EDUCATORIE DISEDUCATORI Non apprezzavo molto la mia idea didattica; in quanto "idea" era stata un pretesto, e lo sapevo bene. La considerazione che feci esercitando una specie di esame a, rebours fu questa: durante tutta la spiegazione mi comportai - in parte inconsciamente - in modo che essi non si accorgessero del mio gioco, forse per quella discrezione e quel ritegno che non mi abbandonano mai, e poi perché mi sembrava che fosse umiliante per loro colpirli così alle spalle, sfruttare la loro credulità, la loro disponibilità. Ma c'era Scuolasenza feticci Il fanciullo esce dalla scuola elementare all'incirca con due nature: una, la propria, che sta al livello di sé medesima con tanta naturalezza da fornire, del fanciullo, la convenzionale idea di un tutto saturo di mistero e di innocenza: di imprendibilità. La seconda è quella formatasi con la tettonica esteriore delle intimidazioni e delle prevenzioni, che sono quasi gli apriorismi dei suoi giudizi e delle sue scelte. La prima intimidazione impietosa, severa si avrebbe già con il Battesimo; ma questo è un altro discorso. Così l'impube se da una parte riesce a protrarre i godimenti fino alla morosità e alla ricaduta e sa mettere a tacere i veti attraverso la gratuità e la naturalezza del suo stato (la timidezza, la vergogna, l' innocenza non sono che armi possedute da lui a tale scopo), dall'altra parte si sono già fissate in lui quelle nozioni o convinzioni che precedono e preparano i conformismi dell'adulto. Non c'è evidentemente nessuno che accetti Dio e le formule morali, il Paradiso e l'Inferno, con più persuasione, con più spirito di parte dell'impube. Egli, il Gratuito, vive proprio nel cuore dell'Autorità: se ama la Madre, colui che egli ammira è certamente il Padre! Verso i diciassette anni, crediamo, quando si ha il momento tipicamente cristiano dell'uomo, quando cioè si hanno fortissimi contrasti che giungono fino alla drammatizzazione, raccogliendosi intorno ai due poli del sesso e dello spirito, si ha il momento in cui le due nature si sopportano meno fra di loro. Poi nella maggior parte dei casi è automatico che gli apriorismi e le intimidazioni la vincano sull'autentico e nasca l'adulto "in serie". Se la questione è da porsi in questi termini, è facile intuire quale dovrebbe essere la funzione dell'educatore-insegnante: dovrebbe essere un lavoro di liberazione e di depurazione (ecco perché è assurda l'obbligatorietà dell'insegnamento religioso nelle scuole: la religione è una conquista non un acquisto), in seanche una terza ragione: la mia passione pedagogica non avrebbe avuto più senso se avesse chiamato su di sé l'interesse dei ragazzi, se non fosse stata puro e impersonale veicolo di insegnamento! Ed ecco che fui illuminato improvvisamente. Capii che erravo credendo che il nostro rapporto dovesse essere un rapporto di reciproco amore: no, io dovevo mettermi in disparte, ignorarmi, dovevo essere mezzo, non giàfine, d'amore. Da "Il mattino del popolo" del 29.2.1948 guito a cui venga riprovocata nell'impube la sua vera natura, ripercorrendo .a rebours le cristallizzazioni dell'autorità. E poiché è ovvio che quella sua natura prima, individuale non è altro in fondo che potenzialità a peccare e quindi a riscattarsi, ossia in senso negativo e positivo peccaminosità, quello che l'educatore dovrebbe fare non sarebbe altro che mantenere il ragazzo in tale suo clima per creargli la benefica abitudine di una sia pur rozza introspezione. Chi agisce in senso contrario (ciò che avviene nell'assoluta, quasi totale maggioranza dei casi!) si comporta, a noi sembra, come una specie di demiurgo della infelicità e dell'angoscia, proprio