Linea d'ombra - anno X - n. 77 - dicembre 1992

8 VISTA DALLA LUNA coinvolgerà un individuo isolato, lontano dalla famiglia oltre che dal paese d'origine. Per questa ragione andrebbe favorita nella scuola la creazione di nuove figure professionali tra gli insegnanti capaci di dare voce alle comunità straniere e alle loro famiglie presenti nel territorio, affinché il coordinamento, il rapporto tra stranieri e autoctoni delle diverse generazioni sia un momento di scambio interculturale e non palestra di pregiudizi e conflitti razziali come attualmente accade. Scoordinamento e spreco di risorse Ma tutto il dibattito sulle prospetti ve della società multiculturale svanisce in Italia, e direi in modo particolare a Roma, di fronte a una prassi politica e ammirùstrativa straordinariamente miope e lontana dai problemi. Per fare solo alcuni piccoli/grandi esempi basterà raccontare che a Roma nell'ambito della ventesima circoscrizione, nel raggio di tre chilometri circa, che per la nostra città sono pochi, si trovano corsi di 150/ore scuola media aperti agli stranieri, tre corsi di alfabetizzazione e lingua italiana per stranieri presso una scuola elementare in un edificio situato di fronte a quello della scuola media, alcuni corsi sperimentali di italiano per stranieri presso un'istituto tecnico-commerciale, almeno due parrocchie nelle quali viene insegnato l'italiano da volontari, un Ente Morale laico di nome UNLA (Unione Nazionale Lotta ali' Analfabetismo) che si è occupato nel dopoguerra di scuola popolare per adulti e che da molti anni risiede nello stesso edificio nel quale si svolgono i corsi di alfabetizzazione e di lingua per stranieri di cui prima: ebbene, questa considerevole mole di risorse umane e finanziarie è totalmente frammentata e le persone e gli istituti coinvolti in queste attività convivono e talvolta si limitano a sopravvivere ignorandosi totalmente. Qualunque tentativo di smuovere questo stato di insensato sperpero si è infranto contro un muro di apatìa e di particolarismi praticamente inamovibile. Su scala cittadina il fenomeno si ripresenta in forme aggravate dalla presenza contemporanea di iniziative sporadiche della Provincia, bizzarre performances del Comune che in questi anni è riuscito a latitare con una costanza senza precedenti e naturalmente dall'attività, di per sé indubbiamente meritoria ma caratterizzata dalla stessa tendenza alla non collaborazione, del volontariato cattolico e laico presente in molte aree della città. Al tempo stesso si sente auspicare nel corso di riunioni ufficiali da qualificati rappresentanti del Ministero della Pubblica Istruzione un'equiparazione tra i corsi di lingua italiana della scuola privata "Dante Alighieri" e i corsi ~tatali: il profano si chiede "equiparazione in che senso?" e si sente rispondere che la scuola privata Dante Alighieri è legittimata a rilasciare certificati di iscrizione e frequenza ai suoi corsi che consentono allo straniero di ottenere dalla Questura il permesso di soggiorno come studente per sei mesi. Lo stesso permesso dovrebbe essere concesso anche allo straniero che presenta un certificato di frequenza in corsi statali di alfabetizzazione o di 150/ore scuola media, ma a parte che in materia permangono dei dubbi- una recente circolare (ottobre '91) prevede l'obbligo del permesso di soggiorno per frequentare i corsi - e quindi margini per l'arbitrio, rimane una differenza sostanziale: alla Dante Alighieri il certificato di frequenza viene concesso immediatamente, per la semplice ragione che la frequenza viene pagata in anticipo, e quindi, evidentemente, si suppone che verrà rispettata, mentre per i corsi statali debbono prima essere certificati almeno tre mesi di frequenza effettiva, perché, essendo gratuiti, c'è il rischio che una volta ottenuto il certificato il nostro immigrato marini la scuola. Ed ecco che lo straniero ha la possibilità di ottenere il permesso di soggiorno come studente per sei mesi al prezzo di una cifra che varia tra le centocinquantamila e le duecentomila lire a secondo del tipo di corso. Chi è interessato potrà anche iscriversi a un corso di storia dell'arte ottenendo la certificazione relativa. Grovigli burocratici Nel frattempo gli insegnanti dei corsi di alfabetizzazione e lingua italiana per stranieri adulti sono soggetti alla disciplina di una circolare "natalizia" dell'ex-ministro Franca Falcucci, n. 370 del 22-12-84 che di fatto proibisce le supplenze in questi corsi con allegate una serie di disposizioni e considerazioni che portano ai seguenti risultati: bastano un' insegnante o due ammalati o in gravidanza o, come talvolta capita, con propensione all'assenteismo, che la possibilità di svolgere una seria attività didattica svanisce. Va in ogni caso rilevata la logica stringente secondo la quale se le assenze combinate di insegnanti e corsisti portassero a non garantire le 350 ore minime per ogni corso, anziché cercare di migliorare il servizio si provvederà all'eliminazione