STORIE/SORENSEN Disegno per il Vangelo di Oxyrhincus di Eugenio Barbo. di preferire Vita a tutti noi. Forse costui è membro del gruppo solo perché Vita ne fa parte. lo ero infatti a conoscenza della gelosia esistente fra due uomini, a causa di Vita. Subito uno dei due uomini si gettò sull'altro, che aveva proposto di lasciare sopravvivere Vita. Quello era svenuto per le percosse, prima che riuscissimo a sistemarlo sulla sedia. Lo rimuovemmo subito, io dissi: -Chi ha percosso il defunto, lo ha fatto per delle ragioni private. In quel momento scoppiò una rissa, eravamo ancora in tre contro di lui e la donna; lo giustiziammo subito dopo, tra le grida di Vita. Questa fu una ragione sufficiente per giustiziare anche lei, successivamente. Ci sentimmo giustificati a farlo, essendo insensibili alle sue grazie femminili, che la lotta mortale non aveva reso meno evidenti. Dopo aver ripreso fiato, il ragazzo disse: -So che ora è il mio turno. Siete stati voi a dire che nel gruppo non ci sarebbe dovuto essere posto per donne e bambini, voi avete sempre avuto ragione. Voi siete la maggioranza. Quello prese posto. Non potevo costringermi ad ucciderlo, perché il suo sangue freddo mi aveva impressionato. L'altro 76 invece stava precipitandosi ad attivare la corrente. Gli feci lo sgambetto e insieme lo sopraffacemmo. Era ancora cosciente quando pronunciai la sentenza di morte: - Hai pensato solo a salvare la tua vita, perciò la dovrai perdere. Il ragazzo non si è comportato come un bambino ma come un uomo. Chi ha il coraggio di andare volontariamente incontro alla morte, merita di vivere. Forse, dopo queste parole, il ragazzo si era aspettato che io mi sedessi sulla sedia al suo posto, proprio io, che gli avevo appena salvato la vita? Rimasi deluso dalla sua ingratitudine; lottammo per tutta la notte. Il mattino successivo eravamo ancora in vita e quando i nostri carnefici entrarono, udimmo le loro risa: - Ora capite di essere altrettanto ingiusti e giusti quanto tutti noi? Se foste tutti rimasti in vita, sareste sopravvissuti tutti. Mi resi conto della giustezza del loro ragionamento. Ma chi avrebbe osato credere nella morale di un assassino? Ora viviamo entrambi, come carnefici. · (1962) RACCONTO BIBLICO Il mondo esiste ancora, senza essere di alcuna utilità. Niente è cambiato, tutto continua semplicemente, come se nulla fosse accaduto, benché ciò che è accaduto abbia cambiato tutto, svuotato tutto di ogni contenuto, trasformato il mondo in quinte, la vita in routine. La morte di una persona, in qualcuno può far morire ogni cosa, la mancanza di vita in qualcuno può far morire tutto ciò che lo circonda. Nonostante le persone siano vive, in qualcuno possono essere già morte, nonostante le persone siano morte, in qualcuno possono continuare a vivere. Una malattia mortale può dare un contenuto alla vita, chi è sano può soffrire di una malattia che lo porterà alla morte. Sappiamo che nulla nella vita di un uomo viene dimenticato. Tutto è lì; il dolore, tanto insostenibile che venne messo da parte, la gioia che non poté essere serbata e nella memoria si trasformò in un dolore ancor più grande, in puro rimprovero. Tutto è lì; e quello che è stato, può risucchiare tutte le forze dello spirito, così che nulla rimanga in quelli rimasti in vita - i quali non vivono più nel presente, ma solo in un chiuso passato. Questa malattia è mortale - chi può guarirla, chi può resuscitare ciò che è morto in un vivente, o ciò che è vivo in un defunto? Sappiamo che il viaggio verso la morte ritorna indietro, attraverso la vita intera: non è solo una parte dell'uomo a morire, tutto lo segue, tutti lo seguono, il vecchio, il giovane e il bambino. Il vecchio dovrà tornare bambino e il viaggio proseguirà ancora più lontano nel tempo: fino a ciò che era prima della vita, e che forse è ancora. C'è vita nella morte e morte nella vita, e forse c'è ancora più vita nella vita, se in essa è contenuta anche la morte. Lazzaro era morto, ma quella malattia non era mortale. Per sua sorella, al contrario, essendo vissuta solo per il fratello, significava lamorte. Chi perde un figlio, può certo considerarsi più duramente
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