STORIE/NERVO Alla.fine l'angelo, calzato dei suoi sandali e abbastanza ristabilito dal suo male, poteva andare e venire per tutta la casa. sassolino lo feriva in maniera atroce. Il suo aspetto era pietoso. Con l'ala rotta, dolorosamente piegata, macchiato di sangue e fango il piumaggio spendente, l'angelo incuteva compassione. Ogni passo gli strappava un grido; cominciarono a sanguinargli anche i meravigliosi piedi di neve. - Non ce la faccio più - disse al bambino. E lui che aveva fa sua brava briciola di senso pratico, gli rispose: -A te (poiché si diedero del tu fin dall'inizio) a te quello che manca è un paio di scarpe. Andiamo a casa, dirò a mamma di comprartele. - E cosa sarebbero queste scarpe? - Domandò l'angelo. - Be' - rispose·il bambino mostrandogli le sue- una cosa che io rompo molto e che mi costa un sacco di sgridate. - E io dovrei mettermi una cosa così brutta? - Certo ...oppure non cammini! Andiamo a casa. Lì mamma ti farà un massaggio con l'arnica e ti darà delle scarpe. - Ma se non ce la faccio più a camminare ... Portami in braccio! -Ce la farò? - Lo voglio credere! E il bambino alzò di peso il suo compagno facendolo sedere sulla sua spalla, come lo avrebbe fatto un minuscolo San Cristoforo. -Grazie!-sospirò il ferito-; come sto bene così... È vero che non peso nulla? Nel mentre, si avvicinarono al luogo e vi assicuro che allora non era meno strano di oggi lo spettacolo di un bambino che portava in braccio un angelo, al contrario di quanto ci mostrano le figurine. Quando arrivarono a casa solo un gruppo di ragazzini curiosi li seguiva. Gli uomini, molto occupati nei loro affari, le donne che chiacchieravano nelle piazzette e ai bordi delle fontane non si erano accorte che stavano passando un bambino e un angelo. Solo un poeta che gironzolava per i dintorni, sorpreso fissò gli occhi su di loro e li seguì per un bel po' di tempo con lo sguardo ... Poi si allontanò pensieroso. La pietà della madre del bambino fu grande, quando questi le mostrò il suo compagno dalle ali rotte. - Poverino - esclamò la buona signora - gli farà molto male l'ala, eh? L'angelo, sentendo che gli frugavano nella ferita, si lasciò sfuggire un lamento armonioso. Poiché non aveva mai conosciuto il dolore era più sensibile dei mortali, forgiati alla sofferenza. Presto la caritatevole dama gli bendò l'ala, a fatica, a dire il vero, perché era così grande che non bastavano gli stracci; e già più sollevato e lontano dalle pietre del sentiero l'angelo riuscì a mettersi in piedi e a raddrizzare la sua slanciata statura. Era di una meravigliosa bellezza, la sua pelle traslucida sembrava illuminata da una morbida luce interiore e i suoi occhi, di un profondo azzurro incomparabilmente diafano, guardavano in un modo tale che ogni sguardo produceva un'estasi. - Le scarpe, mamma, questo è quello che gli manca. Finché non avrà delle scarpe né Maria né io (Maria era sua sorella) potremo giocare con lui - disse il bambino. E questo era quello che lo interessava sopra tutto: giocare con l'angelo. A Maria che .era appena tornata dalla scuola e che non si saziava di guardare l'ospite, ciò che più interessava erano le piume: quelle piume gigantesche mai viste da uccello del paradiso, da quetzal araldico ... da chimera che copri vano le ali dell' angelo. Tanto che non riuscì a contenersi e, avvicinandosi al celeste ferito, sinuosa e leziosa, gli bisbigliò queste parole: - Dimmi, ti dispiacerebbe se ti strappassi una piuma? La vorrei per il mio cappello ... - Ragazzina! - esclamò la madre indignata, sebbene non comprendesse del tutto quella lingua. Ma l'angelo, con il più bello dei suoi sorrisi, le rispose porgendole l'ala sana: - Quale ti piace? - Questa cangiante. - E allora prendila! E se la strappò risoluto, con un movimento pieno di grazia, porgendola alla sua nuova arnica, la quale si mise a contemplarla come rapita. Non ci fu modo di trovare una calzatura che andasse bene per l'angelo. Aveva il piede molto piccolo, e allungato in una forma deliziosamente aristocratica incapace di adattarsi agli stivali americani (gli unici che c'erano nel paese), i quali gli facevano un male tremendo, facendolo zoppicare peggio che da scalzo. Fu la bambina, infine, a suggerire una buona soluzione. - Portategli - disse - dei sandali. Ho visto San Raffaele che li portava, nelle immagini dove è dipinto in viaggio, con il giovane Tobia, e non sembrano dargli il minimo fastidio. L'angelo disse che, effettivamente, li usavano alcuni suoi compagni per viaggiare sulla terra; ma che erano di un materiale finissimo, più prezioso dell'oro ed erano incastonati di pietre preziose. San Crispino, il buon San Crispino, li fabbricava. - Be' - osservò la bambina - qui dovrai contentarti di qualcosa di meno lussuoso, e devi anche ringraziare il Cielo se ne troverai. Alla fine l'angelo, calzato dei suoi sandali e abbastanza ristabilito dal suo male, poteva andare e venire per tutta la casa. Era una scena adorabile vederlo giocare con i bambini. Sembrava un grande uccello azzurro, con un che di donna e un qualcosa di colomba, e perfino nel suo camminare maldestro c'era grazia e signorilità. Poteva già muovere l'ala malata e le aprivae chiudeva entrambe con movimenti morbidi e con ungranrumoredi seta, sventolando i suoi amici. Cantava in modo ammirevole, e riferiva ai suoidueascoltatori storie più belle di ogni altra inventata dai figli dell'uomo. Non si arrabbiava mai. Sorrideva sempre e di quando in quando diventava triste. La sua faccia, che era molto bella quando sorrideva era 61
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