Linea d'ombra - anno X - n. 77 - dicembre 1992

DENTRO LA SCUOLA Né ci si è chiesto - forse perché lo si considera scontato - qual è il valore e la funzione del libro scolastico nell'odierna scuola italiana. Perché, insomma, è quasi impossibile pensare a un processo educativo che non passi necessariamente attraverso non dico al libro tout court, che è un altro discorso, bensì a quel volume convenzionalmente, e tuttavia ufficialmente, indicato come sussidio scolastico? Quel libro, voglio dire, che non troverete mai in una libreria ma che di solito ordinate dai cartolai, che scegliete non dopo aver consultato un catalogo o aver letto una recensione ma dopo che un insegnante e un'intera scuola ve lo hanno imposto in maniera di fatto tassativa (solo pochi, scafatissimi studenti, infatti, riescono a eludere la prescrizione didattica: e comunque di solito non la passano liscia). Un libro, dunque, sostanzialmente protetto, e non solo in senso negativo: perché, a dire il vero, quello per la scuola è un volume che mediamente costa molto meno rispetto ai libri-che-si-vendononelle-librerie, almeno se badiamo al rapporto qualità (illustrazioni, tipo di carta, numero di pagine, ecc.)/prezzo. Ma, appunto, è proprio il relativo privilegio goduto da una merce così ben tutelata a rendere possibile un tale effetto-calmiere. Del resto, chiedersi se il libro scolastico sia veramente utile è tanto più attuale in quanto molti hanno la sensazione che certi volumi abbiano assunto dimensioni sempre più incongrue e.sproporzionate rispetto alle esigenze della scuola. Di modo che, se volessimo andare alla ricerca di un'altra possibile definizione del nostro oggetto, potremmo dire che il libro scolastico è il libro che pesa. Lo sa benissimo, e lo verifica ogni anno in termini di profitti, il consiglio d'amministrazione dell' Invicta, che ha ormai definitivamente reso ecumenico l'uso dello zaino per studente. Mai bisogno - verrebbe da dire - è stato tuttavia meno indotto: voi come riuscireste a trasferire a scuola il greve corredo librario imposto da insegnanti e editori? Ed è poi un corredo, se guardiamo agli effettivi contenuti dei singoli pezzi, che appare sempre più caratterizzato dalla legge dell'accumulo di materiali eterogenei. Le dimensioni spropositate dei volumi si possono infatti spiegare nei seguenti termini, che definirei di tipo didattico-merceologico: dato che un libro per la scuola si rivolge, almeno in teoria, a tutti gli insegnanti, e dato che periodicamente cambiano le impostazioni didattiche considerate alla moda, succede che dentro ai volumi in questione si sedimentino metodologie e orientamenti affatto eterogenei, i quali tuttavia hanno il compito ben preciso di soddisfare il maggior numero possibile di utenti (di insegnanti, appunto). In altri termini, manca a quasi tutti i prodotti un principio di selezione, e tutto può essere messo in relazione con tutto. Il libro per la scuola finisce un po' per assomigliare a un ipermercato dove, sapendoli cercare, è possibile imbattersi proprio nei prodotti che ti interessano, qualsiasi siano i tuoi gusti: insegnante tradizionale ovvero progressista, favorevole a una didattica operativa oppure a un metodo più contenutistico, fanatico delle attività libere oppure fautore di una certa prescrittività, e così via. Il peso materiale, insomma, è la traccia LATERRA 27 residua dell'ecumenismo coatto che turba i sonni delle case editrici, dei loro autori e dei loro redattori. E non è arbitrario concluderne che là dove si privilegia una politica della stratificazione indiscriminata, non solo si producono mattoni-libro grevissimi, ma -e soprattutto- si fa un cattivo servizio alla cultura e all'educazione, che infatti non è propriamente quel luogo dove tutte le vacche sono nere. Perché, a ben vedere, la domanda centrale è se il libro scolastico possa assolvere una funzione davvero educativa e formativa, se cioè la sua presunta (e comunque ufficialmente consacrata) indispensabilità abbia ricadute davvero positive nella pratica didattica. E la risposta alla domanda, a mio avviso, muta di molto se guardiamo alla questione dal punto di vista degli studenti oppure degli insegnanti. Intanto, a me sembra abbastanza chiaro che per lo studente il libro scolastico non è affatto indispensabile. Non c'è bisogno d'avere un'enorme cultura didattica per sapere che appunti, fotocopie, enciclopedie (presenti in tutte le biblioteche di quartiere o di paese), nonché l'acquisto di volumi editorialmente 'normali' (cioè a dire non connotati in senso didattico) possono surrogare certi pletorici libri di testo. Forse non tutti i libri, beninteso, giacché appare assai difficile e in fondo poco economico fare a meno di taluni manuali (come certi di storia o di scienze o di geografia) che davvero sono frutto di unaricerca didattica assai seria, e soprattutto sanno parlare allo studente pensandolo come tale, e non come un'astrazione costruita a tavolino. Tutto vero, senza dubbio: e tuttavia, se davvero cominciassimo a ricercare i prodotti oggettivamente insostituibili, ci accorgeremmo che non sono proprio molti. E anzi ci renderemmo pure conto che - in fondo - le parti sicuramente preziose sono quasi unicamente quelle operative, pratiche: cioè a dire gli esercizi. Ma fra un eserciziario e un libro vero e proprio -chi non lo sa?-c'è una bella differenza, soprattutto di prezzo. Allo studente, in altri termini, interessa soprattutto che davanti a lui ci sia una persona (che di solito viene chiamato maestro o professore) che sappia insegnargli, fargli amare e capire, la materia impartita. Molto banalmente, chi studia ha bisogno di un rapporto il più possibile vivo, e non puramente manualistico, con lo studio, ha bisogno costantemente di passare dalla teoria alla pratica (se la materia è teorica) e dalla pr~tica_all~ teoria (nel caso opposto), secondo tempi e ntnu che nessun libro può tratteggiare in maniera definitiva, e che si precisano nel qui-e-ora del rapporto con i compagni e con il docente. Del resto, basta chiederlo agli studenti stessi: e ci si renderà conto che le loro lamentele più frequenti colpiscono non certo la qualità dei libri adottati, la serietà del lavoro svolto dall'insegnanw. Ma il discorso si rovescia se dalla dello studente passiamo a quella del medio; e se pensiamo soprattutto a giovane, che si trovi oggi a la rio nella scuola i · < e = .. I: .. e: I

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