Linea d'ombra - anno X - n. 77 - dicembre 1992

SAGGI/O'CASEY scelta ce la sputano in faccia). La zia di Charley piace agli zii di Charley. Si sono ingrassati e impigriti sulle trivialità, sono così grassi e pigri che a stento riescono a muoversi. Il guaio è che questi critici fanno tutto ciò che possono per impedire anche agli altri di muoversi. Bisognerà semplicemente metterli da parte in malo modo, e questo scritto costituisce uno dei primi pungoli per fargli alzare i tacchi e mandarli a dormire da qualche altra parte. Il Realismo, o quello che i critici credono in modo infantile che sia il Realismo, ha fatto il suo tempo e si è meritato il riposo. Cominciò in un assolato pomeriggio autunnale, nel 1886, a un dipresso, come dicono gli avvocati, con la prima messa in scena di Ours di Robertson, quando ebbe luogo il miracolo. "Nel leggere la commedia oggi", dice William Archer, il critico di fama mondiale, "si riconosce in Robertson il genio dell'ordinario - proprio quello di cui il teatro aveva bisogno nella sua marcia verso la verosimiglianza. Il primo atto di Ours era, almeno nelle intenzioni, immerso in una atmosfera affatto nuova per il teatro. La scena un viale a Shendryn Park che Robertson descrive secondo il disgustoso gergo da prontuario dell'epoca. Ma oserei dire che una frase non era ancora apparsa in nessun prontuario: "Durante tutto l'atto le foglie d'autunno cadono dagli alberi". Non so dire come l'effetto venisse reso e con quale successo. Né sono in grado di discutere se fosse un effetto appropriato, o un semplice trucco di "realismo meccanico che il vero artista deve disprezzare". Ora, la caduta delle foglie dagli alberi era, e non avrebbe potuto essere altro che "un semplice trucco di realismo meccanico", poiché gli alberi non avrebbero potuto essere veri alberi, e anche se lo fossero stati, le foglie autunnali non sarebbero potute cadere con la regolarità e il ritmo necessario a creare l'effetto voluto. E nessun vero artista in teatro disdegna "un semplice trucco di realismo meccanico" che procuri un effetto emozionale e scenico sul pubblico. Ricordiamo il bellissimo effetto che il primo rumore della pioggia che cade provoca nel primo atto del Noè di Obey; e qùesta pioggia era un semplice trucco William ButlerYeats in una foto di Alvin Langdon Cobur (1908), a destra George Bernard Show, autoritratto del 1903 circa (lnternational Museum of Photography New York). 32 di realismo meccanico, come l'apertura delle cateratte del cielo che provocava che provoca il diluvio e la distruzione di tutto ciò che era nel mondo salvo quelli che avevano trovato un rifugio sicuro nella fede di Noé; o l'improvviso cambio di vento in Santa Giovanna che fece sventolare il pennone verso est e spinse Dunois e Santa Giovanna a precipitarsi verso il lampo dei cannoni e a cacciare gli inglesi dalla Francia. Come si vede, un artista in teatro non disdegna un semplice trucco di realismo meccanico; ma sa come controllarlo. Lasciamo che Archer apra ancora la bocca: "Poi, mentre l'atto prosegue, Si sente sulle foglie il ticchettio della pioggia, e poi, La pioggia sifa più intensa e il palcoscenico sifa buoio". Il palcoscenico si fa buio, attenzione, non il cielo. "Questo effetto, ci dice Archer, del palcoscenico che si fa buio mentre cade la pioggia, sarebbe stato assolutamente impossibile in una scena illuminata dalle candele". Orbene, noi abbiamo i riflettori, i proiettori, i faretti, le luci della ribalta, azzurre, rosa, ambrate, ma raramente, nella nostra grande avanzata verso la verosimiglianza, riusciamo a ottenere il rumore del tuono, i lampi dei fulmini e la pioggia che cade sulla scena della brughiera nel Macbeth di Shakespeare. Così continua Archer: "Quindi entrano l'eroe sentimentale e l'eroina, sorpresi dalla pioggia; e - figuratevi la straordinaria novità! - Bianche si ripara il capo con la gonna. Nel mezzo della scena era un grande albero con un sedile intorno, per ripararsi meglio l'eroe e l'eroina stanno in piedi sul sedile. Nel frattempo, Sir Alexander e Lady Shendryn, una coppia di mezza età, compaiono in scena e si siedono sul ceppo di un albero sotto un altro riparo. Senza rendersi conto gli uni degli altri, le due coppie parlano in una sorta di contrappunto, il dialogo romantico dei due giovani che contrasta con l'annoiata irritabilità dei due anziani". E questo è definito un'esatta imitazione della vita reale. Due coppie, che non si conoscono, portano avanti una conversazione, in contrappunto, sullo stesso palcoscenico, nella stessa scena, nello stesso momento, e per Archer questo è "un'imitazione esatta almeno della superficie della vita". Ecco alcune battute: ANGus:Qual era la canzone che avete cantato dai Sylvester? BLANCHE:Oh! ANGus:Vorrei che la canticchiaste, ora. BLANCHE:Senza musica? ANGus:No, ci sarà la musica. -e Bianche canta sommesso la squisita Chansonde Fortunio di Offenbach; e quindi :i sentiamo dire che invano si cercherebbe 1ella commedia della Restaurazione e del jiciottesimo secolo un brano di verità deli- :ato come questo. Qual è la verità delicata in Jna ragazza sotto la pioggia che si ripara il :apo con la gonna, in piedi sul sedile, che :anticchia la Chanson de Fortunio di Offenbach o mmmora al suo fidanzato, "Cu5ino, sapete, mi piace molto vedervi ba5nato", solo Archer potrebbe dircelo, o ~ualche altro critico-angelo custode del teltro oggi. Queste ciance ipercritiche sulla verosimiglianza, l'esatta imitazione della vitareale, e l'inconfondibile originalità della :oncezione di questa scena nell' Ours di

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