Linea d'ombra - anno XI - n. 78 - gennaio 1993

IL CONTESTO Preghiera contro la paura Maria Helena Cruz Varela a cura di Laura Gonçalez Maria Helena Cruz Varela aveva cinque anni nel 1959, quando Castro entrò trionfante all'Avana. Appartiene a una generazione di poeti e di scrittori, in Italia sconosciuti, immuni dal "peccato originale" che Ernesto Che Guevara confanatismo imputò agli intellettuali cubani: quello di non essere stati in prima linea nella lotta contro la dittatura di Batista. Un'accusa che confinò nella dimenticanza e nel silenzio poeti e scrittori come Eliseo Diego, ]osé Lezama Lima, Virgilio Pineira, per citare solo i nomi più noti. Che costrinse ali' esilio tra gli altri Lidia Cabrera, Gaston Baquero, Lino Nonas Calvo, Calvert Casey, Guillermo Cabrera Infante e rinchiuse per lunghi anni in carcere ipoeti forge Valls eAngel Cuadra, il primo perché si era opposto a un processo sommario che condannava allafucilazionel' imputato, il secondo per aver difeso gli omosessuali confinati nei campi di lavoro forzato. Maria Helena Cruz Varela compì la suaformazione di poeta negli anni Settanta. La censura aveva già stretto le sue maglie tappando la bocca anche ai giovani guevaristi che dalle pagine della rivista "Pensamiento Critico" e "El Caiman Barbudo", supplemento letterario del giornale dei giovani comunisti "Juventud Rebelde ", avevano tentato un dialogo con i loro coetanei americani ed europei del '68. Furono anni bui che s'insanguinarono con l'infamante autodafé di Heberto Padilla costretto, dopo alcuni mesi di carcere, ad accusarsi e ad accusare di misfatti "controrivoluzionari" i suoi migliori amici efinanche sua moglie, lapoetessa Belkis Cuza. Le proteste degli intellettuali italiani in quell'occasione furono poche, dopo il grande idillio con Castro degli anni Sessanta. Sull'isola calò il sipario, la dimenticammo. Chi come la Varela proprio in quegli anni si accinse al duro mestiere di poeta lo fece senza rete di protezione, a suo rischio epericolo. Senza il conforto, inoltre, di libri, di viaggi, di confronti con opere e scrittori di altri paesi. In questo clima di asfissia intellettuale nasce la sua poesia. Un duro tirocinio che il suo romanzo, La Avellaneda, e le sue quattro raccolte di poesie, Mientras la espera el agua ( La Habana, 1987 f Afuera esta lloviendo (La Habana, 1988) Hijas de Eva (La Habana, 1989), El angel agotado ( Madrid, 1992), rivelano. Nell 989, Maria Helena Cruz Varela ottenne a Cuba con la raccolta Hijas de Eva il premio nazionale di poesia Juan del Casa!. Un riconoscimento foriero di sventure, come accadde a Heberto Padilla per il suo premiato volume di versi Fuera de juego. Ma i tempi, sebbene duri, sono cambiati, e la Varela non solo ha rifiutato l'autodafé ma ha inviato una lettera aperta al governo cubano in cui si chiedevano libere elezioni. Finché, nel novembre '91, trecento scalmanati organizzati dai servizi di sicurezza, assalirono la sua abitazione e, dopo averla picchiata a sangue, la costrinsero a ingoiare un volantino che la Varela aveva distribuito ai delegati al congresso dell'Assemblea Popular. Nel volantino c'era scritto che i deputati dell'Assemblea Nazionale del Potere Popolare (caricatura a Cuba di un Parlamento) sono "amanuensi che ratificano le decisioni prese dal Partito Comunista". A pochi giorni. distanza, con unprocesso sommario che il Rapporto di Amnesiy International 1992 (p. 135) denuncia, Maria Helena Cruz Varela è stata condannata a due anni di carcere per "diffamazione e associazione illegale". Il Comitato italiano per i Diritti Umani a Cuba, con l'appoggio di Amnesty International, sta raccogliendo firme per chiedere al governo di Castro la sua liberazione. 14 Preghiera contro la paura La voce sta volando. Fragile marionetta dai fili invisibili. Aghi sottili dolcemente imbastiscono in tenue chiaroscuro il mantello del tempo. Del tempo che ci abbandona, che ci solleva in bilico e a volte ci moltiplica. Lenta. Lentissima. Lieve. Mi guardo intorno e intono questa preghiera contro la paura. Paura dell'uomo che striscia. Fischia, sputa, inveisce. Risputa, inneggia, si lagna. Mi fa male, si piega, mi spiazza. Preghiera contro di te. Contro la paura, miscuglio di orrore e giubilo, di lacerata fibra. Contro il mio lato oscuro, contro le acque chete. Contro te, contro tutto. La voce. La voce. Fragile marionetta. L'esile lancetta che la voce muove intorno al suo asse. Lascio qui in mansuetudine il rigo. Subentrerà la voce. Lenta voce che acclama, si fa ghigno, torna ai nostalgici colori. Implorano noi che distrutti dal fuoco torniamo piangendo all'acqua viva. Testamento È arrivata mia madre che asperge la soglia di acqua santa. La guardo fare. Sorrido tranquilla. Non serve a niente, dico, ma sto zitta. Le mani di mia madre. Più di trent'anni fa chiusero con teneri nodi le mie fa~ce. Adesso mi sciolgono i capelli con premura. Adesso vogliono salvarmi. Non serve a niente, dico, ma sto zitta. Di qui passano tutti, senza fermarsi. Continuano a passare: mia madre è un testimone tenace della mia agonia.

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==