Linea d'ombra - anno X - n. 77 - dicembre 1992

SAGGI/O'CASEY La ricerca maniacale della vita vera in teatro ha portato via tutta la vita dal dramma. Robertson, è un esempio del genio banale della critica drammatica. L'episodio di due coppie che pronunciano le loro battute al momento giusto sullo stesso palcoscenico, nella stessa scena, nello stesso momento in bella vista davanti al pubblico è verosimile, è un'imitazione esatta della vita reale allo stesso modo del soliloquio di Malvolio davanti ai suoi aguzzini e davanti al pubblico. Ma le foglie autunnali che cadono una a una e a due a due; il suono del picchiettio della pioggia sulle foglie, e la scena che si fa sempre più scura e la pioggia che si fa sempre più intensa durante l'atto, tutto questo è così dolce e semplice da vedere e sentire e seguire che Archer e gli amici che lo seguono salutano questa imitazione esatta della vita reale come un grande e magnifico dono del cielo per loro, le loro mogli e i loro figli. Sono così facili da maneggiare in un articolo settimanale; non c'è da menare il can per l'aia, nessuna umiliante tensione per la mente e le emozioni, non si corre il rischio di dare un giudizio stupido dal momento che le foglie d'autunno sono foglie d'autunno, la pioggia è pioggia, e la notte che si oscura significa la fine del giorno. E così, accade che roba come Cali it a Day è accolto in un modo favorevole dai nostri sergenti maggiori critici, mentre un'opera come Strano interludio è derisa e respinta. E come questo realismo, o naturalismo o imitazione esatta della vita ha reso sobriamente intelligenti e precisi i critici! Nella critica di Espionage, Mr. Agate ci dice che "il primo atto è una cosa incredibile, e i lettori noteranno come fossi perfettamente sveglio nel rilevare che mentre le correnti nella carrozza ferroviaria strappano le tendine, i passeggeri sono in grado di sporgere il capo dal finestrino senza spettinarsi". (...) Senza spettinarsi! Provate a immaginare. Strano che quella stessa attenzione che ha notato l'incongruenza in Espionage, non ha visto nulla, o pochissimo, in Strano interludio di O'Neill. Ma d'altra parte i grandi drammi di O'Neill sono "capolavori morbosi che è obbligatorio vedere pena la condanna a restare zitti a Bloomsbury" o, per dirla tutta, a restyare zitti in qualsiasi luogo civile in cui il dramma sia onorato più attraverso l'osservanza che attraverso l'infrazione. E Mr. lvor Brown, discutendo Fermenti! di O'Neill ci fa notare che i registi hanno portato la musica della Vedova allegra in una cittadina del Connecticut nel 1906. Se così, laNuova Inghilterra era in vantaggio rispetto alla Vecchia, poiché quell'operetta giunse a Daly solo l'anno dopo". (...) Questi critici sono simili a quei sarti che vanno a vedere una mostra per controllare se i bottoni dei vestiti nei quadri sono stati cuciti bene. L'esame minuzioso o la ricerca precipitosa del realismo, dell'imitazione esatta della vita in teatro hanno messo nel sacco i critici costringedoli a guardare con sconcerto qualsiasi cosa che non sia a livello della loro povertà di spirito e non rientri nel loro timido metro di giudizio. Al drammaturgo è intimato che veda la vita in modo equilibrato e nella sua interezza; e un critico d'arme (ci sono baroni, cavalieri, scudieri, uomini d'arme, palafrenieri tra i critici) sull' "Evening Standard" si lamentava poiché una commedia che aveva visto non era "uno studio di tutta la ribollente mistura della vita"! Non chiedeva molto. L'intero mondo, paralleli e meridiani e tutto il resto, d'un balzo sulla scena inondato dai riflettori, e i critici che lo fanno rimbalzare come bambini che giocano con un pallone. Questo critico d'arme non ha capito (e sono sicuro che non capisce) che nessuno è in grado di vedere o di capire la mistura della vita rinchiusa in una cupola di ghianda o che tenendo questo piccolo miracolo sul palmo di una mano, nessun paio di occhi umani è in grado di vederlo nel suo equilibrio e nella sua interezza. Così chi si lamenta di non aver visto in una commedia tutta la ribollente mistura della vita è un critico zuccone. Benché l'osso del realismo in teatro sia stato spolpato completamente, i critici continuano a rosicchiarlo tanto che non appena un autore fa soffiare il naso a un personaggio (preferibilmente quando "le foglie d'autunno cadono"), i critici in sollucchero ammiccano l'un l'altro e mormorano: "Un'imitazioneesattadella vita, fratelli". Parlando di Cali it a Day, una commedia dove si tenta tutto e non si ottiene nulla, Mr. Agate dice che "Miss Dodie Smith non si pone mai il problema se si tratti di una commedia o no, ma piuttosto se sia riuscita a mettere insieme sulla scena personaggi veri che lei avrebbe potuto prendere dalla strada e portare in teatro", benché questi personaggi che avrebbero potuto essere presi di peso dalla strada siano teneri e delicati e veri come i più teneri e delicati personaggi che vagano malinconici nella più malinconica delle commedia di Barrie. J. G. B. nel suo commento Love from a Stranger, [di Agatha Christie] ci dice che è scritto secondo un brillante realismo", "è un dramma vero su gente vera." (...) Ma cos'è un dramma vero? Secondo J. G. B., Lovefrom a Strangerè un dramma vero; perciò, più ci avviciniamo a questo dramma benemerito più ci avviciniamo aun vero dramma. E dunque, Il sogno di Strindberg è un dramma autentico? Certo non assomiglia a Love from a Stranger, ma la fantasia riesce ad accoglierlo ugualmente e con molto maggiore soddisfazione. Evidentemente, i critici pensano che per essere vero, un dramma debba avere gente vera, anche se non si prendono la briga di dirci cosa intendono per gente vera. Prendi la gente dalla strada o portala via da un salotto, falla cadere sulla scena e fa che parli come nella vera vita vera e si avrà la cosa più noiosa che si possa immaginare. Suppongo che i critici si scandalizzeranno a sentire che nessun vero personaggio può essere messo in un dramma se non dopo che gli è stata sottratta un po' della sua realtà attraverso l'intensificazione, l'ampliamento, l' approfondimento del personaggio compiuti dal drammaturgo che lo crea. I critici drammatici definirebbero personaggi veri quelli di Amleto, o solo creazioni della mente del poeta? E Amleto, non è forse migliore proprio per questa mancanza di realtà? Ne è forse dimidiato? E la parola 'dramma' cosa ha a che fare con la realtà? Calibano è una persona vera, trovata per strada e costretta sulla scena? Se non lo è, non è forse il personaggio efficace, come se lo fosse?( ...) Ad essere realistici, nessuno, e meno di tutti un drammaturgo, può andare per le strade e vicoli della città e costringere la gen~ea salire sul palcoscenico, poiché quelli che stanno sul p~lc~sceruco devono essere del palcoscenico e non delle strade e v1coh o del!e strade e siepi della campagna. I personaggi più realistici nel più realistico dei drammi non possono essere fedeli alla realtà. Forse, il personaggio più vero fra tutte le opere che conosciamo è quello di Falstaff creato da Shakespeare. Qui si ha un realismo grande come la vi~a·ma è un realismo più ampio, molto più ampio della vita. Falstaff non fu preso di peso dalla strada e portato in teatlV Shakespeare. Non fu creato da Dio, Falstaff - uscl ~ Shakespeare. Dio, se volete, creò Shakespeare, ma

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