Linea d'ombra - anno X - n. 76 - novembre 1992

SAGGI/GASS denaro cominciava a scarseggiare, o per dare impulso alle loro carriere. Henry James e T.S. Eliot divennero espatriati per vocazione, per convenienza, e per una vaga avversione verso il loro paese d'origine. In un certo senso, si erano sempre comportati da inglesi, e il loro trasferimento non fece altro che confermare la loro identità. Solo Ezra Pound fu un vero esiliato, e non lo diventò prima della sua carcerazione a St. Elizabeth. Rinchiuso in un manicomio (un espediente a cui si fa spesso ricorso), dopo tanti anni passati in Europa, egli acquisì, tra i tanti disagi che gli vennero inflitti dalla madrepatria, il dubbio status di esiliato. Oggigiorno si può essere molte cose oltre che un esiliato: si può essere un immigrante, uno straniero indesiderato, uno sradicato senza patria, un dissidente, un espatriato, un estradato, un clandestino, un criminale, un colonizzatore, un turista, un olandese volante, un Robinson Crusoe, un ebreo errante. Essere esiliato non significa essere cacciato da un posto qualsiasi, ma dalla propria casa; significa perdere la propria casa laddove la casa suggerisce un senso di intima appartenenza e le nodose radici della propria identità. Non è possibile sentirsi esiliati dal circolo del caffè perché lì non abita nessuno. Posso essere bandito dal mio circolo o destituito dall'esercito, espulso da scuola o escluso dal gioco, ma non posso essere esiliato da nessuno di questi posti. Tuttavia, i neri che furono resi schiavi e portati via dall'Africa vennero esiliati dalla razza umana, e ridotti a strumento, a macchina, a denaro. I neri non hanno ancora ottenuto il diritto di entrare in America. Ne costituiscono l'arteria scura che nessuno ha mai voluto riconoscere. Posso essere costretto a lasciare il mio paese d'origine da un usurpatore o da un esercito che lo conquista, ma finché non vengo escluso dal mio paese, non sono mai un vero. esiliato. L'esilio implica un rifiuto da parte di qualcosa che ci sta a cuore, come se il nostro volto allo specchio ci facesse una smorlia mentre lo guardiamo. È una ferita narcisistica. La nostra specie non è in grado di rigenerare i propri arti. Solo in rari casi, e tempestivamente, una parte tranciata può essere ricucita come il dito di un guanto. Forse, come fece Gertrude Stein, si può fingere di essere un turista per trent'anni senza mai diventare un esiliato, ma solo uno Yankee che ha fatto un prolungato viaggio all'estero. Forse si può scrivere a Trieste, a Zurigo e a Parigi, diventando più irlandese che mai, un dublinese dell'immaginario. Forse. Un'amica mi ha raccontato come ci si sente a lasciare la Germania Est a dieci anni, e a lasciarsi alle spalle i veri compagni del cuore. Aveva moltissime bambole che curava nel più materno dei modi, raccontava loro tutto quello che le succedeva, divideva con loro tutte le sue letture, e spiegava loro tutto ciò che provava e pensava. In particolare, inventava una storia diversa per ognuna di esse, perché ognuna aveva una sua personalità e precise inclinazioni. Inevitabilmente le storie finivano per intrecciarsi fra di loro, creando un'unica, ricca narrazione, che lei identificava in parte con la bambola che più la meritava, e in parte raccontava alla bambola che più la desiderava. In questo modo aveva un'ascoltatrice privilegiata in ogni momento della sua vita, un'ascoltatrice che sapeva ascoltare come lei sola sapeva fare, simpatizzando con lei, sostenendola, e forse perdonandola più di quanto lei stessa 88 non sapesse fare. Prima di partire le dissero che poteva portare solo una bambola con sé. L'espatrio della famiglia era clandestino, e dovevano viaggiare leggeri. Ma quale scegliere? Come poteva lasciare le altre in balìa di se stesse, per finire magari trascurate è maltrattate? Come poteva lasciare un filo intatto e spezzare tutti gli altri come se dovesse essere lei a decidere del loro destino? Da quel giorno non giocò più con le bambole, e non inventò altre storie. Racconta che per un periodo chiuse il suo animo come un negozio. Naturalmente ora potrebbe tornare ai suoi "fantasmi originari". Ma i giorni delle bambole sono finiti. Quando vieni esiliato da un luogo della tua vita, lo sei anche da un periodo-dall'infanzia, nel caso della mia amica. Il cuore ferito guarisce, ma il cuore guarito continua a dolere. Qual è esattamente il delitto per cui l'esilio può rappresentare una punizione adeguata? Ci sono tanti malfattori intorno.a noi: assassini, rapinatori, ladri, stupratori, vandali, tossicomani, estorsori, rapinatori, scassinatori, parassiti, ladri di denaro pubblico, incendiari, borsaioli, scippatori, spacciatori, insabbiatori, usurai (una massa di malfattori di cui forse facciamo parte anche noi); quelli che fanno telefonate oscene, quelli che picchiano i neonati, quelli che rubano elemosine ai poveri, che sperperano i risparmi altrui nell'alcool o nel gioco, che sofisticano e avvelenano, che manipolano e truffano, che barano al gioco, o che sono rei di contraffazione, di corruzione, di violazione, di inquinamento, di manovrare i giudici, di evadere il fisco, di diffamare, di sfigurare, di plagiare, di spiare, di crimini gravi e di misfatti, inclusi i reati di terrorismo e di alto tradimento; e tutti questi, e gli altri che non ho elencato ma che appartengono a questa categoria - come i padroni di cani che sporcano i marciapiedi, come i vandali che insudiciano i nostri viali e i nostri muri, che abbattono alberi secolari e antichi edifici, che avvelenano l'aria, che offendono lo sguardo e schiamazzano nelle nostre orecchie - vanno semplicemente messi in gattabuia, e tenuti ben rinchiusi nel recinto per periodi indeterminati da passare in modo sgradevole; ma nessuno di essi, compreso quelli che minacciano la sicurezza dello stato disertando, vendendo segreti di stato, disobbedendo ai superiori, o abusando del loro potere, viene mandato in esilio. Chi comanda è spesso vittima di questo avvilente destino, molte volte come diretta conseguenza di un'usurpazione; ma dobbiamo ricordare che ogni volta che si gioca a chi arriva per primo, è sempre chi arriva per primo che ti manda in giro per il mondo, se è un vero esilio che devi assaporare, e non solo una botta in testa da parte di un bambino che vuole prenderti il posto. Ma se è proprio di un bambino che si tratta, allora può trattarsi solo di tuo figlio (secondo la configurazione classica, anche se oggigiorno una figlia può fare ugualmente al caso), che avrà il popolo, l'esercito e un paio di multinazionali a sostenerlo. Sarà quindi sempre chi arriva per primo a declassarti e a umiliarti. In altri casi, i capi che perdono terreno sono ma1;calzoni puri che avrebbero almeno un paio di posti loro riservati nella mia lista se non si fossero messi a giocare al "padrino" dietro qualche distinta poltrona, e che, come Ferdinand Marcos, dovrebbero probabilmente finire in carcere per cattivo gusto, omicidio e furto, se, per varie ragioni, molte delle quali miserevoli sul piano morale, non fossero sfuggiti a questa sorte con l'esilio.

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