CONFRONTI l'autobiografiadi un cieco Giancarlo Azzano "Essere cieco ha i suoi vantaggi. Io debbo all'ombra alcuni doni: le debbo l'anglosassone, la mia conoscenza, scarsa, dell' irlandese, il godimento di tante righe, di tanti versi, di tante poesie, e il fatto di aver scritto un libro intitolato, con una certa falsità, con una certa iattanza: Elogio dell'ombra". È raro trovare nelle autobiografie di ciechi, come in questo scritto di Borges, la parola "dono" a proposito della loro minorazione sensoriale. Anche nell'autobiografia di John Hull, pubblicata in Italia con il titolo Il dono oscuro (Garzanti, 1991), il tema della cecità come dono lega come in un filo rosso i frammenti di un diario di tre anni (1983- ,86) che espone, in forma di diario, la drammatica presa di coscienza della perdita della vista. John Hull è nato in Australia nel 1935. Dopo essere stato costretto ad abbandonare la vocazione di pastore metodista per i disturbi alla vista, si trasferisce nel 1959 in Inghilterra per proseguire gli studi religiosi. Qui tuttora vive e lavora come docente all'università di Birmingham. Il suo diario è la storia della presa di coscienza della progressiva e irreversibile cecità. Diversamente da quanto avviene solitamente nelle biografie di non vedenti, la narrazione non si presenta come discorso compiuto, come ricomposizione di un vissuto fatto di difficoltà materiali e atti di coraggio esemplari che conducono ad una nuova e serena dimensione esistenziale, ma piuttosto come fenomenologia discontinua di una coscienza che procede a zig zag e in maniera circolare attraverso il mondo della cecità . L'originalità del testo consiste nella fedeltà al dramma, senza eroismi da mostrare o facili ideologie della speranza da proclamare, Hull preferisce descrivere e capire la situazione senza ricorrere a scorciatoie consolatorie: "Se dovessi accettare questa situazione, se dovessi rassegnarmi, ne morirei( ...) d'altro canto, non rassegnarsi, non accettare, sarebbé irrealistico e vano: quello che rifiuterei di accettare è un dato di fatto." Ma perché la parola "dono" ritorna con frequenza e via via assume un significato centrale nello scritto? Donare è uno scambio asimmetrico, donare è un atto arbitrario che significa consegnare gratuitamente un bene ad un altro senza che ciò implichi una richiesta o qualcosa in cambio da parte del beneficiato. Hull scrive: "Può essere che in qualche strano modo Dal film Istantanee di Joselin Moorhouse: lo storia di un cieco fotografo. la cecità sia un dono oscuro, paradossale?( ..) Devo forse aspettarmi di entrare in una fase nuova e più intensa della mia vita". E conclude, nelle riflessioni che chiudono il libro: "Quando dico che il dono è la cecità, forse non mi esprimo in modo del tutto appropriato: la cecità è l'involucro, la carta che avvolge, la forma esteriore in cui si presenta il vero dono, che sta più in fondo ..." La cecità, pur non desiderata, porta con sé una qualche qualità . Il valore di questa ricchezza si può inseguù;e percorrendo tutto l'itinerario, cognitivo ed emotivo insieme, che porta Hull a riscrivere la propria identità attraverso la costituzione di una nuova mappa delle percezioni e delle relazioni. La fenomenologia di questa mappa è una riscrittura del linguaggio dei vedenti. Chi diventa cieco scopre improvvisamente che i gesti, le parole e le cose si articolano in un sistema di segni che non è più quello di prima. Hull lo avverte e lo annota: "Alle volte, quando mi capita di salutare le persone dicendo: "Che bella giornata" sento che da parte loro non c'è nessuna reazione, oppure·c'è una reazione di sorpresa. La nozione di "bella giornata" è infatti essenzialmente visiva. Si dice che è una bella giornata quando il cielo è limpido e azzurro( ...). Per me, il vento ha preso il posto del sole". Non si tratta comunque solo di divergenze cognitive tra un cieco e un vedente sulle valutazioni del mondo, madi ambiguità e tensioni emotive che si innervano, come in questo breve dialogo con la figlia di pochi anni: "Papà, come fai a sorridere fra te e me quando io ti sorrido e tu sorridi se sei cieco?"( ...) "Tesoro" - ho risposto - "è vero che i ciechi non sempre sanno quando devono sorridere agli altri, e anche a me succede spesso di non sapere quando ti devo sorridere". Hull fa della sua esperienza un laboratorio di analisi dei meccanismi di accesso alle informazioni da parte di un cieco e un laboratorio di indagine semiologica sul sistema di relazioni che si instaurano fra i ciechi e i vedenti. L'impostazione diaristica della narrazione ha permesso ali' autore di giocare su un'ampia tastiera di temi. Il libro rappresenta infatti una rapsodia di segmenti di una nuova coscienza in fieri, oppure un labirinto di esperienze e riflessioni che confluiscono in un solo punto: cercare un senso, acquisire una nuova autonomia esistenziale. Chi perde la vista deve ristrutturare innanzitutto le categorie di tempo e spazio per orientarsi. Il tempo dei vedenti si misura sulla base di.mutamenti nello spazio; quello dei ciechi su un altro registro: "Per me, in quanto cieco, il tempo non è altro che il medium delle mie attività (... )Mi occorrono esattamente ventidue minuti per arrivare dal portone d'ingresso alla porta dell'ufficio. Non potrei metterci solo quindici minuti, e se per caso volessi provare a impiegarne trenta, finirei quasi sicuramente per perdermi...". I rilievi sullo spazio che Hull compie sono tanti ed estremamente interessanti. I sensi che sostituiscono la vista nella cognizione dello spazio per il cieco sono il tatto e l'udito: "Sto sviluppando una vera e propria capacità di guardare con le mani. Mi piace tenere in mano gli oggetti belli, sentirli al tatto e stringerli a lungo, assimilando ogni piccolo particolare della loro forma e consistenza". Ma le pagine più suggestive si riferiscono ali' analisi della percezione acustica: "La pioggia ha un modo tutto-suo di dare risalto ai contorni t di elargire una nota di colore a cose che fino a un attimo prima erano invisibili; invece di un mondo intermittente, e quindi frammentario, le gocce incessanti della pioggia creano una esperienza acustica senza soluzione di continuità . Sento la pioggia che batte sul tetto sopra di me, la sento che gocciola giù per il muro alla mia destra e alla mia sinistra (...). A destra invece è battente, con un suono più fondo e ritmico sul terreno coperto d'erba. Tanto che riesco perfino a seguire i
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