SAGGI/O'CASEY a creare Falstaff. Falstaff non è più vero, non c'è in lui più autenticità di quanta ve ne sia in Cali bano o Puck o Ariel. È soltanto una creazione più grande. Dryden afferma che un dramma dovrebbe essere la giusta immagine della natura umana; e questo vale per Amleto, per L'altra isola di John Bull, Strano interludio, Sei pèrsonaggi in cerca d'autore, Peer Gynt, Il sogno; ma non vale per il realismo triviale, da cinciallegra, dei mille e un dramma apprezzati e lodati dai critici drammatici. Certo, persino gli inconsistenti personaggi del Moro, di Petruska e la Ballerina offrono un'immagine della natura umana più giusta di quella offerta dai personaggi dei drammi realistici, esatte imitazioni della vita, che aleggiano nel teatro inglese. Quello che vale per il dramma vale anche per l'allestimento scenico - i critici vogliono essere ipnotizzati per credere che l'allestimento scenico sia vero quanto la vita stessa. Lo scompiglio dei capelli è più importante, per loro, dello scompiglio del cuore. Ma non potranno mai avere sulla scena cose reali come la vita stessa, una stanza non sarà mai una stanza; un albero, un albero, e una morte non sarà mai una morte. Tutte queste cose devono assumere la qualità dei giocattoli infantili, di un gioco di bimbi. E quale è il più grande ostacolo che i registi innovatori devono fronteggiare? Secondo me, quei critici che preferiscono lo scompiglio dei capelli allo scompiglio del cuore; i compari che dai loro fortini in teatro con le loro ciance sparano su coloro che tentano di insediare in teatro l'immaginazione per renderlo simile ad un tempio piuttosto che a una tana di ladri. Questa ricerca maniacale della vita vera in teatro ha portato via tutta la vita dal dramma. Se ogni cosa sulla scena deve essere una posticcia imitazione esatta (poiché di realismo posticcio si tratta), quali possibilità rimangono all'artista originale e creativo? Meno di quelle che aveva Giona nel ventre della balena. La bellezza, il fuoco, la poesia del dramma sono naufragati nella tempesta del realismo posticcio. Volino pure i veri uccelli per l'aria( ...) i veri animali vaghino per la giungla, i veri pesci nuotino nel mare; ma permetteteci di avere la finzione dell'artista e del bambino in teatro. Meno di quello che i critici chiamano "vita" e più simbolismo; poiché anche nei drammi più realistici , non può · mancare il simbolo. Una casa sulla scena non potrà mai essere una casa, e quello che rappresenta deve essere sempre un simbolo. Una stanza in un dramma realistico deve essere sempre il simbolo di una stanza. Non ci potrà mai essere alcuna realtà importante sulla scena, salvo che una realtà non necessaria e fuori luogo. Un attore che interpreta la parte di un cortigiano può entrare in scena in groppa ad un cavallo vero, ma il cavallo sembrerà sempre un po' meno ridicolo del cortigiano. Il cavallo non può avere niente a che vedere con l'opera. Ricordo un'opera su Mr. Pepys, e in questo spettacolo era usata "proprio la tabacchiera usata da Mr. Pepys quando era a capo dell'Ammiragliato durante il regno di Carlo II". Si parlava così tanto di questa tabacchiera che mi aspettavo venisse portata in scena su un cuscino, preceduta da una fanfara, ed esposta perché tutti l'ammirassero prima dell'inizio dello spettacolo. 34 Questa tabacchiera non aggiungeva nulla allo spettacolo, e a causa della sua banalità nell'opera, lo spettacolo non aggiungeva nulla al dramma. Mi pare che più ci avviciniamo alla vita reale, più ci allontaniamo dal dramma. li teatro di pura imitazione non è affatto teatro. Ora i critici stanno cominciando ad usare il termine "teatro" quando si trovano in difficoltà rispetto a quello che dovrebbero dire rispetto a opere che emanano un brutto odore di stantio a causa del tema, dei personaggi e della forma. Per esempio, Mr. lvor Brown, a proposito di un dramma recente, ha scritto che "il dramma non è vita", è teatro e gli dovrebbe essere permesso di indossare i suoi sgargianti colori; "gli dovrebbe essere permesso", capite? - non ne è poi così sicuro. Non ci dice a quale tipo di teatro il dramma appartiene. Ha lasciato i suoi lettori liberi di scoprirlo da soli. Era il teatro di Shakespeare, di Shaw, di Strindberg, di lbsen, di Goldsmith, di O'Neill, di Pirandello o di Toller? O il teatro di Dan Leno, Marie Lloyd, George Robey, Charlie Chaplin, Sydney Howard, o Will Hay? Si tratta in tutti i casi di buon teatro, e quindi anche di vita valida. Ma non è la vita che essi imitano nelle loro opere o nelle loro azione che li rende buon teatro, ma la vita unica e originale che essi stessi possiedono. Possiedono la vita che manca ai nostri critici, poiché i critici non riescono o temono d'essere vivi. Non oserebbero dare alle opere che chiamano "teatro" il nome di battesimo di pattume. Dove troveremo mai una critica simile a quella davvero appropriata per simili opere data da George Jean Nathan: LAPRIMAMELA:Lynn Starling. Oh! IL LAGO.Un'opera che è stata molto lodata in Inghilterra. di Dorothy Massingham e Murray MacDonald. Uno sforzo terribilmente confuso di mischiare un po' di Cechov e tanto degenerato Henry Arthur Jones, il risultato un Massingham-MacDonald anche peggiore LASTANZACHIUSA.Robaccia. Gu DEICHECREIAMO.Terribile! Il governo si dimetterebbe probabilmente se anche una sola Una scena-del // fa/so repubblicano, messo .in scena a Londra nel 1957.
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