Linea d'ombra - anno X - n. 77 - dicembre 1992

decenni del '900, quando in Egitto e a Beirut si viveva una stagione di grandissima vivacità culturale, e movimenti intellettuali d'ogni genere producevano nuove idee e grandi progetti. Anche sul piano letterario si scrivevano grandi romanzi e poesie meravigliose, un tipo di sperimentazione culturale che- rapportata all'oggi - potrebbe ricordare Salman Rushdie, solo che avveniva nel 1910-1920, ed era davvero sorprendente sul piano della qualità. Il mondo islamico stava costruendo in quegli anni una cultura capace di confrontarsi con la modernità, e di affrontare l'Occidente da un punto di vista originale. Oggi i paesi islamici vivono una situazione completamente diversa, di grande arretratezza culturale, nel senso che le risposte che danno ai problemi sono vecchie. Ma perché si sono spenti ifermenti culturali di cui lei parla? Quali sono le cause di questo "blocco" dello sviluppo della cultura mediorientale, e quali le prospettive per ilfuturo? Le cause di questa profonda modificazione della cultura araba sono molteplici, ma io ne indicherei soprattutto due: "l'arrivo" del petrolio e la costituzione dello stato di Israele. Il comportamento degli arabi è cambiato, nel senso che hanno Indio 1992 (foto di Roberto Koch/Controsto) INCONTRI/GHOSH avvertito una minaccia alla propria cultura e civiltà, e hanno reagito con violenza. Lentamente ma inesorabilmente, con il diffondersi di questo atteggiamento, l'intellighenzia araba è stata cooptata dai vari regimi politici, e poi ridotta al silenzio o all'inutilità, forse con la sola eccezione dell'intellettualità egiziana. Il fatto più disperante è che sembra che la violenza sia l'unico modo in cui il mondo arabo oggi riesca a pensarsi, a confrontarsi e a organizzarsi per rispondere a ciò che esso avverte come una minaccia alla propria cultura e identità. Ma a questo proposito bisogna sottolineare un fatto. Il mondo arabo ha una posizione a sé, rispetto ai paesi del Terzo mondo, perché storicamente, da sempre, è rimasto in contatto diretto con l'Occidente. E ne ha assorbito la cultura. Le faccio un esempio: uno degli slogan preferiti dagli arabi durante la guerra del Golfo era "combatteremo fino alla morte". E chi gridava questo slogan? Studenti universitari soprattutto, studenti loro malgrado imbevuti di cultura occidentale. L'idea di quello slogan, pur essendo innegabilmente radicata nella tradizione islamica, proviene anche dall'influenza esercitata dalla cultura europea, dal suo inneggiare alla violenza come strumento di realizzazione dei fini della politica. Morte e violenza politica portati dai terroristi-studenti arabi derivano anche dal romanticismo e 71

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