ILCONTESTO dell'ozono oppure il surriscaldamento dell'atmosfera e cercano di raggiungere delle intese sulla legislazione che regola lo sfruttamento delle risorse naturali e sui valori limite a cui adeguarsi. Si tratta. soprattutto di un cambiamento di prospettiva: dal programma emerge non più la distribuzione della ricchezza, bensì quella dei rischi ambientali. 4 Dai conflitti internazionali, quindi, risulterà, senz'altro un nuovo paesaggio. Sembra che in questo momento si profilino all'orizzonte tre livelli di conflitto concernenti le responsabilità, i diritti a inquinare e i costi di prevenzione. Nel primo caso il dibattito riguarda l'identificazione delle vere cause per poter stabilire le quote di responsabilità tra i paesi. Pertanto, nel terreno neutro della Conferenza internazionale sul clima si è accesa una discussione sui vari tipi di emissioni che sono la causa principale dell'effetto serra. A chi deve essere principalmente addossata la colpa: ai coltivatori di riso dell'India, agli automobilisti statunitensi oppure soltanto a quel paese che produce una quantità di anidride carbonica superiore alla sua capacità di assorbimento? Nell'ambito del secondo livello di conflitto l'impegno dei diplomatici è diretto a massimizzare i diritti a inquinare in modo tale da assicurare, in un quadro di riferimento generale, uno sfruttamento residuo dell'atmosfera, della foresta tropicale oppure delle foche il più alto possibile per il proprio paese. Sulla terza questione - i costi di prevenzione - c'è stato un vero e proprio tiro alla fune su chi debba sopportare i costi di danni ambientali irrisolti: in che misura ·i paesi in via di sviluppo possono esigere una compensazione per uno "sviluppo sfuggito di mano", chi dovrebbe garantire i mezzi tecnologici. È evidente che un nuovo ordine di conflitti attende la diplomazia internazionale: i contrasti si accendono su dove vanno collocati i confini mondiali dei danni ambientali, in che misura si debba aspirare alla sicurezza ambientale e chi debba sopportarne i costi. Il tema delle trattative multilaterali, agli occhi dei paesi occidentali, non è più la scarsità di ricchezza, bensì la scarsità di risorse naturali. 5 Dal contenimento del comunismo al contenimento delle catastrofi Il piano di Truman per l'ordine globale prendeva le mosse dal!' idea che il libero funzionamento del mercato fosse la premessa per lo sviluppo e che lo sviluppo fosse la premessa per la pace. Al posto della violenza e della forza militare, la capacità produttiva doveva essere un elemento decisivo nella concorrenza tra i paesi, anche se gli interessi e gli ideali erano molto diversificati. In seguito, con l'ascesa degli Usa a potenza mondiale prevalse definitivamente anche una nuova concezione della potenza nazionale. Nel ventesimo secolo il potere si basa in misura crescente sulla potenza economica; il predominio sui mercati è divenuto più importante dell'ampiezza del territorio nazionale e la conquista di territori è passata in secondo piano rispetto alla conquista dei mercati stranieri. L'intervento politico e, all'occorrenza, anche quello militare è subordinato a questo scopo: serve ad assicurare la libertà economica e l'apertura dei mercati. Questa trasformazione ha avuto delle conseguenze anche sul piano linguistico con il passaggio dall'espressione difesa nazionale a quella di sicurezza nazionale. Per gli Usa la sicurezza della loro posizione di forza non dipende più dal loro territorio, ma dalla distribuzione del potenziale economico in tutto il mondo. "Sicurezza" significa preoccuparsi della stabilità delle condizioni politiche degli altri paesi, per favorire la ricchezza e la crescita economica. 10 Oggi, al contrario, diventano di primo piano rischi completamente nuovi per l'evoluzione economica mondiale: gli ostacoli di carattere ambientale. È ormai evidente che la crescita nell'ordine e nella stabilità necessita non solo di premesse di carattere politico: essa è determinata anche dalle condizioni ambientali. Oggi le rivolte e le guerre non vengono più spiegate solo con cause politico-ideologiche, ma fatte risalire ad altre ragioni, come la crisi ambientale. La scarsità d'acqua nel Vicino Oriente, le inondazioni in Bangladesh, le devastazioni in Senegal, il fabbisogno energetico in Cina o la deforestazione nelle Filippine possono divenire, da questo punto di vista delle cause di instabilità e conflitti economici. La destabilizzazione conduce i paesi al caos economico e influenza le migrazioni di popoli anche nel Nord. Nel caso in cui l'equilibrio dei gas atmosferici diventi importante quanto l'equilibrio dei poteri militari, allora dovrà cambiare anche il significato del termine "sicurezza": recentemente i provvedimenti miranti al rispetto dei cicli naturali sono stati riassunti nel concetto di "global security". 6 Dagli interventi per il rilancio a quelli per la prevenzione Truman aveva giustificato l'egemonia degli Usa non come facevano i colonialisti, nel senso di una tutela nei confronti di popoli ancora "minorenni", ma come garanzia di prosperità economica in tutto il mondo. Conseguentemente, furono create istituzioni nazionali e internazionali per !"'assistenza" e la "cooperazione" il cui intento, alimentato da un'illusione di potenza, era quello di stimolare la crescita economica. Gli interventi per lo sviluppo miravano a portare un paese sulla strada del progresso, e, essenzialmente, erano concepiti come interventi per la modernizzazione. Ora sono passati i tempi in cui la "ripresa" del Sud rispetto al Nord era all'ordine del giorno. Attualmente la questione degli interventi per lo sviluppo verte essenzialmente sul tentativo di salvare il salvabile con strumenti piuttosto blandi, e contribuire sia in senso economico che in senso ecologico alla "sicurezza per la sopravvivenza" dei poveri, come indica il nuovo termine della politic;:tdello sviluppo. Gli aiuti allo sviluppo non hanno più nulla a che vedere con il loro nome, dato che nessuno più crede seriamente ad uno sviluppo effettivo. Si tratta, invece, di arrestare la recessione e di occuparsi di questioni come acqua potabile, impianti per la combustione compatibili con l'ambiente o la scarsa possibilità di accesso ai mercati. Gli interventi per lo sviluppo diventeranno una sorta di sovvenzione permanente per i nullatenenti di tutto il mondo oppure, nella migliore delle ipotesi, una parte integrante della politica sociale internazionale. Sono passati anche i tempi in cui gli interventi per lo sviluppo erano attuati per facilitare una crescita autonoma. La nuova giustificazione per una "politica dello sviluppo" risiede non negli interventi verso il rilancio, ma nella prevenzione verso l'acutizzarsi delle situazioni di crisi. Nella politica dello sviluppo prevale un ottica di autodifesa, precisamente per evitare, attraverso i provvedimenti per l'assistenza, che un collasso del Sud travolga anche le società del Nord. Dopo che per molto tempo gli interventi per lo sviluppo sono serviti alle nostre proiezioni utopiche, ora saranno delegati ad acquietare i nostri timori. Dal desiderio di progresso al desiderio di stabilità Questo nuovo atteggiamento trova la sua espressione militare nei piani per le forze di intervento rapido multinazionali; se esse verranno costituite in ambito Ueo, Nato oppure Onu è una
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