BorisVian la schiumadei giorni pp. 244,lire25.000 IlSogno, l'Arte,l'Amore, inunmondochesi restringeadognipagina: ilcapolavoro surrealista diVian. RAll\ERMARIA RILKE Il librod'ore JuanMarsé Rositaeil cadavere pp. 160,lire16.000 Unaragazzina"tutto pepe" eludeunruvido ispettorediBarcellona checercadimetterla difronteallaverità. BORISVIA Laschiumadeigiorni RainerMariaRilke li librod'ore pp. 224,lire26.000 Iltentativod'innalzare ilgestoartisticofinoal divinonellagrande operadiRilke, JUANMARSÉ Rosita e il cadavere GIANLUCAFAVETIO Clùunque va a piedi GianLucaFoveffo Chiunque vaa piedi èsospetto pp. 128,lire14.000 Immerse invicendefra "noir"e"rosa"nove figurine a cacci~delcolpo divitaverrannopresein contropiede dalproprio narcisismo. è sos etto : .. j ...;, MARCOSY MAACOS AlfSchneditz Nonvoglio andareinln~ia pp. 128,lire14.000 Ungialloantiletterario, sospesofrauncultoredi 'belleslettres",uno scrittorefamosoeilmito dell'India. ALFSCHNEDITZ Non voglio andare in India W.UCOSYNAJtCOS MARCOS Y MARCOS Via Settala 78 - 20124 Milano tel. 02-29517420/22 fax 29522906 CONFRONTI gonfia, lo dilata fino a svelare la gravità della malattia che lo produce: la critica del costume diventa critica sociale. Senza seguire le tendenze degli anni Ottanta in letteratura, neoromantiche o realiste, Boyle si dimostra capace di ancorarsi solidamente alla realtà del proprio tempo pur spostando l'azione e l' ambientazione dei suoi scritti in epoche disparate e luoghi marginali o remoti, lasciando così uno spazio sconfinato alla propria immaginazione. Dopoil cataclisma. Gliarabeschidi ShamsNadir Toni Maraini Per combattere la necrosi cartacea, malattia dei libri del XX secolo -che si sbriciolano in rovina a causa di inadeguati metodi di lavorazione - l'editore Semar utilizza un procedimento, e un materiale, che 'assicurano lunga vita alla carta'. Nei prossimi secoli troveremo dunque, ancora, frammenti intatti dei racconti dell'Astrolabio del Mare di Shams Nadir. E ciò è perfettamente adeguato al carattere postapocalittico di questi racconti. Mohamed Aziza, tunisino, storico, poeta e scrittore (con lo pseudonimo di Shams Nadir), nonché infaticabile organizzatore di itinerari universitari trasversali, interculturali e interutopici, sfugge ad ogni classificazione. Come i personaggi dei suoi racconti - e in quanto Shams Nadir ("sole agli antipodi") - egli è, infatti, il superstite di un Grande Cataclisma. E i superstiti sfuggono alle definizioni ortodosse: della Storia scorgono i sogni sommersi e le fabulazioni iperboliche. E, pertanto, con la stessa passione provocano amici e nemici, critiche e lodi. Autore di libri sul teatro, la calligrafia e il ruolo dell'immagine nel mondo arabo e africano, Shams Nadir è anche l'autore di una trilogia,Les Etatsde laMer. I due primi tomi, scritti in francese e pubblicati in Francia, sono stati lodati da scrittori come Julio Cortazar, forge Amado, Louis Aragon, René Depestre. Si tratta di: L'Astrolabe de la Mer (del 1980) e Les Portiques de la Mer ( 1990). In Italia è uscito l'Astrolabio del Mare, con prefazione e introduzione di Jorge Amado e Léopold Sédar Senghor (Ed. Semar, L. 20.000) e stampato, come abbiamo visto, su carta pronta ad affrontare eventuali futuri diluvi universali. Con Shams Nadir non si sa mai. Come racconta l'autore all'inizio del suo libro, le storie sono narrate da un astrolabio incantatore di Shiraz che il califfo aveva fatto gettare in fondo al mare affinché gli uomini non dimenticassero il mondo concreto e il dominio del reale, e il suo popolo fosse condannato a vedere soltanto ciò che è visibile. Inutilmente tuttavia. Riportato dopo secoli alla superficie, con l'astrolabio arrugginito emergono alghe, farfalle o ippocampi ma, anche, ricordi e frammenti di storie. Ascolta, dice l'astrolabio ti racconterò' delle favole .... Il Cataclisma è dunque quello che vide inabissarsi, nel passato, il divenire storico, la memoria, l'incanto. L'apocalisse dell' ortodossia aveva censurato i ricordi. Avvalendosi di quel 'complesso di Shahrazad' e di quel sistema favolistico combinatorio (da Mille e una Notte) che sembra abitare scrittori e scrittrici del mondo arabo e islamico, Shams Nadir si ricorda allora che raccontare significa non morire. O, differire la morte. Significa fare riemergere dal fondo cose inaudite e inaspettate. Quella fabulazione che califfi e vizir mai riuscirono, e riusciranno, a fare tacere. Siamo qui in armonia con la tradizione del tafsir, o commento, che ogni musulmano dovrebbe scrivere nel corso della sua vita. Per un transfuga come il navigatore (Shams Nadir), che recupera l'astrolabio dalle profondità marine, il commento, tuttavia, non è al Corano. Ma al libro di tutti gli eventi. Quello caro a Borges. Inesauribile matrice dell'esistenza e del mito, due modi di significare la storia 'del mondo concreto'. In una 'strategia del sogno e della conoscenza' Shams Nadir mette allora in scena parabole, eventi e dramatis personae mai veramente scomparse. Un banchetto bacchico riunisce Averroés (Ibn Rushd), al-Ash'an e Abù Nuwàs. Il calligrafo Ibn Muqla, il poeta al-Giàhiz, l'orchessa 'Aìsha Qandisha, il pittore al-Wàsitì e altre figure reali e irreali traversano i racconti. Si parla di verità e menzogna, di vita e di morte, di giustizia e ingiustizia. Ma, come dice un proverbio citato dall'autore, il saggio ride tremando. O, come scrive il grande al-Ma'arri (sempre nella citazione dell'autore) 'la vita assomiglia all'insonnia'. In questi racconti, è così. La scrittura di Shams Nadir è un arabesco di metafore. Non sempre leggero e di uguale fattura ma - e i suoi frammenti resisteranno ad ogni futuro cataclisma - è 'parola incantatoria' (René Depestre). È 'appetito visionario' di un autore che, con altri scrittori e scrittrici, annunzia - come scrive Senghor - l'umanesimo arabo del XXI secolo. Bisogna reggere questi racconti il 366 giorno dell'anno bisestile (titolo di uno dei racconti più belli) e, cioè, ~enza la fretta del tempo concreto. Leggerli in quel tempo paradigmatico, propizio alle visioni, e che si estende senza fine tra l'essere e la storia, tra la nostalgia del viaggio ad Harar e le ombre del ritorno a Samarcanda.
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