I CONDANNATI A MORTE e altri racconti Villy S9rensen a cura di Caterina Testa Villy S0rensen (Copenaghen 1929), novellista, saggista, filosofo danese, ha debuttato nel 1953 con la raccolta di storie assurde-grottesche Scere historier (Storie strane), che vennero ben accolte dalla critica danese internazionale; iI 12.5.1957, nel la recensione alla pubblicazione americana della raccolta, scrive il "New York Times": "Questa raccolta è... sorprendente. A parte il contenuto insolito delle sette storie, il lettore deve tener presente che avrebbero potute essere scritte da più di uno scrittore; il ventenne Villy S{ijrensen,studente di filosofia, ha fantasia e talento sufficienti da poter fornire una mezza dozzina di scrittori.- Anche nella successiva raccolta Ufarlige historier, 1957 (Storie anodine) predomina il genere fantastico ed un forte simbolismo. Le "figure doppie" - gemelli o fratelli - spesso protagoniste delle storie, simboleggiano la scissione, prodotta da una mancanza di armonia fra componenti di carattere psicologico e sociale. Lo scrittore considera questa condizione di disarmonia una delle caratteristiche principali della nostra epoca, come sottolinea nell'introduzione alla sua prima raccolta di saggi Digtere og dcemoner, 1959 (Poeti e demoni): "Una volta ogni cosa era in ordine, oggi nulla è come dovrebbe essere. Una volta i filosofi erano universalisti, oggi diventano spesso nichilisti.- Nell'opera di S{ijrensen,la condizione di scisma assume un carattere molto generale: in termini psicologici questa condizione corrisponde alla nevrosi, sul piano ontologico, la perdita di armonia che impedisce al singolo di "essere se stesso" e quindi libero, si avvicina al concetto di "caduta nel peccato" di Kierkegaard. Sul piano sociale, la scissione può definirsi come alienazione, mentre a livello politico si rivela nell'ossequio ad una morale amico/nemico,basata sull'intransigenza e sulla paura irrazionale verso tutto ciò che appare diverso e ignoto; proprio negli anni del debutto artistico di Yilly S{ijrensen,questa reazione si è chiaramente manifestata nel fenomeno della guerra fredda. Già nelle prime raccolte di saggi Digtere og dcemoner e Hverken Eller 1961 (Né-Né), Villy S{ijrensensottolinea che il compito principale dell'arte non è quello di descrivere la realtà, ma di interpretarla, non su un piano puramente razionale, ma simbolico. Il simbolo, nella sua polisemia, permette infatti di esprimere una visione più sfumata e multilaterale della realtà, non esaurendola in un rapporto di contrapposizioni logiche: bene/male, istinto/razionalità, vero/falso. L'opera narrativa, dal punto di vista stilistico, si rivela ispirata al genere fiabesco e alle ballate popolari (folkeviser), sulle quali lo scrittore ha sviluppato un 'interessante analisi, pubblicata nella raccolta Digtere og dcemoner. Dal 1959 al 1962, Yilly S{ijrensen è corredattore, assieme allo scrittore Klaus Rifbjerg, del periodo letterario "Vindrosen" ("La rosa dei venti", 1954-73), che contribuì a:11'introduzione del modernismo in Danimarca. Da un punto di vista cronologico lari vista è diretta erede del movimento letterario legato alla rivista letteraria "Heretica", uscita tra il 1948 e il '53, (Ole Wivel, Thorkild Bj{ijrnving,Paul La Cour e altri). I redattori di "Vindrosen" condividevano con questi scrittori l'incertezza e lo smarrimento proprio del periodo del dopoguerra, oltre ad un forte scetticismo nei confronti di ogni ottimistica fiducia nel progresso scientifico che, anzi, veniva associato alla nuova minaccia della distruzione atomica. Ma l'opera degli scrittori "eretici" era profondamente influenzata da un forte sentimento religioso, l'arte stessa, in particolar modo la poesia, veniva considerata una chiave per il raggiungimento di una conoscenza superiore della realtà e il tono delle loro opere risultava spesso ricco di pathos. Questi elementi erano del tutto estranei al gruppo di "Yindrosen", basti qui, considerare il tono ironico delle opere di Villy S{ijrensen,spesso accompagnato ad uri linguaggio ingenuo-infantile che ricorda molto da vicino lo stile peculiare del favolista danese H.C. Andersen. 74 La terza raccolta di racconti, Formynderfortcellinger ( 1964, I racconti del tutore), è considerata dalla critica come una delle vette dello scrittore. Il tutore, al quale il titolo dell'opera fa riferimento, può essere considerato come uno stereotipo del Grande Padre o Grande Madre e la sua funzione nei racconti ricorda quella della matrigna nelle fiabe popolari. Il rapporto psicologico di dipendenza che lega i protagonisti al tutore, rivela come i legami sentimentali dei protagonisti con il mondo della passata infanzia non siano stati sciolti, né integrati con la nuova visione adulta della realtà. Ironicamente, lo stesso tutore, identificando la propria esistenza nella funzione da lui svolta, si rivela altrettanto incapace di agire liberamente. Le storie si sviluppano così per inerzia, per necessità interna senza che i protagonisti abbiano la capacità di intervenire a guidarne coscientemente Io sviluppo. Interessanti e originali, lemonografie del S{ijrensensu famosi filosofi e scrittori che, seppur non hanno avuto una diretta influenza sulla sua opera, ne costituiscono le più dirette premesse storico culturali: Nietzsche ( 1963), Kafkas digtning ( 1968,L'opera di Kafka), Schopenhauer( 1969). U pensiero umanistico è stato sempre una fonte ispirati va nell'opera dello scrittore, tra i più importanti esempi, la monografia Seneca (1976), le raccolte di saggi Uden mal og med ( 1973, Senza unfine e con), Den gyldne middelvej (1979, L'aurea via del centro) e il saggio Oprr/Jrfra midten ( 1978, Rivolta dal centro), scritto in collaboraz.ione con lo scienziato N.I. Meyer e il politico K.H. Pedersen; opera che fu oggetto di un acceso dibattito sui quotidiani danesi. Il saggio, che può definirsi un'utopia politica, si basa sulla convinzione umanistica del valore intrinseco di ogni singolo individuo e sulle positive qualità etiche della natura umana. Gli scrittori denunciano il processo di strumentalizzazione del singolo
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