Linea d'ombra - anno X - n. 77 - dicembre 1992

IL CONTESTO mondo. Ciò non soltanto perché se non si realizza, presto, un radicale miglioramento del tenore e della qualità della vita delle popolazioni povere del Terzo mondo, esse saranno portate ad agire sempre di più in modo tale da causare conseguenze estremamente negative per masse di persone appartenenti a molte generazioni a venire; ma anche perché non debbono essere, ancora una volta, i più poveri del mondo a pagare il prezzo più alto per salvaguardare il benessere delle generazioni future. Le istanze della giustizia intergenerazionale e quelle della giustizia internazionale sono dunque indissolubilmente connesse. Note 1) Per questi e altri dati rilevanti cfr. E. Turrini, La via del sole, Edizioni cultura della pace, Firenze, 1990, pp. 12 e sgg. 2) Cfr. P. Cloud, "Minerai Resources in Fact and Fancy", in W.W. Murdoch, ed., Environment: Resources, Pollution, and Society; Sinlauer Associates, Stanford, 1971;T .S. Lovering, "Minerai Resources from the Land", in Resources and Man, ed. by the Committee on Resources and Man of the National Academy of Sciences, H.H. Freeman, San Francisco, 1969. 3) World Climate Programme. "Conference Statement", Report of the lnternational Conference on the Assessment of the Rote of Carbon Dioxide and of other Greenhouse Gases on Climate Variations and Associated lmpacts (WMO, 661,1986). 4) Cfr. R.B. Burton, "A Philosopher Looks at the Population Bomb", in W.T. Blackstone, ed. Phylosophy and Environmental Crisis, University of Georgia Press, Athens. 5) Per quanto riguarda la necessità di misure di coordinamento sociale necessarie a contenere l'esplosione demografica cfr. F. Miller and R. Sartorius "Population Policy and Public Goods", Philosophy & Public Affairs, 1979. 6) Gli articoli 9 e 44 sono quelli qui più rilevanti - ma chiaramente insufficienti. 7) Ho attinto questi dati ali' utile appendice in cui E. Brown Weiss ha raccolto gli articoli delle costituzioni degli stati membri dell'ONU che sono più rilevanti in materia di salvaguardia dell'ambiente in vista anche degli interessi delle generazioni future; cfr. E. Brown Weiss, In Fairness to Future Generations, Transnational Publishers, Dobbs Ferry, New York, 1989, Appendix B, pp. 297-327. Questo testo è stato letto al convegno su "Rischi e opportunità globali" tenuto a Perugia dal 29 al 31 ottobre 1992 a cura dell'Associazione Aldo Capitini. Ringraziamo Pontara e gli organizzatori del convegno per avercene autorizzato la pubblicazione. La 11 sicurezza'' al posto dello sviluppo Le trasformazioni dei rapporti Nord-Sud Wolfgang Sachs Le guerre producono spesso un'accelerazione della storia, fanno precipitare gli eventi e introducono nuovi modi di percepire la realtà. Questo è quanto è accaduto con la guerra del Golfo nel 1991. Nei mesi successivi al conflitto è diventato chiaro che la guerra aveva lasciato dietro di sé segni di violenza non soltanto sul campo di battaglia, ma anche nelle menti degli spettatori occidentali. Con la guerra del Golfo è finita l'epoca in cui i rapporti tra Nord e Sud erano pensati e interpretati attraverso il concetto-chiave di "sviluppo". Ora, invece, si delinea un'epoca in cui la politica nei confronti del Terzo Mondo sarà dominata dal tema della "sicurezza". La visione di Truman Anche se è difficile stabilire con esattezza l'inizio di una nuova epoca, l'apertura ufficiale dell'era dello "sviluppo" conosce un'ora e una data precise. Il 20 gennaio 1949, il presidente americano Harry S. Truman, in una dichiarazione davanti al Congresso, definì per la prima volta la maggior parte del mondo come "aree sottosviluppate" .1 Tale concezione, che etichettava le diverse condizioni di vita del Sud del mondo sotto l'unica categoria di "sottosviluppo" avrebbe portato enormi conseguenze. La nuova parola non fu scelta a caso, ma corrispondeva ad una precisa visione del mondo: secondo Truman tutti i popoli della terra seguivano un processo di sviluppo comune, alcuni in modo più veloce, altri più lento, ma tutti nella stessa direzione. In questo processo, per Truman, i paesi del Nord, soprattutto gli Stati Uniti, erano avanti, mentre gli altri, il cui reddito pro-capite era di molto inferiore a quello deglI USA e dell'Occidente, erano indietro. A prescindere dagli ideali che i peruviani, i filippini o i kikuyu volessero realizzare, Truman riconosceva in loro unicamente una retroguardia, per la quale doveva valere l'imperativo storico di 8 riguadagnare terreno lungo la strada dello sviluppo, avvicinandosi ai paesi ricchi. Questi ultimi avrebbero assistito i paesi più poveri con generosità, attraverso quella operazione che successivamente sarebbe stata definita come "aiuti allo sviluppo". Con Truman le idee guida cambiarono rispetto all'epoca precedente: al lento "progresso civilizzatore" del colonialismo fu contrapposto il rapido "dinamismo economico", e lo "sviluppo" divenne un concetto chiave. 2 Tutto ciò che le società economiche del Nord pensavano di loro stesse fu proiettato al resto del mondo: il livello di civiltà di un paese simisurava sul suo livello produttivo. Di conseguenza Truman concepì il mondo come un'arena economica in cui i paesi si facevano concorrenza in base alle cifre del loro prodotto interno lordo; la politica dello sviluppo aveva quindi il compito di abilitare le nazioni più giovani a gareggiare in questa arena. In realtà, Truman aveva assolutamente bisogno di una simile riconcettualizzazione del mondo. Dopo il crollo dell'Europa e del suo potere coloniale, gli Stati Uniti vedevano loro stessi come la nuova potenza globale, a cui spettava il compito di proporre e imporre un nuovo ordine mondiale. Interpretare la storia come la via verso lo sviluppo, con gli Stati Uniti all'avanguardia, era fondamentale. Infatti con l'annuncio di uno "sviluppo" l'egemonia dell'Occidente aveva un fondamento logico, che diversamente dai tempi del colonialismo, non dipendeva più dal possesso di territori; era molto più importante la potenza economica e l'inserimento nell'orbita del mercato mondiale. Grazie a questa idea di "sviluppo" gli Usa potevano rivendicare il diritto all'egemonia, che avrebbe consentito loro di occuparsi, in ogni parte del mondo, del libero ordine economico, anche con mezzi spesso discutibili. Con il passare del tempo l'idea di una rapida ripresa dei paesi

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