STORIE/O'CASEY da uno strano tremolio. Che stupida era stata a ballare in quel modo ... ancora due rampe di quelle dannate scale e poi finalmente il letto e la speranza di un sonno ristoratore .... No, non ci sarebbe stato nessun sonno ristoratore con quel tremolio alle gambe e quelle fitte ai muscoli ... otto rampe erano fatte, ancora due e poi il riposo. Doveva aver fatto le scale venti volte quel giorno. Venti volte ... facevano duecento rampe portando su acqua e duecento rampe scendendo, senza contare tutto il resto: lavare, strizzare, stendere, cucinare. Poteva ben vedere Dio che il suo lavoro non era certo leggero. E tutto ciò per condurre una vita pura e moralmente sana. Ma è la grandezza di Dio che fa ricche le case dei poveri. Offrì la stanchezza e le pene della giornata a Gesù. Dimenticò di aggiungere il ballo. Tanto quello non poteva di certo offrirlo: sarebbe stato blasfemo o qualcosa del genere. Quel ballo rovinava l' offerta a Dio del duro lavoro di una giornata. Doveva essere impazzita per qualche istante quel giorno. A un certo punto ebbe una strana sensazione, come se ci fossero delle cose vicino a lei sul punto di toccarla. Un brivido freddo le attraversò tutto il corpo facendole accapponare la pelle. Ebbe paura ...non doveva parlare di Dio a quest'ora di notte su un pianerottolo buio ...le venivano sempre i brividi quando pensava a cose sacre nel buio. Guardò giù per le scale e vide una grossa stella luminosa brillare attraverso la finestra del pianerottolo di sotto. C'era un senso di scherno nel suo modo di brillare. Quel posto non era mai stato così silenzioso. Tutti erano immersi in un sonno profondo .... Sì, c'era qualcosa molto vicino a lei, sentiva il suo fiato e le sue mani che si stavano allungando per toccarla. Di nuovo sentì quel brivido freddo strisciare sotto la pelle, passare su per le gambe, attraversarle il corpo fino alla testa. Esitò un attimo, poi con mossa fulminea prese il secchio, fece di corsa le altre due. rampe di scale, aprì la porta di casa, entrò e la richiuse velocemente e trepidamente dietro di sé. Si appoggiò alla porta, esausta e tremante, ma contenta di essere nella rassicurante realtà della sua monocamera, al riparo dal buio e dal silenzio. C'erano fili carichi di bucato che correvano da una parte all'altra della stanza. Le tre sedie, messe una di fianco all'altra davanti al camino, erano nascoste sotto una montagna di panni umidi, fumanti di vapore. II tavolo era stato spinto contro il muro e la lampada ad olio appoggiata sopra illuminava debolmente la stanza. La carta da parati con grandi disegni rosa faceva del suo meglio per apparire allegra e confortante. Ed infine c'era il grande letto che dava parsimoniosamente riposo a tutti: i tre più grandi dormivano al fondo, suo marito era supino al centro e il più piccolo alla sua destra. Dopo aver messo il secchio in un angolo, andò vicino al fuoco, tolse tutti i panni fumanti da una delle sedie, la girò e si lasciò cadere su di essa. Poi alzò la sottana e si scaldò le gambe. Era tutta gelata, non si sentiva bene. Doveva essere quasi l'una e domani la sveglia era alle sei. Cinque ore di sonno non erano abbastanza per una giovane donna che lavorava così tanto. Si augurò che i bambini al fondo del letto dormissero tranquillamente quella notte senza scalciare, voltarsi e dimenarsi come al solito. Se lo augurò anche in·nome di Dio. Sei bambini in otto anni. II suo utero 40 aveva lavorato come una macchina a vapore: pistoni avanti e indietro, stantuffi su e giù, ingranaggi che ruotavano ... chiih ....chiih ....chiih senza mai fermarsi, sempre avanti, come una macchina a vapore, sempre al massimo della pressione per aumentare, moltiplicare e ripopolare la terra. Si era giocata il suo destino a tempo di record. Alzò Io sguardo sulla mensola del camino per vedere l'ora. Doveva assolutamente decidersi a bruciare quella foto .... era solo il triste ricordo di una linea, un bel faccino e una massa di riccioli castani perduti per sempre. Se andasse ad un ballo ora, non avrebbe più tanti corteggiatori intorno ...otto anni così le avevano portato via il meglio della vita. Adesso, l'unica danza sotto le stelle per lei era da sola e al buio. Sentì il marito chiedere con voce querula e sonnecchiosa se veniva a letto o se aveva intenzione di stare su tutta la notte. "Sto solo stendendo i panni per la notte" rispose. "Cristo Santo, donna, vieni a letto e spegni quella luce! Nessuno,può dormire con quella lampada accesa sul tavolo!" Si alzò, rigirò la sedia con lo schienale verso il fuoco e rimise i vestiti umidi sopra. Poi si spogliò, tenendo indosso solo la camiciola, andò verso la lampada, tirò giù lo stoppino il più possibile e soffiò vigorosamente per spegnere la fiammella. Tirò giù un poco le lenzuola e si infilò sotto. "Fai piano ora" borbotto' suo marito "e non ti allargare come se ci fossi solo tu nel letto!" Si allungò piano, piano e separò gradualmente le quattro paia di gambe al fondo del letto cercando un po' di spazio per i suoi piedi. Si mise su un fianco con un braccio ·intorno al più piccolo, dando la schiena al marito e ponendosi per storto in modo da stàr comoda e occupare meno spazio possibile. Rimase immobile, ma tutti i muscoli le facevano terribilmente male. Le doleva anche vagamente· la testa e non riusciva né a concentrarsi su qualcosa, né a lasciar scorrere i pensieri, tanto era stanca, sfiancata, distrutta dal lavoro di quel giorno. Voleva solo riposo ora...riposo ...e sonno ...sonno e riposo fino alle sei di domani. Che bel...lo essere ...a letto ...e stare per ad ...dormentarsi ...che be ... Sentì confusamente un braccio scivolarle intorno alla vita...e una gamba scavalcarle il corpo. Cercò di scrollar via la gamba e di liberarsi dalla presa del braccio, ma questa si faceva sempre più stretta. Poi si sentì tirare all'indietro per essere rivoltata sulla schiena. "No Jack, non stasera ...sono troppo stanca per quello ...lascia perdere Jack ..." Cercò di buttarsi in avanti e uno dei bambini in fondo al letto si mise a urlare di paura e di dolore essendo stato graffiato sulla coscia dai suoi piedi. "Zitto tu!" sentì dire malignamente dal marito "o ti passo la cinghia sulla schiena!" Lottò debolmente, mezza addormentata, per difendere il suo riposo, perché non era giusto che la costringesse quando lei era così stanca, stanca, stanca ...Lui affondò le dita nelle sué spalle e la immobilizzò bruscamente dicendo: "Vuoi stare un po' ferma o no?" Cedette per stanchezza e abitudine, ormai completamente girata sulla schiena. Aprì gli occhi stanchi e si accorse della stella che l'aveva osservata ballare: risplendeva grandiosa per lei attraverso il vetro del lucernario. Copyright Sean O'Casey, 1956, e George Braziller, Tnc.
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