Linea d'ombra - anno X - n. 76 - novembre 1992

STORIE/SORENSEN ARGO Argo era tutt'occhi e si muoveva con la velocità della vista, nulla poteva fermare il suo sguardo e nessuno poteva guardarlo in tutti gli occhi. Ancora giovane aveva visto tutto quello che c'era da vedere, ma dovendo accontentarsi di stare a guardare i suoi occhi.erano pieni di desiderio. Tutti erano messi a disagio dagli sguardi di Argo, ma c'era anche qualcuno che invidiava i suoi molti occhi e lo pregò di tenere d'occhio qualcun altro. Finalmente non si sentì più inutile e si rese utile a tanti, e odioso a molti d~più, sì, a tutti in realtà, perché quando riferiva ciò che aveva visto, raramente i suoi rapporti venivano accolti con gioia. Aveva provato a chiudere un occhio di tanto in tanto, tutiavia non avrebbe potuto chiuderli tutti, nemmeno quando dormiva; nessuno quindi poteva coglierlo alla sprovvista, fortunatamente, perché col tempo si era fatto molti nemici. Fu allora che venne chiamato dalla più potente delle dee che lo pregò di tenere d'occhio il più potente degli dei. Gli dei, allora, non potevano vedere ogni cosa dall'alto del cielo e del resto la loro dimora non era il cielo ma un'alta montagna. Il più potente degli dei, Zeus, si recava spesso sulla terra, tra i mortali e alla più potente delle dee, Hera, sarebbe proprio piaciuto sapere che cosa facesse laggiù, per quanto avesse già dei presentimenti al riguardo .. Argo aveva visto molto di tutto e ogni cosa appariva ormai triviale ai suoi molti occhi. Quello non provava alcuna gioia nell'osservare le gioie altrui e svelarle poi a chi le accoglieva con malanimo. Ora, tuttavia, che su incarico di Hera vide Zeus alle prese con la figlia del re, lo, non poté saziarsi alla vista di tanto divino piacere dei sensi, che egli divorava con tutti i suoi occhi. Quando Hera lo interrogò, disse, com'era vero, di tenere Zeus sott'occhio, ma non disse quello che aveva visto e che desiderava vedere ancora. Nel suo zelo, si avvicinò tanto a Zeus che quello si sentì i suoi occhi incollati addosso, allora (essendo dio del tuono) fece tuoni e fulmini e accecato Argo per un attimo, riuscì a catturarlo. Quello, allora, si scusò rivelando di essere al servizio di Hera. Ma si scusò anche con il fatto di non aver rivelato nulla. Zeus si adirò con Hera ancor più che con Argo e sulla montagna finì per scoppiare un dissidio matrimoniale. Entrambi gli dei supremi concordavano sul fatto che ilmatrimonio dovesse basarsi sulla fiducia, per questo non si dovrebbe far spiare il proprio consorte, tuonò Zeus; per questo non si dovrebbe ingannare la propria consorte, urlò Hera. Possibile che lei non si rendesse conto di quanto fosse mostruoso lasciare che un mostro spiasse il dio supremo? Così avrebbero potuto continuare a lungo, senza arrivare a nessuna conclusione. Dovendo però vivere insieme, per di più in eterno, essendo appunto immortali, e non potendo separarsi senza mettere in gioco l'equilibrio mondiale, dovettero trovare un terzo su cui poter sfogare la propria rabbia. Non si può tollerare l'esistenza di una creatura capace di vedere più di quello che un dio può vedere, pensava Zeus e sulla quale non si può fare affidamento, aggiunse Hera. Durante l'assenza di Zeus, Argo non era riuscito a staccare gli 7.8 occhi da lo. Quella se li sentiva tutti addosso e avevano già cominciato a divorarsela, quando Zeus fu di ritorno; quello si muoveva con la velocità del fulmine e per Argo fu la fine. Gli dei, volendo, ·potevano trasformare una creatura in un'altra, Argo fu trasformato in un pavone, dalla coda a ventaglio, dove erano ancora tutti i suoi occhi, che non potevano più vedere nulla. All'inizio, sia gli dei che gli uomini provarono sollievo, non sentendosi più osservati. Ormai non si sarebbero dovuti più trattenere. Ben presto, però, cominciarono a rimpiangere qualcuno che tenesse d'occhio gli altri, i quali, ormai, non dovevano più trattenersi. Nel suo sdegno, Hera trasformò lo in una stupida mucca, ma Zeus, a sua volta, si trasformò in un toro e altrettanto fecero gli uomini, benché le loro trasformazioni non si

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