manifestassero così visibilmente. Da allora gli uomini hanno temuto e allo stesso tempo desiderato di potersi mostrare per quello che sono. Loro non poterono fare a meno di creature che tenessero gli altri sott'occhio, né poterono rinunciare al pensiero di una creatura che li potesse vedere per quello che sono realmente. Per questa ragione persero la fede negli dei con l'aspetto e la vista umana, preferendo piuttosto credere in undio con gli occhi di Argo. DISCORSO DEL LEffERATO AL PUBBLICO Ho preso la parola, ho la parola in mio potere. Ma non ho nulla da dire. (1986) Le parole non dicono poi molto - benché molto si dica a parole - non sono le parole che contano, ma i fatti. Quelli che hanno il potere dicono una cosa e ne fanno un'altra, noi che abbiamo la parola in nostro potere (perché non parlo di me stesso ma mi riferisco anche ai miei colleghi) diciamo sia una cosa che l'altra e non facciamo nulla. Tuttavia hanno paura di noi oppure è solo una nostra illusione, essendo in fondo bravi ad illuderci, ad illudere gli altri. Loro ci hanno sempre reso omaggio, no non sempre, ma c'è sempre qualcuno di noi a cui hanno reso omaggio, coronati d'alloro da re e imperatori, nominati consiglieri di stato e professori, perché abbiamo la parola in nostro potere, come se i veri potenti ci considerassero una specie di colleghi, come se volessero avere le nostre parole in loro potere - e spesso le hanno avute. Gli uomini non vivono di sole parole, i parolai vivono di quello che ne ricavano - di solito non molto - nei tempi andati non molti potevano leggerci, non molti sapevano leggere, eravamo rinviati ai grandi che sapevano leggere e potevano pagare, in cambio allora, con cuor contento, ne cantammo le lodi, perché il nostro mestiere è quello di cantare le lodi: della primavera, del re e della regina, di Dio e dei lumi - che ci procurarono più lettori - Ma col progredire dei lumi, i borghesi illuminati tolsero il potere ai principi, allora non ci fu più naturale cantare le lodi dei potenti. Forse i borghesi erano meno poetici dei principi, forse ora, potevamo meglio permetterci di criticare dopo aver riscattato STORIE/SORENSEN la nostra libertà dalla corte, ed essere diventati padroni di noi stessi, più o meno ora avevamo finito di divertire i potenti, ora cominciammo a scandàlizzarli. Non rendemmo l'esistenza più poetica non volevamo illudere la gente volevamo toglierle ogni fals~ illusione. Del resto non era nulla di nuovo: in altri tempi, alla corte ci era stata concessa la libertà di parola, avevamo servito la corte come buffoni, dicendo verità che sarebbero state ascoltate con malanimo se fossero trapelate se non fossero state indirizzate solo alle orecchie del principe. Ora trapelarono e furono ascoltate con malanimo eppure non trapelarono, essendo ancora indirizzate alle orecchie dei potenti, dei borghesi, del pubblico e non furono ascoltate con malanimo. Chi non ama i propri vizi più delle virtù altrui? Facemmo a gara per mostrare ciò di cui non si parlava e Voi avete goduto dell'opportunità di parlarne. Facemmo a gara per mostrare le scandalose parole che avevamo in nostro potere e Voi avete goduto di poterle ascoltare dall'alto.dei pulpiti. Facemmo a gara per esprimerci nella maniera più incomprensibile · possibile così che Voi poteste intuire qualcosa al di là delle parole, di cui potervi scandalizzare, e ci riusciste, non potendo più a lungo indignarvi per quello che potevate comprendere. Le parole non dicono molto, se non dicono qualcos'altro. La parola è libera per noi che abbiamo le parole in nostro potere, noi possiamo offendere liberamente coloro che pagano per ascoltarci, tuttavia ci aspettiamo il plauso. "Stato" e "società borghese" sono stateconsiderate delle parolacce tuttavia ci aspettiamo l'appoggio dello stato e della società e se non lo otteniamo, non otteniamo alcun plauso, ci illudiamo che le nostre parole libere siano troppo pericolose per loro, anche se forse sono solo troppo noiose, scontate, indifferenti. Non oso però affermare: quello che non vale la pena di essere ascoltato non viene ascoltato o quello che vale la pena di essere ascoltato, viene ascoltato - senza essere considerato scontato e indifferente. In altri luoghi, nella maggioranza degli altri luoghi le cose vanno diversamente. Lì, la parola non è libera, o meglio: non siamo noi ad avere il potere sulle parole, ma quelli che hanno il potere. Lì, la parola è ben più pericolosa di quanto non lo sia da noi, lì le parole veritiere vengono certamente ascoltate, nonostante 79
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