mentre si considera un savio propinatore di salute! Egli infatti mantenendo i suoi scolari in un' atmosfera di categorie e di assiomi, di obbedienze e di fiducie, non fa che illuderli di una "sicurezza" della vita (degli adulti) e sedimentare nell'animo dei ragazzi una serie di equivoci, gettando le basi per la delusione nel peggiore dei casi, per la superficialità nel migliore. Quando invece è dimostrabile che il ragazzo fin dai primi momenti debba acquistare coscienza non solo della propria eccezionalità, ma anche di quella degli altri, venendo così a porsi nei confronti dell' esistenza in uno stato d'animo critico e polemico. Anzi la critica dovrebbe essere la prima cosa da coltivare in un ragazzo, anche se questo dovesse costare la caduta di un'infinità di idoli: primo idolo da far cadere è l'insegnante stesso, il quale dovrebbe così mostrarsi al suo scolaro con tutta la sua umanità immediata e quasi informe, tenendosi il più possibile lontano da quella rappresentativa carica di convenzione a cui la maggior parte degli insegnanti tende ad approssimarsi. La dignità, la distanza, la indeterminatezza di una vita fisica e sessuale, quanti mostri che guardano minacciosi il ragazzo dal- !' alto della caduta. Il professore diviene così una specie di feticcio a cui il ragazzo tributa il suo più o meno cosciente terroLATERRA 31 re. (Non vogliamo affatto con questo dare validità a un certo contegno "alla mano" dei professori-macchiette, per carità! E nemmeno a certo linguaggio quasi da caserma che certi insegnanti usano non trovando di meglio per umanizzarsi... L'obiettivo della nostra polemica non è il professore severo ma il professore convenzionale; non vediamo perché il ragazzo debba trascinarsi dietro per tutta la vita l'ombra di questo feticcio; e dato che egli gli inventa dei nomignoli o ne fa la caricatura sulla lavagna durante i minuti di ricreazione, saremmo quasi tentati di dire che, ebbene, questo riso sia la sua salvezza, la sua cosciente salvezza!). Ma come suscitare nel ragazzo il gusto della critica e provocare la caduta degli idoli? Evidentemente immettendolo in un clima di scandalo e di incertezza, in cui le cose "eterne" non siano quelle imparate a memoria, ma quelle che più somigliano alle vocazioni che sono in lui (per esempio, quelle che gli si rivelano e gli si presentano mentre gioca): la passione a creare, !_acuriosità, l'impulso a impadronirsi ... E ciò che poi si trasforma nella così detta "virtù premio a se stessa", ossia in passione autosufficiente. Del resto in tal modo resta delineato lo scopo dell'educazione che è creazione di una cultura. Da "Il mattino del popolo" del 25.12.1947. Redazione: Gianfranco Bettin, Giacomo Sorella, Goffredo Fofi, Filippo Gentiloni, Piergiorgio Giacchè,Luigi Manconi, Santina Mobiglia, Antonio Monaco, Giuseppe Pontremoli, Lia Sacerdote, Marino· Sinibaldi. Progetto grafico: Andrea Rauchi Graphiti Editore: Linea d'ombra Edizioni srl Via Gaffurio 4, 20124 Milano Tel. 02/6691132 Fax: 6691299 Distrib. edicole Messaggerie Periodici SpA aderente A.D.N. - Via Famagosta 75 Milano Tel. 02/8467545 Distrib. librerie POE Viale M. Fanti 91, 50137 Firenze Tel. 055/587242 Stampa Litouric sas,Via Rossini 30, Trezzano SN (Ml) Tel. 02/48403085 LINEA D'OMBRA Mensile di storie, immagini, discussioni. Iscritta al tribunale di Milano in data 18.5.87 al n. 393. Direttore responsabile: ·Goffredo Fofi Sped. Abb. Post. Gruppo 111/70% Numero 77 - Lire 10.000 Abbonamenti Annuale: ITALIA: L. 85.000 a mezzo assegno bancario o e/e. postale n. 54140207 intestato a Linea d'ombra. ESTERO L. 100.000 < ;;; = = . li: . e =
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