Linea d'ombra - anno X - n. 77 - dicembre 1992

Sopra: L'Abbey Theofre o Dublino. Sofio: Seon 'O Cosey. STORIE/O'CASIY LA STELLA DEL JAZZ Le stelle brillavano in cielo e la brina sulla terra quando si chinò ad osservare l'acqua che fluiva lentamente nel secchio. Che dannata vergogna non dare ai poveri una fontanella con un getto più forte. Era tremendo quando tutte e dieci le famiglie che abitavano il caseggiato avevano bisogno d:acqua allo stesso momento. Per non parlare di quando anche i vicini delle case accanto usavano le loro fontane: allora il getto si riduceva a un minuscolo filino di fastidiosissime gocce. Spesso, dopo esser scesa in cortile per prendere un secchio d'acqua, non riusciva a trattenere la rabbia trovando davanti a sé chi lavava una verza direttamente alla fontana, chi aspettava il suo turno con una bacinella piena di patate, chi ancora teneva in mano un bollitore da riempire, canticchiando un motivetto. La cosa migliore era riempire il secchio di notte, cosicché non vi fossero intralci al mattino e suo marito potesse come al solito darsi una veJoce lavata e fare rapidamente colazione prima di precipitarsi al lavoro. Ecco il campanile dì San Giorgio che batteva la mezzanotte e portava un nuovo martedì da sovrapporre alla pila di martedì che aveva già buttato dietro di sé. Marteqì... il giorno che odiava, il giorno che temeva, il giorno che sentiva essere sempre in agguato. Il giorno che, appena buttato dietro alle spalle, ricompariva d'incanto con una piroetta di fronte a lei. Il giorno che, quando i panni erano asciutti, stirati e sciorinati, tornava inesorabile ed impietoso a portarle un nuovo bucato, a tirarla giù dal letto alle sei del mattino e a farla lavorare faticosamente tutto il giorno, in silenzio, senza svaghi né pause fino a mezzanotte: portar su i secchi d'acqua pulita, lavare, strizzare, risciacquare, lavare, strizzare e risciacquare di nuovo e poi giù per dieci rampe di scale con l'acqua nera dello sporco di una settimana. Erano otto anni ormai che ogni martedì, eccetto durante i travagli dei parti, salendo le scale, scendendo le scale o aspettando in cortile come adesso sentiva i dodici rintocchi del campanile di San Giorgio segnare la fine di un giorno e l'inizio di un altro. Un brivido le attraversò il corpo, alzo gli occhi al cielo e si domandò che nome avesse mai quella stella che brillava lassù, proprio sopra la sua testa. Risaltava nella volta nera del cielo in modo diverso dalle altre stelle, emanando una luce più intensa e più calda: si poteva dire che quella risplendeva, mentre le altre baluginavano solamente. Sovente da bambina sua madre le aveva raccontato che Dio si nascondeva dietro alle stelle, che servivano agli angeli per riposare i piedi stanchi durante le loro traversatedel paradiso e che a Natale, allo scoccare della mezzanotte, tuttele stelle danzavano. Si chiese che cosa danzassero, se un ballo scozzese o un valzer. Non conosceva nessuno che le avesse mai viste danzare. Probabilmente anche questa storia, come tante altre era tutta un'invenzione. Benché sarebbe potuta succedere qual;iasi cosa a mezzanotte del primo Natale. Pot~va ~ • mentalmente il bambino addormentato nella mangiatota

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