dello stesso. L'insegnante assente per meno di due mesi all'anno non si sostituisce perché non ne vale la pena, se si assenta per tutto l'anno non si sostituisce perché costa troppo e lo vieta l'art. 65 e se l'adulto straniero - per il quale subito prima è stato deciso che, chissà perché, per lui non sussiste la necessità di assicurare la lezione quotidiana - si assenta fino a non garantire la frequenza quotidiana del 51 % degli iscritti, si dispone d'ufficio la chiusura del corso. Raramente capita di incontrare un esempio meglio congegnato di alta logica ministeriale applicata a uno dei problemi più drammatici della società contemporanea. Del resto sempre alla stessa logica sembrano appartenere certi provvedimenti, come la bocciatura da parte del Ministero della Pubblica Istruzione di progetti di sperimentazione per I' insegnamento agli stranieri sollecitati dal Ministero stesso. Capita anche questo, come per tanti progetti innovati vi la cui necessità è tanto evidente quanto la loro impraticabilità a causa delle paralizzanti contraddizi0ne di tanti settori della Pubblica Amministrazione. Ma è meglio non criticare troppo le autorità, altrimenti si offendono e sopprimono quel poco che c'è, adducendo per esempio la motivazione che una legge del '77 delega l'insegnamento della lingua italiana per gli stranieri alle Regioni. Peccato che nel frattempo la Regione Lazio non stia facendo nulla del genere, nonostante che la già citata legge 943 del 12/86, meglio nota come prima legge Martelli, avesse tassativamente prescritto alle Regioni di istituire corsi di italiano per gli stranieri. Ma sarà meSCUOLA E IMMIGRATI glio chiudere qui l'elenco delle complicate evoluzioni legislative in materia, che occuperebbe di per sé un intero volume, limitandoci a osservare come tutto ciò ha finito col dimostrare che il volontariato è quanto di meglio ci sia in Italia per occuparsi degli stranieri, istruzione compresa, o che comunque sono "gli unici che fanno qualcosa'. Il fatto che nel frattempo molti insegnanti statali abbiano accumulato cinque o sei anni di corsi di formazione specializzati per l'insegnamento dell'italiano per stranieri oltre a quasi dieci anni di esperienza nel campo viene totalmente o quasi ignorato, così come il fatto che a Roma solo per la scuola elementare sono stati istituiti cinquanta di questi corsi, frequentati per la maggioranza da stranieri. Nel frattempo a Roma, dopo che nel 1982è stata decisa la soppressione delle scuole popolari per adulti perché, così si disse, davano vita a spreco di denaro e ad assunzioni clientelari (!) si elimina in Provveditorato l'unico ufficio che si occupava in modo esclusivo di educazione degli adulti. Quest'ultima, da allora fino ad oggi, mentre il problema degli stranieri esplode con la virulenza che tutti conoscono, è uno dei tanti affari di cui si occupa l'ufficio studi e programmazione. Responsabili di tale attività un'ispettore tecnico periferico e un insegnante comandato che cambia mediamente ogni due anni, non appena cioè incomincia a capire qualcosa di questo complicato problema. Ad una totale disgregazione delle forze e dispersione delle risorse si aggiunge una robusta dose di disinformazione, per cui capita che tra gli immigrati persone che svolgono lavori durissimi e sottoretribuiti, ignorando I' esistenza di corsi statali, pagano centinaia di migliaia di lire per frequentare classi affollatissime in scuole private nelle quali spesso non si tiene conto a sufficienza delle differenze di livello e lingua d'origine e la lezione è tenuta dalla cattedra da un insegnante che rilascia conferenze sulla grammatica italiana. In genere si tratta di un regime altamente concorrenziale per un prodotto di scarsa qualità. In questo contesto il volontariato, laico e cattolico, svolge la sua opera in totale separatezza e tranne casi sporadici è legittimo supporre che per quanto volenterosi siano questi stessi operatori delle diverse associazioni è difficile che possano garantire un'offerta didattica come quella di insegnanti statali specializzati. Ma tant'è, al punto da spingere Giorgio Bocca, noto a tutti per il suo laicismo, a dichiarare in un suo libro del 1988 sugli italiani e il razzismo (Gli italiani sono razzisti?, Milano '88) che, a proposito di scuole per gli stranieri, tutto ciò che esiste sono "Pochi corsi a Roma in associazioni cattoliche." Di chi è la colpa? Del giornalista disinformato o delle autorità competenti tenute a diffondere l'informazione? Volontariatò e finanziamenti sparsi Ma tutto ciò non è frutto di pura disorganizzazione o pigrizia, e ha delle sue precise ragioni. Il volontariato cattolico, oltre a ragioni politiche legate alla cura del proprio particolarismo e a una tradizione ideologica, che lo pone su un piano di storica concorrenza con lo stato, - tanto più in una città come Roma - ha una giustificazione di natura "etica" che non va sottovalutata: la convinzione

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