to fisico diretto; quella di un altro uomo che, sempre per amore, si butta nel fiume gelato in pieno inverno, come fanno i membri della comunità ucraina cui appartiene l'amata; quella di un terzo uomo che pur di diventare famoso è disposto a volare legato all'ala di un aereo; quella, intitolata "Il piccolo freddo", di un gruppo di ex-sessantottini che si ritrovano dopo anni, come nel film di cui il racconto è una parodia, per tirare le somme, tragicomiche, della loro esistenza. La raccolta è un compendio delle mode e dei vezzi, dei trend e degli hype dell'America anni Ottanta, ingranditi, esagerati, gonfiati in modo grottesco, spietato, esasperato. II messaggio di Boy le è rinfrescante, tra tante storie di amori giovanili difficili e di famiglie piccolo borghesi distrutte che occupano gli scaffali delle librerie negli stessi anni. L'incontro e lo scontro tra cultura ed etnie diverse è il tema, centrale e periferico, di quasi ogni racconto: la prosa di Boyle è vistosa ma cauta, il modo di trattare l'argomento imprevedibile. Niente bianchi contro neri nelle campagne del Sud o nei ghetti delle grandi città, niente retorica. Boy le procede per insinuazioni, seppur pesanti, a evidenziare le "differenze": l'incomprensione tra il gestore di un ristorante italiano e la critica gastronomica Wasp di un importante quotidiano, per esempio; o l'abisso che separa un esperto di comunicazione californiana e gli ayatollah che l'hanno chiamato in Iran a "rifare" l'immagine di Khomeini. Proprio questo racconto, "Hard Sell", regala a Boy le un attimo di notorietà. Nel maggio dell'88, alla cerimonia di conferimento del PEN/Faulkner Awardottenutoper World's End, Boy le, invece di leggere come d'uso uno stralcio del romanzo premiato, si esibisce in una recita ad effetto del racconto, in barba alla tradizione. Non solo: siamo al culmine della controversia intorno a Versetti satanici di Saiman Rushdie, e la storia viene ritenuta di cattivo gusto, tanto che si mormora che Boyle sia stato pregato di farla sparire dalla raccolta. Così, da una parte Boyle non ama le apparizioni pubbliche, dall'altra quando accetta di apparire difficilmente passa inosservato. Nel 1990 arriva alla fiera dell'ABA di Las Vegas per presentare un nuovo romanzo, L'oriente è l'oriente (sempre Bompiani, 1992). L' occasione è un breakfast di librai, alle otto del mattino, nella sala da ballo dell'Hilton Hotel. Gli altri ospiti sono Donald Trump, autore di un potenziale bestseller intitolato How to Stay at the Top, e l'attrice Angela Lansbury, autrice di un manuale di sopravvivenza per depressi obesi. L'intervento del magnate verte sulla propria capacità di restare a galla nel mare burrascoso della finanza, e paradossalmente coincide con la pubblicazione nel New York Times della notizia che l'impero di Trump sta traballando. Angela Lansbury si lancia in una descrizione dettagliata degli orrori della bulimia indotta dallo stato di depressione, senza accorgersi che almeno uno su dieci delle centinaia di librai presenti è sovrappeso, e di molto. I convenuti allontanano da sé i piatti di bacon e fette di pane immerse nell'uovo e fritte. Scoppiano le prime risatine. Per fortuna c'è Boyle, l'outsider, lo svitato, l'ex-hippie consumatore di droghe, amante dei vizi e delle abitudini disdicevoli, a CONFRONTI distogliere l'attenzione dalle gaffes dei suoi colleghi (si fa per dire) con una serie di battute, permettendo ai librai di riprendere a mangiare. Come in uno dei suoi racconti. Boyle sembra timido e schivo, ma è sicuro di sé e possiede la stoffa del performer nato. "Le presentazioni di libri sono quasi sempre noiosissime, celebrazioni senza senso. Io non voglio annoiarmi, e voglio divertire gli altri. Mettiamo che una ragazza trascini il suo boyfriend a un reading ... lui non legge un libro da otto anni e si aspetta di annoiarsi a morte... ci va solo per far piacere a lei... e tu invece lo sorprendi, lo scuoti, lo diverti ... I film e la televisione hanno già un pubblico sufficiente. Io voglio soltanto scrivere e far leggere i miei libri". E ci riesce. L'oriente è l'oriente è un'altra storia di comunicazione impossibile. Questa volta tra un giapponese di padre americano, che si introduce clandestinamente negli States buttandosi da una nave al largo delle coste della Georgia, e la popolazione locale. La tesi del- !' autore sembra essere che le già scarse possibilità che hanno di intendersi un mezzosangue orientale e un nativo del Sud reazionario e codino diminuiscono ancora se ci si mettono di mezzo i media. Il nostro clandestino ha visto un sacco di telefilm americani, e così pensa bene, alla prima occasione, di usare, in un emporio, il linguaggio dei medesimi. Tra un "cazzo" e un "brutta stronza" chiede alla gentile signora del bottegaio di dargli un pacchetto di patatine. Con le conseguenze che si possono facilmente immaginare. "La stessa incomprensione passa tra lo scrittore e il pubblico se l'immagine del primo viene mediata