Linea d'ombra - anno X - n. 77 - dicembre 1992

POESIA /ELIOT 145 Tu te li fai tirare tutti quanti, Lil, e ti fai una bella dentiera, ci ha detto, quantevveroddìo, non ce la faccio più a guardarti. E nemmeno io, ci ho detto, e pensa al povero Albert, sono quattr'anni che è sotto le armi, se la vuole spassare, e se tu non ce lo dai, ce ne stanno altre che ce lo danno, ci ho detto. ISO Ah ce ne stanno, mi fa. Una cosa del genere, ci ho detto. E allora lo so io chi devo ringraziare, mi fa, e mi buca con PER PIACERE SPICCIATEVI SI CHIUDE Se non ti va, tira avanti lo stesso, ci ho detto. Ci sta chi saprà scegliere se tu non sai. gli occhi. 1ss Ma se Albert sparisce, tu poi non dire che non te l'avevo detto. Ti dovresti vergognare, ci ho detto, che pari una befana. (E lei ci ha solo trentun anni). E che ci posso fare, dice, e mi fa una faccia tanto lunga, so' 'ste pillole che ho pigliato per liberarmi, fa. 160 (Ce ne ha già cinque, e con Giorgetto quasi ci restava). Diceva il farmacista che tutto andava a posto, ma non sono stata più la stessa. Ma lo sai che sei proprio una scema, ci ho detto. Che vi sposate a fare se non volete i figli? PER PIACERE SPICCIATEVI SI CHIUDE 165 Be', la domenica che Albert venne a casa, avevano fatto il cosciotto e m'invitarono a mangiare per farmelo sentire quant'era bello caldo - PER PIACERE SPICCIATEVI SI CHIUDE PER PIACERE SPICCIATEVI SI CHIUDE 'Notte Bill. 'Notte Lou. 'Notte May. 'Notte. 170 Ciao ciao. 'Notte. 'Notte. Buona notte, signore, buona notte, dolci signore, buona notte, buona notte. III. Il Sermone del Fuoco Rott'è la tenda del fiume; le ultime dita di foglia s'afferrano e affondano nella riva molle. Il vento 175 spazza la terra bruna, non udito. Le ninfe son partite. Dolce Tamigi, scorri piano, finché dura il mio canto. Il fiume non si porta bottiglie vuote, carte di panini, fazzoletti di seta, cartoni, mozziconi, o altri testimoni di notti estive. Le ninfe son partite. 180 E i loro amici, eredi perdigiorno di direttori della City; partiti, non hanno lasciato l'indirizzo. Sulle acque del Lemano io mi sedetti e piansi.:. Dolce Tamigi, scorri piano, finché dura il mio canto, dolce Tamigi, scorri piano, ché non parlo né forte né tanto. 185 Ma alle mie spalle in una raffica gelida odo il crocchiar delle ossa, e il ghigno dilatato da un'orecchia all'altra. Strisciava piano un topo fra le piante trascinandosi il viscido ventre sulla riva mentre io pescavo nel canale morto 190 una sera d'inverno dietro il gasometro ripensando al naufragio del re mio fratello e alla morte del re padre mio avanti a lui. Corpi bianchi nudi sul terreno umido basso e ossa sparse in un angusto solaio secco basso 195 che solo fa crocchiare la zampa del topo, un anno dopo Ma alle mie spalle di tanto in tanto odo suono di clacson e di motori che porteranno Sweeney da Mrs. Porter a primavera. Oh che splendido chiaro di luna 200 su Mrs. Porter e la sua figliola si fanno il pediluvio con il bicarbonato l'altro. Et O ces voix d'enfants, chantant dans la coupole! Ciuì ciuì ciuì Giag giag giag giag giag giag 205 Così brutalmente sforzata Tereu Città irreale sotto la nebbia bruna d'un meriggio d'inverno Mr. Eugenides, mercante di Smirne 210 non rasato, una saccoccia piena d'uva passa C.i.f. Londra: documenti a vista, m'invitò in francese demotico a colazione al Cannon Street Hotel e poi per un weekend al Metropole. 215 All'ora violetta, quando gli occhi e il dorso si levano dal tavolo, e la macchina umana attende come un taxi che sobbalza e attende, io Tiresia, pur cieco, tra due vite sobbalzando, vecchio dai seni vizzi, sto a guardare 220 all'ora violetta, l'ora della sera che arrancando ritorna a casa e a casa porta il marinaio dal mare, la dattilografa a casa all'ora del tè, sparecchia la colazione, accende la stufa ed apparecchia cibi in scatola. Fuori della finestra perigliosamente sciorinate 225 s'asciugano le sue combinazioni, sfiorate dagli ultimi raggi di sole, sul divano (letto, di notte) ammonticchiate sono calze, pantofole, corsetti e camiciole. Io Tiresia, vecchio dai capezzoli vizzi la scena percepii, predissi il resto - 230 l'ospite atteso l'attendevo anch'io. E lui ti arriva, giovin foruncolotico, impiegatuccio di una immobiliare, con una sicumera che gli calza, a quello zotico, come un cilindro in testa a un pescecane. 235 L'ora adesso è propizia, crede lui, fine del pasto, lei è stanca e stufa, si studia d'eccitarla, e fa un approccio non respinto, se non desiderato. Infocato e deciso, ecco l'accosta,

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