Linea d'ombra - anno X - n. 76 - novembre 1992

STORIE/STINUS Dovunque ti trovi, sei al Centro del Mondo; lì devi combattere e cadere. Tu ed io non abbiamo niente da nascondere: siamo gente qualunque. se curva, ha ancora abbastanza denti perché si capisca benissimo quello che dice. È brava a insegnare, e fa sempre riferimento a una lunga memoria: così si faceva quando lei era ragazza, così aveva detto il tale o il tal altro, dalla cenere finita nel fiume già due generazioni fa; e giustamente le parole di lei erano prese per la saggezza stessa. Tutti la chiamavano nonna, o bisnonna, o zia, benché tutti senza eccezioni l'avessero conosciuta da vecchia, e avrebbero avuto difficoltà a spiegare la propria parentela con lei. Quando le rivolgono la parola, cosa che non succede troppo spesso, lo fanno con rispetto e alla terza persona; ma di nascosto ridono di lei, tranne che quando lei si mette a leggere presagi nel tempo che fa, nel comportamento degli uccelli e delle bestie, i!) misteriosi segnali celesti. Allora le credono, e si spaventano. E tanto in là con gli anni, che con la sua vista malcerta vede più cose degli altri. E tante cose hanno visto quei vecchi occhi, che per lei i Figli del Leone e la loro Società non sono che un'increspatura sul mare del tempo. Ha vissuto sotto il dominio dei due ultimi re, e non lo considera né meglio né peggio di quello del Gran Re nuovo, né granché differente da quello del Maestro. I tempi sono bui, e a milioni devono passare gli anni prima che faccia giorno, e gli dei ricreino un Mondo nuovo. Non mangia quasi nulla, e di notte dorme sul suo tappetino ali' aperto, sotto le stelle. Se ne sta lì stesa a tossire nel mese freddo e tiene sveglia la giovane donna; ma fra un attacco di tosse e l'altro alza lo sguardo al firmamento. Le sfere luminose si confondono ai suoi occhi: vorrebbe morire, ma è certo stabilito che le toccherà vedere ancora uno o due dei bambini della tenuta farsi uomini e guadagnarsi la vita. Con questa donna aveva parlato il prigioniero Chand; e lei gli aveva dato da bere dalla brocca, e gli aveva riempito la tazza per l'altro prigioniero. Mentre i bambini stavano a guardarli a bocca aperta, lei aveva chiesto notizie: se fosse vero che il Maestro era morto, che la gente veniva torturata e che molti templi erano stati distrutti; se anche in altre regioni si fosse visto un alone intorno alla Luna. Sul Maestro, Chand non sapeva niente di nuovo. Morto lo era, probabilmente: e la cosa non aveva importanza. Non gli risultava se il Gran Re torturasse, o facesse bruciare i templi; ma certo gli stendardi gialli venivano rimossi. Un alone intorno alla Luna lui non lo aveva visto, né ne aveva sentito dire ultimamente da altri. Che cosa significava quel segnale? Significa due cose, disse la vecchia. Allora uscì la vedova, ma il bambino si mise a piangere e lei rientrò in casa. Abbiamo dato da mangiare al tuo bue, disse la vecchia. Al tuo carro, i soldati hanno spaccato le ruote. I tre ragazzi vi porteranno da mangiare appena mettiamo a cuocere qualche cosa anche per noi. Ai due più grandi non potete sfuggire; e di notte ci sono le iene, e le tigri. Un alone intorno alla Luna significa ... Chand se ne tornò barcollando nel granaio. Passarono i giorni. Un alone intorno alla Luna significa giorni rigidi, e freddo. E viene il freddo, e i due uomini gelano sul pavimento del granaio. L'esausto Vir, come si chiama ora, è sempre senza forze, e fa fatica anche a trattenere il mangiare. Tutte e due le donne chiedono sue notizie ogni volta che Chand esce a cercare l'acqua. La vecchia vuole sapere se ha la pelle grigiastra e gli occhi gialli. Difficile vederlo, al buio e con quella polvere, disse Chand. Ma chi siete, e perché dobbiamo tenervi con noi? chiese la vedova. Lui rispose, come aveva già fatto, che era un contadino, e che s'intendeva anche di lavori da fabbro; che Vir era un pellegrino che aveva raccolto per via, già allora in uno stato miserabile e mezzo morto. I bambini sternutano· e rabbrividiscono nel vento gelido. La vedova avvolge il lattante in sempre più panni, anche sulla piccola testa calva: gli orecchi vanno protetti. Poi entra in casa, e lo mette nella culla di legno. Seduta sul pavimento, lo dondola con una mano, e con un bastoncino nell'altra fruga i tizzoni del focolare. Nella boscaglia vicino al fiume, dice la vecchia, troverai dei baccelli neri e foglie di sassofrasso. Scendi laggiù insieme ai ragazzi, e riempine questo panno. Ma prendi solo i frutti e le foglie attaccati agli alberi, non raccogliere niente da terra. Così preparò una pozione. La donna sostiene il corpo curvo contro la parete di terra della casa, e contro la mano la greve testa. Ti dirò, continua, un alone intorno alla Luna significa morte prossima, e c'è qualcuno che la morte ha già preso in trappola; come la volta in cui la gente aveva cercato rifugio nei templi, e i soldati ci sono entrati a forza, con i cavalli e con il fuoco. Ma, se ti ho inteso bene, nessuno ha visto la Luna cerchiata, e neppure passi d'uccello fuori stagione. Io posso guarire il tuo amico, e, se dici la verità, i soldati non potranno mettervi le mani addosso un'altra volta. Ma forse dovresti pensare a rimettere le ruote al carro; ci sono degli attrezzi, in casa. Raccolsero i baccelli e le foglie, e i bambini si scaldarono facendo lunghe corse tutto in giro: tranne il maggiore dei ragazzi, che seguiva Chand tutto il tempo, ora dietro di lui, ora accanto a lui col suo bastone. La vecchia aprì il fagotto del loro raccolto, tastò ogni baccello e ogni foglia e ne aspirò l'odore; qualcuno ne gettò via. Mise le piante medicamentose in una pentola di coccio e ci versò sopra dell'acqua; poi si sedette a gambe incrociate e con le dita nodose si mise a sfarle nell'acqua. E Vir migliorò: cominciò a mangiare sfoglie secche di pane impastato di paglia e di crusca, morso a morso; e sebbene gli stancasse le mascelle il laborioso masticare, parlava più di quanto dovesse, secondo Chand. A volte si lamentava di quello che mangiava, e delle cure del suo compagno di prigionia e della vecchia: con un sorriso tirato, come un morto irritato con chi lo risvegli alla vita. Il Mondo non era più cosa per lui. Ma poco dopo era capace di dire a Chand: Mi hai salvato. Scappiamo, fratello, oggi sento che le gambe mi reggono, e che mi regge anche qualcosa di quello che ho detto e fatto. Il contadino, che non era fratello di nessuno, dovette metterlo a tacere. Non vedeva nessuna possibilità di fuggire. E fuggire dove, innanzi tutto? Inoltre, sussurrò, se fuggiamo facciamo la rovina di questa famiglia. Dovunque ti trovi, sei al Centro del Mondo; lì devi combattere e cadere. Tu e io non abbiamo niente da nascondere: siamo gente qualunque. Dovunque ti trovi, sei al Centro del Mondo: chi l'ha detta, questa frase?, scattò Vir, smettendo di masticare. Nessuno, scordatela. Il contadino si alzò per uscire, ma Vir gli fa segno di avvicinarsi: si tira su, cerca nel buio con gli occhi lo sguardo sfuggente del suo salvatore. 71

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