dai mezzi di comunicazione di massa invece che dalla scrittura, dal contenuto dei libri". Per questo Boyle diffida dei talk show televisivi, dove il presentatore "conduce" la conversazione, e preferisce i reading, durante i quali la sua performance serve a enfatizzare, invece che a mettere in secondo piano, quello che scrive. Un altro discorso ~ulla scrittura esce con chiarezza dalle pagine del romanzo stesso. L'isola della Georgia dove va a finire il naufrago ospita, oltre a una rassegna di personaggi tipici del Sud, anche una "colonia" di scrittori, uno di quei ritiri finanziati da fondazioni varie dove gli scrittori vengono invitati a soggiornare per periodi più o meno lunghi perché possano lavorare in pace e scambiarsi idee. Una delle ospiti è Ruth Dershowitz, ebrea newyorchese, trentenne; non ancora baciata dal successo, in cerca di spunti per le proprie storie. Non le par vero di accogliere nel proprio cottage il giapponese fuggiasco e braccato da più parti; per aver modo di studiarlo con agio. La Dershowitz appartiene alla schiera degli scrittori velleitari che hanno bisogno di aver sottomano il proprio materiale, per trasferirlo sulla pagina. Mentre .per Boyle la scrittura è essenzialmente immaginazione. Water Music, per esempio, "è ambientato nell'Africa del diciottesimo secolo. È un'Africa letteraria, l'ho inventata io. È più divertente, in questo modo. E comunque non potevo certo permettermi un viaggio in Africa, a quei tempi. Ora, naturalmente, sono ricco e famoso, e così per scrivere L'oriente è l'oriente mi sono concesso due settimane nelle paludi di Okefenokee, in Georgia, con tre dei miei amici scapoli e ubriaconi. Abbiamo viaggiato su una Lincoln Continental bianca, praticamente in disarmo ..." Anche il Sud, di Boyle, però, nonostante il cospicuo investimento di denaro e il lavoro di ricerca, è un Sud letterario. La prosa del romanzo, caricaturale, grottesca, violenta e comica .allo stesso tempo, echeggia Flannery O'Connor e si prende gioco, oltre che di tutto il resto, anche del Southern Gothic, della tradizione letteraria che vuole gli stati meridionali teatro di eventi eccessivi e popolati da personaggi deformi e deformati. Lo spunto per il romanzo viene a Boyle da un fatto di cronaca brevemente riportato da un quotidiano, che riguarda un marinaio giapponese arrivato a nuoto sulle coste di uno stato del Sud e ritrovato dopo qualche settimana mezzo morto per i morsi degli insetti. Ma poi "Dato che scrivendo si crea il mondo, ci si può mettere tutto quello che si vuole. E io sono stato sempre affascinato dalle paludi, dagli animali che le popolano, dagli escrementi umani, dal fango, dai processi corporei... La letteratura è un esercizio dell' immaginazione; è una sfida a stabilire lo spazio della propria immaginazione". E quella di Boy le, se non della Dershowitz, è straordinaria. Sicuro che "se ci si ripete si è finiti", ha deciso, nel romanzo che ha appena finito di scrivere, di cambiare interamente tema e ambientazione, perché temeva che i suoi lettori "non ne potessero più di conflitti razziali e etnici, di giapponesi e di arabi". Così The Road to Wellville è "la storia di un signore di nome Kellogg che all'inizio di questo secolo decide di fondare a Battle Creek, Michigan, un sanitarium, una clinica; o meglio, un tempio della salute". La cittadina descritta da Boyle è un crocevia, oltre che di malati veri o immaginari, di ciarlatani, di affaristi, dì faccendieri decisi a sfruttare l'idea del dottore e a guadagnare un sacco di soldi brevettando e commerciando prodotti salutari. Battle Creek sembra una città del West durante la corsa all'oro: solo che i personaggi grotteschi che la invadono sono a caccia di corn flakes invece che di pepite. Oltre ai truffatori, agli affaristi e ali' emerito dottore (un vero tiranno, sessuofobo, scaltro e ignorante, che fa della sua clinica una vera e propria istituzione totale) ci sono i pazienti, o meglio, i clienti del medesimo, i salutisti a oltranza, i polli pronti a farsi spennare. Boyle prende di mira le manie salutiste degli USA anni Ottanta: la crociata contro il fumo, l'alcool o le droghe leggere, contro la bistecca, la moda dei cibi vegetariani e organici, le astruse teorie di dietologhi scaltri quanto improvvisati. "Il furore salutista che ha dominato il decennio di Reagan e di Bush ha origine nell'illusione di poter controllare e vincere la morte ... per i ricchi, di potersi comprare la vita eterna. Kellogg decide semplicemente di sfruttare questa paura". Per contrasto, la città fuori dal sanitarium è un paradiso di opulenza: alberghi, ristoranti, bische, negozi di lusso, dove i nuovi ricchi, resi tali dal business della salute, se la spassano alle spalle dei già ricchi, disposti a sborsare una fortuna per soffrire la fame. Come nei racconti, o nel romanzo precedente, Boyle parte da un sintomo di disagio della società americana, lo approfondisce, lo 27
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