Linea d'ombra - anno X - n. 76 - novembre 1992

zione può anche dimostrarsi difficile, soprattutto se i pesci stanno per abboccare, e se mia moglie è ricca, o particolarmente litigiosa; ma l'esilio sarebbe sempre una parola troppo forte per definire quello che è in realtà soltanto un fastidio e una delusione, per quanto sgradevoli possano essere. Secondo la concezione collettivistica, l'esilio è una assoluta catastrofe per la persona coinvolta, perché il senso complessivo della sua individualità dipende dalla definizione che lo Stato attribuisce ad essa. D'altronde, lo Stato che ha espulso quella persona non deve temere nulla, e neppure gli altri cittadini avvertono un senso di perdita, finché il lavoro della comunità continua a proseguire con l'ordine e la regolarità di sempre. Atene potrà anche voler Socrate fuori dai piedi, ma sentirà comunque la sua mancanza, perché, fin quando si parla di una società come organismo comune, lo Stato deve ritenere insostituibile il contributo di ogni cittadino. Solo al suo interno, come dice la nota frase di Donne, la morte di un uomo mi impoverisce davvero, perché solo al suo interno ogni individuo è parte di un tutto, senza nessun sacrificio della propria individualità né della sovranità collettiva. Gli stati sorti attorno alle città erano piccoli, sia per popolazioFotodi ReneBurri Ido / grandi fotografi, Fabbri, 1983). SAGGI/GASS ne che per territorio, per cui quando la città sentiva di avere al suo interno un elemento minaccioso - una cellula che stava diventando cancerosa -1' espulsione diventava la soluzione più ragionevole. Ma un corpo assediato da nemici non può solo attaccarli e ucciderli, o mandarli via con un violento starnuto: può imprigionarli dentro di sè, producendo una specie di cisti. I paesi che hanno colonie possono penalizzarne una trasferendovi, via mare, idealisti, forzati, e fanatici religiosi. I singoli scontenti, se la loro semplice soppressione è impraticabile, possono essere gettati in mare, abbandonati in luoghi deserti, o lasciati, come Edipo, in balìa della natura selvaggia. Per chi ne diventa vittima, l'esilio ha due facce, come un pane tagliato con un coltello in due parti. Da una parte ci sono gli affetti, la casa e il focolare- in altri termini, la terra perduta dall'esiliato; dall'altra l'estraneità, la diversità, la condizione di straniero: il lido a cui approda bagnato il naufrago. Malgrado il cupo carattere che i Greci hanno ad esso attribuito, il termine "esilio" ha assunto oggi molte connotazioni onorifiche, e persino poetiche. Parigi è chiaramente l'isola d'esilio più rinomata nella modernità, ma è difficile prendere sul serio la punizione che ci ha fatto giungere fin là. Gli scrittori americani che facevano lunghe vacanze a Saint Germain perché Parigi è Parigi e a causa del tasso di cambio favorevole, amavano considerarsi degli esiliati, ma facevano subito ritorno a casa quando il 87

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