IL CANCRO È UNA COSA BUFFA fohn Burdon Sanderson Haldane a cura di Enrico Alleva traduzione di Luisa Saraval "Scienziato", o più prosaicamente "ricercatore scientifico", è attributo in qualche misura spettante a un numero crescente di individui i quali in realtà esercitano i mestieri più disparati. Insegnanti universitari e postuniversitari innanzitutto, cioè attori di una trasmissione culturale di idee correnti in una data disciplina scientifica, informatori non sempre aggiornatissimi di giovani generazioni di cultori della materia stessa. Segue il multiforme mondo degli "addetti ai lavori" scientifici - tumultuosamente accresciutosi dagli anni Sessanta in poi, anni di scientismo manifesto -, oggi in profonda crisi di consenso proprio per quelle stesse ragioni mediologiche che ne avevano decretato il successo negli anni dell'esplorazione lunare o dei trapianti cardiaci: ricercatori che operano sempre più spesso come travet del mondo della produzione scientifica del dato, con esistenze culturalmente grigie - talora desolanti-, che non sanno capacitarsi di come quei miti giovanili di progresso culturale coincidano con un maturo fallimento della spinta motivazionale cui non ha fatto seguito un sincero, godibile progresso nelle conoscenze. Non va scordato infine l'universo eclettico dei "dilettanti colti"; e non solo quelli che acquistano con regolarità volumi o periodici scientifici (oche affollano le pur rare conferenze), ma soprattutto quel volontariato sommerso che negli ultimi anni va affermandosi anche in Italia come componente non secondaria nella vita dei laboratori, composto da insegnanti di scuola secondaria, clinici che operano nei servizi, giovani pre- o post-dottorato, personale tecnico che trova in un livello crescente di impegno personale il sapore tutto particolare dell'attesa del risultato di un esperimento che éonferrni - o viceversa neghi - l'ipotesi di partenza. Ma l'originalità è un'altra cosa, e l'originalità scientifica - motore primigenio, primo mobile del "sistema scienza", fulcro di trasformazione ideologica di come l'umanità interpreta e vede il mondo che la circonda o la compone - è un qualcosa di davvero molto particolare. Non di rado coincide con vite vissute in stile travagliato - ove terremoto esistenziale e originale visione di un problema scientifico, con condimento pepato di vispolemica, fanno scaturire l'intuizione della novità - che è poi molto spesso rilettura di dati già abbondantemente disponibili, cui semplicemente necessita una cornice esplicativa. John Burdon Sanderson Haldane è stato un tipo traboccante originalità, esistenziale e quindi scientifica: è per questo che rimane nella memoria di chi lo ha letto, o personalmente conosciuto, come un role model, come un buon esempio da imitare o, almeno, da cui trarre ispirazione. Nato a Oxford il 5 novembre 1892, figlio del famoso fisiologo John Scott Haldane (1860-1936), viene descritto dai biografi (vedi Bibliografia I, 2, 3) come esemplare di "dinamitica autorevolezza", una vera "combinazione di sicurezza aristocratica [proveniva da una bellicosa stirpe di nobili highlanders scozzesi, originata da Pedro the Cruel, e si distinse per eroismo nella grande guerra e nella guerra civile spagnola], integrità intellettuale assoluta e umore sanguigno e bellicoso". Polemista e prolificissimo autore scientifico (oltre 300 articoli su riviste specializzate), raggiunse l'apice divulgativo comecolumnistdel "Daily Worker" - il quotidiano dei comunisti inglesi, partito cui aderì solo nel 1942 - con una lettissima rubrica a carattere ovviamente scientifico. Come scienziato Haldane fu affascinato dalla genetica, quella vera: topi dal pelo di colore cangiante, piante e fiori che di generazione in generazione mantenevano oppure mutavano forme, colori, profumi e attitudini, anche zanzare. Ossessionato e influenzato nell'intimo dalle scuole di genetica inglesi (si veda il suo splendido necrologio del genetista e botanico William Bateson4),Haldane passa alla storia scritta della scienza ufficiale per aver coniato i termini cis e trans nei fenomeni di linkage genetico e per la basilare "legge di Haldane". È considerato uno dei padri della biologia di popolazione - disciplina intelligentemente darwiniana - essendosi costantemente occupato di modellistica della selezione naturale nella sua lunga e fruttuosa carriera di ricercatore. Occupò a lungo la cattedra di biochimica a Cambridge, lasciando un'indistruttibile impronta evoluzionista in generazioni di top guns della biologia inglese (e statunitense). Sconvolse Cambridge con il suo movimentatissimo divorzio, che da Haldane in poi non coincide più con l'ineluttabile abbandono della carriera accademica, in quanto atto troppo indecentemente scandaloso per un docente. Tra i suoi scritti più importanti e più citati, rammentiamo quelli che smentiscono le pretese razziste dei Comizio di Haldane a Trafalgar Square nel gennaio 1937.
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