VISTA DALLA LUNA didattici tanto urgenti, occorrerebbe che gli operatori della scuola si trovassero a lavorare in una struttura capace di rispondere sollecitamente alle esigenze emergenti in maniera sempre più pressante. Occorrerebbe in primo luogo, a mio parere, che si creassero dei gruppi di ricerca in grado di operare con una certa libertà di manovra, senza essere troppo legati alla logica di una burocrazia immobilizzante. Alcune esperienze, soprattutto nei corsi per extracomunitari di Milano o anche nelle carceri di Rebibbia e San Vittore, dove gli insegnanti hanno potuto lavorare in équipe con una certa garanzia di durata del loro incarico, dimostrano che è possibile svolgere programmazioni studiate su misura per il tipo di utenza che si ha davanti. Nella stragrande maggioranza delle scuole d'Italia, però le cose non stanno così. Il reclutamento del personale insegnante avviene in base a graduatorie che non rispondono ad altra logica che quella del rispetto dell'anzianità di servizio dei docenti, senza curarsi delle specifiche compentenze di ognuno, né della disponibilità a misurarsi con studenti tanto particolari. Il risultato di questo criterio di scelta è in primo luogo una mobilità del personale docente assolutamente deleteria per l'acquisizione di una specializzazione adeguata a questo tipo di insegnamento. È ovvio infatti che, cambiando posto di lavoro ogni anno, i docenti non hanno la possibilità né concretamente il tempo di svolgere quei corsi di aggiornamento (che in molti casi sarebbero addirittura dei corsi di formazione) indispensabili per entrare a far lezione in una classe di extracomunitari con una cognizione precisa del proprio ruolo e della propria responsabilità. Bisogna affrontare anche la questione della mentalità dell'insegnante. Credo che resterà come uno dei ricordi più comici della mia'vita quel primo giorno di scuola in cui mi sono visto costretto ad accompagnare in classe una professoressa più larga che alta, la quale aveva paura di fare lezione da sola "con tutti quei negri" che, a detta sua, avrebbero potuto violentarla. Sembrerebbe ovvio, ma non lo è, scegliere in primo luogo un insegnante non razzista per questi corsi. Bisognerebbe scegliere dei docenti con determinate caratteristiche di elasticità mentale, di disponibilità a rinnovarsi e a crearsi una nuova competenza all'insegnamento, e affidare loro un incarico di durata almeno triennale. So che i sindacati, per un giusto timore degli approfittatori clientelari, sono contrari a tale ipotesi, eppure è l'unica soluzione possibile. Non si può permettere al clientelismo di procurare, oltre ai danni che già direttamente provoca, altre deprecabili disfunzioni. C'è un'ultima cosa che vorrei aggiungere alla fine di questa mia chiacchierata, e che mi sembra possa fare da sintesi ideale dei due tipi di problemi espos~i finora. È un dato certo, dimostrato dalle espenenze di sperimentazione avute in certe scuole: s~pr~~tuttoa Milano e a Bologna, che i risultati !'"ghon m termini di conoscenza dell'italiano e di mtegrazione dei cittadini africani o asiatici nelle no~tre c~munità (che è poi lo scopo principale e ulti 1 mo di qualsiasi corso scolastico), si sono avuti so o quando · , . 'atr si e cercato un mcontro con la cultura 1 ~ 0 - N?n basta, in altre parole, insegnare la st ona e le leggi italiane. Occorre insegnarle sollecitando però lo studente ad essere sempre presente con la sua cultura, cercando un confronto, e lasciando che anche lui abbia modo di affermare la sua realtà linguistica, culturale e religiosa presso di noi. Nessuna forma difull immersion può essere valida con studenti costretti a lasciare il proprio paese per drammatici motivi di natura economica o politica. Resiste in questi uomini un legame complesso con la propria lingua e civiltà, cui si deve lasciare spazio per manifestarsi. Sembrano parole aleatorie, forse, ma non lo sono. C'è un elemento impalpabile, non quantificabile né facilmente riconoscibile ma che pure è fondamentale nel rapporto fra il docente e questo tipo di studenti. Un rapporto che è affidato alla sensibilità e alla coscienza dell'insegnante. D' altra parte, è un discorso antico. Il rapporto docentediscente non può prescindere da quella combinazione imprevedibile che è data dalla presenza fisica di una ventina di persone e di storie diverse chiuse dentro una stessa stanza. La pertinenza del discorso docente dipende da un fatto che non è assicurato da nessuna esperienza empirica, ma che è dato dalla conoscenza che l'insegnante ha delle anime alle quali intende rivolgere il suo discorso. Questo vale in generale, e vale tanto più per il tipo di insegnamento di cui stiamo parlando. Bisogna che la scuola si organizzi considerando finalmente le competenze, le disponibilità, i dubbi (e le incompetenze, le non disponibilità e le false certezze) dei singoli insegnanti prima di affidare loro un incarico. 11 mensile ecumenico di informazione e dialogo tra le fedi e le culture ADISTA Agenzia bisettimanale Un osservatorio permanente sul mondo cattolico italiano ed internazionale • OFFERTA AUTUNNO 1992: SCUOLA E IMMIGRATI Abbonamento cumulativo a 11 numeri di Confronti e 99 numeri di Adista a lire 80.000 anziché L. 100.000. Versamenti sul ccp. 61288007 intestato alla Coop. Com nuovi tempi, Via Firenze, 38 - 00154 Roma - tel. 06-48.20.503.
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