Linea d'ombra - anno X - n. 77 - dicembre 1992

LA TERRA GUASTA Thomas Stearns Eliot a cura di Mario Melchionda Una (ancora una) traduzione del Waste Land non ha alcuna motivazione informativa, alcuna utilità pratica da rivendicare, alcun effetto-sorpresa o abbuono di novità da addurre: il radicamento del capolavoro di T.S.Eliot (St. Louis, Missouri 1888 - Londra 1965) nella cultura italiana è dovuto in primo luogo alle traduzioni, sgranate nel corso di parecchi decenni, che ne hanno accompagnato la diffusione presso un pubblico ben più vasto di quello specialistico alimentando un successo che ha pochi (e forse meno che pochi) eguali nella poesia di questo secolo. Alcune di esse-la prima e classica di Mario Praz; quelle di Elio Chino! e di Alessandro Serpieri, notevoli entrambe, sia pure per motivi diversi; la stessa, divulgatissima, di Roberto Sanesi - hanno sedimentato, talora con la cogenza (talora con l'illusione) del ne varietur, consuetudini e convenzioni estetiche e interpretative, modulazioni ritmiche, parafrastiche e glossali, che generano un 'rumore difondo', o palinsesto di voci e di scrittura, costante e permanente. che continuiamo a riconoscere nostra e a chiamare moderna, oramai, solo in senso lato e in una dimensionefrancamente storico-letteraria. La precipitazione nel corpo del testo di una massa di frammenti eteroglossi, eterocliti e tra loro dissonanti, in cui la tradizione critica indicava sia una causa determinante sia la più corposa manifestazione della 'difficoltà' di quella versione del discorso poetico modernista, è oggi storicizzata quale segno acuto, fra gli altri, di letterarietà, non più solo o tanto di novecentismo o di Modernismo; e la storicizzazione riguarda allo stesso modo il poema e la critica, che vi riconosceva (nei termini della celebre formulazione eliotiana) un modello esemplare di testualizzazione del rapporto fra Tradizione e Talento Individuale. Anche l'aspirazione del!' autore a costituire l'esperienza proposta e tematizzata nel poema quale epitome espressiva della Tradizione e insieme della sua rovina, suo atto d'estinzione ma anche di rinascita, 'drammatizza' sì la resistenza all'omologazione nel poema 'nuovo' dei frammenti prelevati dai giacimenti culturali, e con essa la frustrazione del progetto di sincronizzazione integrale della Tradizione nel testo; ma di quellafrustrazione fa (s)oggetto mirabile di poesia. La testualità del poema è, insomma, autocanonizzante, paradigmatica, dunque 'classica'. Altrettanto immediato è il trasfe- .. rimento alla traduzione di questi loci critici 'consensuali'. L' 'arretramento' del poema alla storicità dalla contemporaneità, se non dall'avanguardia e dalla sperimentalità, incoraggia a resistere alla tentazione di attualizzarlo radicalmente. Il problema è, se mai, come distanziarlo dalla nostra contemporaneità, senza Ma nella ricezione interculturale di un testo estetico è attiva, di norma, anche l'interferenza della critica: un altro rumore di fondo, un altro palinsesto. E in effetti le traduzioni del Waste Land, a cominciare dal!' archetipo praziano, si intrecciano a una produzione intellettuale copiosa e complessa, impegnata a ripercorrere gli itinerari significanti, a vagliare le tecniche compositive e periodicamente a ridefinire il 'messaggio' del poema: con essa dialogano, con essa colludono alla canonizzazione di un'opera centrale del Modernismo maturo, presto salutata come emblema della 'tradizione del Nuovo' e 'classico del novecento'; anzi, con un gesto di portata culturale non inferiore al gesto ermeneutico e critico, Eliot in un ritratto di Wyndham Lewis 11949). esagerare le distanze, ma senza tr'!- . scurare - per fare un solo esempio assumono la classicità del testo tradotto e, di riflesso, di se stesse. L'applicazione di queste notazioni al discorso critico contemporaneo sul Waste Land è immediata. Non v'è qui spazio per delinearne i contorni, neppure di massima, ma su ~n punto si può registrare un consenso pressoché unanime: a settant'anni (in questi giorni) dalla pubblicazione, il poema appare datato, nella lingua non meno che nell'ideologia e nell'impianto letterario; sta all 'incipitdi quella rivoluzione del gusto e della sensibilità estetica - la diffrazione delle sue dalle nostre koina_i: di taluni _socio_l~tti correnti in una delle due, o in entrambe le lingue, negli alll!'. 2~ (relativamente lieve); o (tanto più consistent~) ~elle due tratf1z1on, letterarie che incidono testualmente sull'originale ed encrclopedicament~ sulla formazione sia del traduttore sia del previsto o presunto lettore italiano. . . . . Verificato, dunque, come il binomio trad1zione-tr~uz1on~ anche in questo caso sia tutt'altro che uno scontato g1uoco di

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