20 VISTA DALLA LUNA ~ t:: <t: ...J Maria Concetta Sala Maria Concetta Sala, siciliana, ha lavorato a Milano presso Feltrinelli e Adelphi. Attualmente insegna lettere in un Istituto magistrale di Palermo. DENTRO LA SCUOLA Ritornare in Sicilia In un mondo sempre più in balia degli eccessi, della dismisura, si avverte la necessità di limiti che racchiudano spazio e tempo e consentano allo sguardo di fissarsi sul reale. La Sicilia si mostra recinto perfetto, delimitata come è dal mare; dal1'isola è possibile lanciare segnali in qualsiasi direzione del continente e vagliarne attentamente gli echi. Guarda; tieniti dentro il recinto; lascia affluire i suoni della lingua materna, le parole, le cose, i colori; non giudicare; non cedere alla tentazione della fantasticheria e della distrazione - sono regole quasi ossessive che mi accompagnano nel viaggio di "ritorno" verso l'Isola, dopo diciotto anni di assenza, vissuti in gran parte a Milano. Il primo approdo è Mazara del Vallo nel settembre 1991, dove vivrò fino al giugno 1992, insegnante di Lettere all'ltis "Ruggero d'Altavilla". Da uno spiazzo dietro la stazione di Palermo partono i pullman della società Salemi diretti a Mazara; ci si può arrivare anche in treno, ma allora il viaggio dura circa tre ore invece che un'ora e mezza; il costo del biglietto è quasi lo stesso. Il pullman percorre l'autostrada Palermo-Mazara a velocità sostenuta; i passeggeri sonnecchiano. Il mare verso Capaci sfodera una increspatura grigio-verde che fa rabbrividire. Poi ci si inoltra in un paesaggio di colline vaghe e irriverenti che non hanno eguali; sulla retina è rimasta fissata la linea dell'orizzonte marino. Sono al di qua .. Dall'alto occhieggia l'azzurro nell'intarsio delle nuvole che gioconde si velano e si denudano. Ciò che è rovente nell'aria, nel segreto appartiene al cuore dell'Isola; la si avverte in pieno quando si tocca il suolo: è quest'ultima che scotta, emanazione di un fuoco sotterraneo. Folgorante appare dentro, quasi per rimbalzo, l'immagine dell' Annunziata di Antonello da Messina: lo sguardo, leggermente attonito, fissa di sbieco; le sottili labbra impercettibilmente vibrano; la mano sinistra chiude con una carezza i lembi del manto azzurro che incornicia in un rigore monacale il volto; la mano destra si arresta verso l'alto, sfiorata da un cenno, un alitare inatteso. Il mistero è nel moto rapido colto per intero dalla tensione delle dita. Il resto è silenzio. Nel giro di ventiquattr'ore, grazie alla ragnatela dei vicini dei vicini trovo un appartamento: tre camere, cucina, bagno, 320000 lire al mese. Le finestre di due camere danno su un giardino-orto, allietato da un banano svettante e dai profumi di arbusti di rose e rosmarino, di qualche albero di limoni, arance, amarene, da un nespolo. La cucina si apre su una corte interna in gran parte libera verso il cielo e abbagliata dal sole. L'ltis "Ruggero d'Altavilla" si trova in contrada Affacciata - su Mazara, sul mare - un poco fuori dal centro abitato; ci si arriva con un bus cittadino. Vado alla ricerca dei biglietti: non esistono, qui si viaggia gratis. "È sufficiente un buongiorno e grazie" - mi dice l'autista. In sala dei professori il Cristo crocifisso e, sopra di esso, il ritratto dell'ex presidente della Repubblica, allora in carica, Francesco Cossiga, che si impressionano al mio sguardo come il bromuro d'argento alla luce. Avrò modo di capire nel corso dell'anno che si tratta di "presenze" che troverò in molti luoghi pubblici. Quel che non riuscirò a datare sarà invece lo spostamento del1'immagine del presidente al di sotto della croce. Devo aver sognato. Qualche battuta su questi segni di "socialismo reale" e giunge uno stupore ridondante: "Ma vero mi dici? ... Il Crocifisso? ... Cossiga? ... Beh ... e chi ci aveva mai fatto caso!". La sicilianite è unmineraledetto volgarmente celestina; la sicilitudine è un'impronta che fa raggrinzire. I ragazzini e le ragazzine delle due classi del biennio si presentano con la fronte liscia, gli occhi scuri e chiari pronti più della lingua a catturare l'avversario. Essi trovano sui banchi le fotocopie di uno scritto di Anna Maria Ortese, apparso sul "Corriere della Sera" del 3 settembre 1991, che narra un fatto di cronaca milanese: una vecchietta ruba per l'ennesima volta nello stesso supermercato, il direttore chiama le forze dell'ordine. I poliziotti vorrebbero pagare il dovuto e non arrestare la vecchia donna; ma chi dirige il supermercato si mostra irremovibile e intransigente. La Ortese commenta l'accaduto riportando fra l'altro una storia anteriore di cronaca milanese: un bambino finisce tra le ruote di•un tram, il padre accorre, scende tra quelle ruote pronto a condividere la sorte del figlio. E in quei momenti di terrore e angoscia il bambino pronuncia parole stupite di fulminea rivelazione: "Siamo come le formiche, non è vero papà? Siamo come le formiche!". Lo sguardo infantile è pronto a cogliere ciò che gli si presenta dinanzi e grazie a questo indica parole e cose che illuminano l'intera esistenza. A
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