Linea d'ombra - anno X - n. 77 - dicembre 1992

STORIE/O'CASEY allungava le braccine verso sua Madre, San Giuseppe statuario alle sue spalle e i pastori in un angolo, i re magi in un altro che guardavano estasiati la danza ora delicata ora delirante delle stelle nei cieli ... Non sarebbe stato divertente se adesso avessero iniziato una danza jazz in cielo? Lei avrebbe subito imparato i passi e si sarebbe precipitata a ballare con loro. "Seguimi Charlie tra le nuvole e in cieJo-o-o!". Non stasera però, non dopo aver fatto bucato tutto il giorno, dopo aver lavato i vestiti sporchi di Jack, suoi e dei ragazzi, indossati per una settimana intera in casa e per strada. Sarebbe stata proprio una bella scena: lei con le gambe bagnate fradice fino alle cosce, indolenzite e irrigidite dal lavoro di tutto un giorno, a ballare un Jazz o un Charleston intorno a una stella. Uno, due, unisci, piega; uno, due, unisci, piega. Poteva forse già piegare mentre univa i piedi e ricominciare subito con un altro passo... meglio rimandare a un altro giorno. Ma datele un po' di riposo da marito e figli, qualche soldo per un vestitino nuovo e sarebbe stata di nuovo pronta a ballare un Jazz o un Charleston illuminata dal potente fascio di luce della più grande stella del firmamento. "Come sta-aatara ...rira...rira...rira ...rira ...ra-a-a ....Alza le gambe, ancora di più; mostra il ginocchio e anche più in su. Non far la timida davanti alle stelle, brillano in cielo e son tutte belle ...brillano in cielo e son tutte belle ..." Sentì una scossa che le attraversava tutto il corpo. Fu pervasa dal desiderio di girare in tondo nel cortile deserto, circondato dalle sobrie case operaie, ora scuro esilenzioso rifugio dei dormienti; di cantare piano, di muovere e dimenare il corpo a ritmo di Charleston o di Jazz; di mostrare alla stella che nonostante le sette gravidanze in otto anni poteva ancora vantare una bella linea; che aveva ancora i capelli lunghi e folti e i riflessi biondi non erano del tutto scomparsi tra il bruno; e che il suo viso, i cui lineamenti si perdevano nell'oscurità, conservava la bellezza di un tempo. Piegò la testa all'indietro e si mise a fissare la stella lassù in alto. Poi iniziò a muovere il corpo secondo il ritmo e le figure di una danza Jazz e si mise a girare intorno al cortile, mentre l'acqua scendeva pigramente dalla fontana, riempiva il secchio, saliva fino all'orlo, scivolava fuori ai lati per finire risucchiata nello scarico. Andò avanti col piede sinistro, poi con il destro, li unl e piegò ali' indietro prima una gamba e poi l'altra. Fece un passo avanti e con una torsione si voltò per ricominciare daccapo. Uno, due, uno, due, unisci, piega. Teneva la testa all'indietro e lo sguardo fisso sulla stella. Mentre si muoveva, sentì la gonna inzuppata d'acqua premere e pesare sulle ginocchia e, senza fermarsi, - uno, due- se la slacciò alla vita - unisci, piega. Quando ricominciò i passi in avanti, la gonna scivolò giù e si ritrovò a danzare vestita solo della corta sottana nera. I capelli sciolti sulle spalle, la camicia abbottonata disordinatamente, la sottogonna nera sgualcita, le scarpe ricucite, le calze di finta seta piene di rinforzi, rattoppi e smagliature fermate: così volteggiava nell'angusto cortile, avanti, indietro, in tondo, in largo, in lungo, girandosi, fermandosi, piegandosi, ma con la testa sempre rivolta all'indietro a fissar la stella: "Mi son fatta donna da bimba che ero, 38 Discesa da Dio, lo dico davvero; Discesi da Dio e venni qui a stare, Dannata città, sol da dimenticare. Discesi da Dio e venni qui a stare, Dannata città, sol da dimenticare. Poi vidi un uomo da perder la testa Lo dico davvero ci persi la testa. Mi sfama, mi cura, mi ha preso in moglie Mi riempie la vita, ho sempre le doglie. Mi sfama, mi cura, mi ha preso in moglie Mi riempie la vita, ho sempre le doglie. Cantando e ballando di sotto a 'sto cielo Riapro la gabbia e dimentico il velo, Dimentico tutto e se sono in vena Le stelle son luci e le nubi la scena. Dimentico tutto e se sono in vena Le stelle son luci e le nubi la scena." Sara Algood in uno celebre messinscena di Giunone e ilpavone .

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