Linea d'ombra - anno X - n. 77 - dicembre 1992

C - Voglio invece dire qualcosa sul come rendere operativa una particolare concezione della responsabilità verso le generazioni future: quella concezione per cui i loro interessi debbono essere trattati alla stessa stregua degli interessi dei contemporanei. Il problema è quello di individuare atteggiamenti e norme di morale intergenerazionale tali che la loro assunzione nella morale positiva vigente è necessaria a garantire almeno certe condizioni fondamentali del benessere di future generazioni. Siffatti atteggiamenti e norme non dovranno però implicare esigenze talmente alte nei confronti della attuale generazione, e di quelle immediatamente successive, da risultare irrealistiche oppure controproducenti. Un atteggiamento generale che può essere inculcato attraverso la realizzazione di seri programmi educativi nella scuola e nella società, è quello che porta a vedere noi stessi, individualmente e collettivamente, non come i padroni del pianeta, o di questa o quella parte del pianeta, ma piuttosto come amministratori fiduciari che in qualche modo debbono rendere ragione del loro operato alle generazioni susseguenti. Un siffatto atteggiamento è del resto già presente in diverse delle grandi religioni. Il problema di quali siano le norme di morale intergenerazionale che è opportuno siano fatte valere come norme di morale positiva, e quindi interiorizzate dagli individui e sostenute nella società, non è un problema di facile soluzione. Qui posso fare soltanto un brevissimo discorso su quattro norme che parrebbero particolarmente importanti: Norma 1: Non fare scelte che abbiano effetti irreversibili, o comunque la cui reversibilità è molto difficile ed estremamente costosa. Norma 2: Massimizzare il tenore di vita sostenibile. Norma 3: Salvaguardare la biodiversità. Norma 4: Salvaguardare il patrimonio artistico, scientifico, culturale. Che cosa concretamente comporti seguire i dettami di queste norme è tema sul quale vi è ormai una letteratura assai vasta. Qui possono bastare alcuni brevissimi cenni. La prima norma comporta, per ragioni del tipo di quelle cui ho fatto cenno all'inizio di questo intervento, che va abbandonata la politica energetica fondata sul nucleare; essa comporta altresì che la produzione di energia da combustibili fossili deve essere efficacemente regolata in modo tale da portare ad una diminuzione dell'effetto serra e affiancata da una politica energetica favorevole al risparmio di energia e all'utilizzo delle varie fonti alternative. In base alla conoscenza che abbiamo di come funziona il cosiddetto mercato libero - che nel futuro non guarda molto lontano e per di più lo sconta - ed in base alla seconda norma che prescrive di massimizzare il tenore di vita sostenibile, possiamo dedurre la prescrizione di un utilizzo pianificato e oculato delle risorse, rinnovabili e no, del pianeta, in modo tale, per dirla con John Locke, che ogni generazione ne lasci, compatibilmente con un tenore decente di vita per essa, abbastanza e altrettanto buone per le generazioni successive - o, almeno, per svariate generazioni successive (nella speranza che, esaurendosi prima o poi comunque certe fondamentali risorse non rinnovabili, generazioni che vivranno in un futuro più remoto abbiano a loro disposizione altre risorse alternative). Tanto dalla prima come dalla seconda norma è deducibile la prescrizione che vengano evitati danni irreversibili, o difficilmente reversibili, sia al sottile strato di terra che serve alla coltivazione, sia alle varie sorgenti di acqua che forniscono all'umanità questa fondamentale necessità di vita e che già oggi in tante parti del mondo è terribilmente scarsa. ILCONTESTO La terza norma prescrive, inter alia, la salvaguardia di specie di piante e animali in via di estinzione e dell'habitat necessario ad una loro continuata esistenza (salvaguardia delle grandi foreste tropicali), proibisce le monoculture che appunto impoveriscono la biodiversità, prescrive la creazione e l'ulteriore sviluppo di banche genetiche. Visti gli stretti nessi intercorrenti tra crescita della popolazione, consumi, depauperamento di risorse e rischi di scelte irreversibili o difficilmente reversibili, un limite al boom demografico è richiesto da ciascuna delle prime tre norme. La quarta norma, da ultimo, esige la conservazione, a beneficio delle generazioni future, non solo del grande patrimonio artistico dell'umanità (sottoposto, in questo nostro secolo dilaniato da guerre sempre più totali, a distruzioni di dimensioni forse mai prima registrate nel corso della storia), ma anche delle varie tradizioni culturali, delle varie lingue e delle conoscenze scientifiche, ma non necessariamente di tutte: sarebbe meglio, se fosse possibile, obliterare per sempre ogni conoscenza di come si costruiscono armi termonucleari. Un problema importante e difficile è poi quello di quali siano le misure giuridiche, sia a livello di singoli stati sia a livello di diritto internazionale, necessarie per far sì che i vari dettami deducibili dalle quattro norme di morale intergenerazionale, ed eventualmente da altre, vengano osservati ove la motivazione individuale, proveniente dalla interiorizzazione di queste norme, non basti a portare ad una loro generale osservanza, e una coordinazione sociale delle azioni individuali dei singoli soggetti è pertanto richiesta al fine di realizzare gli esiti cui le norme suddette sono finalizzate. 5 Importante, da questo punto di vista, può essere la revisione della nostra Costituzione che non soltanto non contiene alcun accenno a diritti di generazioni future, ma non contiene alcun accenno a obblighi di salvaguardia dell'ambiente. 6 Sotto questo aspetto le costituzioni di vari altri Paesi sono assai più avanzate. Ad esempio, la nuova costituzione del Brasile, adottata nel novembre del 1987 ed in vigore dal 5 ottobre del 1988, stabilisce (in un comprensivo e dettagliato articolo, Cap. IV Art. 225) che ciascuno ha diritto ad un ambiente in equilibrio ecologico con l'obbligo corrispettivo per le autorità pubbliche e per la comunità di difendere e salvaguardare un siffatto ambiente "per le generazioni presenti e future". E la costituzione giapponese, per portare un altro esempio, stabilisce (Cap. X Art. 97) che i diritti fondamentali in essa sanciti "sono conferiti alla presente e alle generazioni future" e sono da considerare come "inviolabili in ogni tempo". 7 Altra cosa è che questi articoli delle costituzioni citate sono rimaste fino ad oggi praticamente lettera morta. Un'altra misura da contemplare potrebbe essere la istituzione di un ombudsman sia a livello di singoli stati sia a livello di ONU, con il compito di far valere nel processo decisionale nazionale e internazionale interessi/diritti di generazioni future. Vorrei da ultimo, per chiudere, richiamare in tutta brevità l'attenzione su due punti. Il primo è che bisogna stare in guardia contro l'errore di ritenere che ogni stato, come oggi esiste, abbia obblighi soltanto o particolarmente forti nei confronti delle generazioni future d! propri cittadini. Infatti, come la storia, anche più recente, c1 insegna, gli stati sono istituzioni che nascono,_si m?di?cano, spariscono. Non ha quindi molto senso parl~e d_io?bhgh~ che l~ stato ha soltanto nei confronti delle generaz1om d1propn futun cittadini. Il secondo punto su cui va richiamata l'attenzione è che una politica responsabile nei confronti d~~le generazio~i fut~re è necessariamente connessa con una poht1ca responsabile ne1confronti delle popolazioni povere oggi viventi nei Paesi del Terzo

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