Linea d'ombra - anno X - n. 77 - dicembre 1992

DENTRO LA SCUOLA Palestina, Striscia di Gaza, Jabalia Camp interno (1988). Milano come dappertutto aumenta il numero dei supermarket e si dimentica lo stato d'infanzia. A Mazara del Vallo i ragazzi e le ragazze in classe si soffermano sulle parole dell'articolo della Ortese. Sono in molti a sostenere che il direttore ha fatto bene a chiedere l'intervento delle forze dell' ordine e a non accettare i soldi dei poliziotti, perché la vecchietta ha rubato e deve "pagare". Il silenzio di qualche ragazzina parla contro; la spaurita quindicenne gracile, figlia di un coltivatore della terra, ricorda i picciutteddi di venticinque anni fa; uno tutto occhi spavaldi, figlio di un marinaio, sorride ammiccante chi sa mai perché; un altro assorbe come uno spettatore televisivo. Alla stazione che attraverso quotidianamente, riparato dal sole cocente del meriggio, un vecchio si rivolge a un tizio seduto sulla panchina accanto a lui: "Lo sai che ho 88 anni?". L'altro finge di non sentire, io ascolto: "Quest'anno aspettavo i miei due figli; uno è in Germania, l'altro in Svizzera. Mi hanno telefonato e mi hanno detto che verranno l'anno prossimo. Ancora dodici mesi! Forse non mi troveranno più!". Il suo rammarico nel futuro, rivolto al passato, è legato all'idea di un viaggio da parte dei-figli che potrebbe rivelarsi inutile! A casa viene l'idraulico: si insinuano fatti di sangue. Due cugini litigano attorno e per un albero: uno sostiene che l'albero non può continuare a crescere sul sentiero, va sradicato; l'altro non ne vuol sapere, l'albero lì è sempre stato e lì resterà. Il primo dà un colpo di zappa sulla testa del cugino che si abbatte sul solco del terreno. Il ferito se la cava con una emiparesi, tuttavia non denuncia il cugino. Questi, pochi giorni dopo, viene ricoverato in ospedale per una cisti in testa. Dell'albero non si sa più nulla. LATERRA 21 Marito e moglie litigano: lei vuole in regalo una pelliccia; lui dice che per il momento non può comprargliela perché il denaro finisce tutto nella casetta al mare. Entra in scena il vecchio padre di lei e minaccia il genero che ribadisce che non può accontentare la moglie: il vecchio va a trovare il marito della figlia in campagna, lo colpisce ripetutamente alla testa con una zappa. Albero, zappa, pelliccia: la zappa non serve più per zappare; l'albero è il terreno edificabile; la pelliccia è il prestigio della ostentazione della forza. Albero, zappa e pelliccia diventano emblemi di un innesto mostruoso, che genera violenza stupefacente. L'Isola consente che il mare l'abbracci ma gran parte dei suoi abitanti si abbarbica sulla terra ferma, nelle case, pronti a sostenere che il mare è infido e amaro, solerti nel respingere l'insularità dell'Isola e non sono contadini. Mazara è ridente sul mare, ha un piccolo cuore antico, oggi detto quasi con spregio, casba - la città nuova è tutta proiettata nel futuro: banche e banche, Benetton, Stefanel, Sisley, supermercati, boutique, videoteche - e anche due cinema d'inverno, diverse edicole, una sola libreria, tanti panifici e pasticcerie. Se ci si inoltra per le viuzze e i vicoli del vero centro capita spesso di sentirvi risuonare musiche e canzoni arabe; nelle vecchie case abitano i tunisini mazaresi, ma per le strade raramente li si incontra; gli uomini lavorano in mare, alcuni fanno i braccianti e i pastori; le donne lavorano nelle case proprie e in quelle altrui; i bambini, invece, vanno a scuola anche al pomeriggio - fatto eccezionale, ricuperano la loro lingua madre. Cerco il pane arabo: non ci sono panifici di tunisini per tunisini. Leggo ldrisi, "Nuzhat el- . e I

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