960, il primo e decisivo insegnamento in campo morale. Mondo dello sport e teatro: questi gli ambienti nei quali si trova tranquillo e a proprio agio; stadi e tavole del palcoscenico, spazi della tranquillità e della serenità. Spazi del jeu, gioco e recita regolata. L'esperienza diretta come portiere della squadrajuniores del Racing Universitaire di Algeri, quella difrequentatore di stadi, dopo i/forzato abbandono a causa della tubercolosi, rivestono un profondo significato. Così ricorderà che fare il portiere gli ha insegnato, come per la vita, che il pallone può venire dalla direzione meno attesa; e ricorderà pure l'attesa della gara, dal lunedì al giovedì, per l'allenamento, dal giovedì alla domenica, per la parfita ufficiale. Anche perché, nello sport e nel teatro, agisce ['unità profonda di mente e corpo, quella "verità del corpo", essenziale nella visione di Camus. Altrettanto essenziale è la dimensione del sole, del mare: il pensiero meridiano, la solarità dell'uomo mediterraneo, che lo spinge ad amare, insieme alla natia Algeri, l'Italia e la Spagna. (Vittorio Dini)

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