STORIE/STINUS nessuno, sotto il regime che aveva soppiantato il regime di prima. Come fanno in fretta a sparire, tutti gli amici. Certo, aveva viaggiato più leggero, una volta, e aveva guidato cavalli. Ma ormai era un contadino: un contadino senza terre di cui occuparsi, naturalmente, ma che in cambio sapeva fare con le mani molte cose, riparare carri e riparare attrezzi. Faceva parte dei suoi compiti, quando apparteneva ai Figli del Leone. Si era ripromesso di arrivare a passare il fiume, e la boscaglia sull'altra sponda, prima che calasse il sole, perché nel guado ci sono sassi e buche infide, e perché dovunque ci siano alberi non si può mai stare al sicuro da qualche imboscata. Da quando era morto il Maestro, caduto in uno scontro, a credere a quanto gli aveva raccontato quella sera una mezza pazza nella locanda del villaggio, e da quando i Figli del Leone si erano dispersi, il Gran Re e i suoi non si sono preoccupati di mandare guarnigioni a difesa dei merciai ambulanti, degli artigiani che come i mendicanti vagano da un luogo all'altro, dei giullari che pretendono al nome di poeti. Nella terra arata arida e spoglia che si stendeva a perdita d'occhio in tutte le direzioni, il carro sembrava sempre fermo al Centro del Mondo, benché si muovesse, e si buttasse dietro una polvere fina come farina. Ma un po' oltre il solco delle ruote, in direzione del veicolo, si leva in mezzo al campo, circondato da uno spiazzo d'erba non arata, una stupida tettoietta di frasche su tre pali, due dei quali piantati nel terreno più a fondo del terzo, e nessuno dei tre verticali. E quando il carro si avvicina a quest'altro punto di risalto nel paesaggio, al conducente pare di intravvedere qualcosa di vivo che si muove in mezzo ai pali, e che deve avervi cercato riparo dal sole cocente, ancora alto nel cielo. Un uomo, una bestia? Che cos'è più pericoloso, un uomo o una bestia, per uno che guida un carro carico di merci, per la maggior parte non ancora convertite in denaro, ma merci importanti, ferri e legname? E il carro e il bue, tutto quello che ha, e lui stesso, non si possono forse convertire in denaro, con quei chiari di luna? Non dev'essere uno degli uomini del Gran Re, si ripete per tre volte di seguito. E per la meraviglia che l'uomo col bastone sia anche capace di parlare con quel tono tranquillizzante, il bue da tiro si ferma, sbavando. Dai pali storti, esce nel sole, strisciando a quattro zampe, l'essere misterioso. E potrebbe essere un lupo, oppure una iena: ma invece è un uomo, con uno straccio avvolto intorno al corpo. Poi si tira su, rigido, a scatti, e girato intorno alla fronte porta un altro straccio, giallo, del colore che era stato dei Figli del Leone. E il conducente, che indietro non può tornare, a giorno tanto inoltrato, e che è ormai più lontano dal villaggio da cui è partito che da quello dove è diretto, dà una legnata alla sua bestia ma senza usare la voce. Si salutarono a vicenda in silenzio, con le mani giunte: e dunque sono uguali, nessuno dei due di condizioni più elevata dell'altro, per quanto disuguali in tutto il resto: il contadino sul carro bene in carne, sebbene segnato dall'insonnia, l'uomo sul ciglio del sentiero magro come un'ombra, alto e ossuto; e anche nella sua faccia si vedono più ossa che carne. Poteva salire anche lui? fu la sua richiesta, mentre il bue si fermava e scuoteva la testa per scacciarsi le mosche dagli occhi. Il conducente si asciugò la fronte sudata, con un lembo del panno grossolano che portava al collo. Aveva uno sguardo 68 sfuggente, come se volesse evitare di fissarlo sui tratti sofferenti dell'altro. Ma come, andiamo dalla stessa parte? finì per dire. Benché le sue parole cadano troppo precipitose, e incespicandosi come se stesse mentendo, l'altro guarda senza battere ciglio il contadino. Sto tornando a casa da un pellegrinaggio. Non mi è stato concesso di morire faccia a faccia con Dio. Ho ancora da vivere e da faticare, là dove sono nato. E fa il nome di un villaggio al di là del fiume, sì e no a mezza giornata di viaggio dal mercato che costituiva per il momento la meta del conducente. Naturale, che il contadino non fosse contento di aggiungere altro peso al suo carico, e che quindi avesse bisogno di riflettere a lungo. A seguire quei solchi di ruote che attraversavano la pianura, una direzione valeva l'opposta. Il problema non era se andare a est o se andare a ovest: ma solo se accompagnarsi a qualcuno con cui si è incrociata la strada, o se proseguire da solo. I pensieri del conducente l'altro poteva solo indovinarli: ma restò lì fermo sulla terra rovente senza supplicarlo, appoggiando il peso del corpo ora sul piede destro, ora sul sinistro. Dopo aver riflettuto e pesato il pro e il contro, il contadino si alza lentamente e aiuta il fragile pellegrino a mettersi a sedere sopra il legname, così che i suoi piedi nudi, dietro, strascicano nella polvere. Prima di risedersi alla guida del bue, diede all'altro da bere dalla sua brocca; e ne prese un sorso anche lui, più per bagnarsi la bocca che per estinguere la sete. Dopo un certo tempo di viaggio, col sole ormai obliquo nel cielo, passa cantando a volo sulle loro teste uno stormo di uccelli. È il primo segnale che si stanno avvicinando al fiume. Il conducente si volta all'uomo che ha raccolto e gli dice: Potresti anche levartelo, quello straccio che porti in testa. Quel colore non si porta più, in questo paese. L'uomo, seduto fino a quel momento con l'aria ottusa: del dormiveglia, ebbe un sussulto; e poi un altro, stavolta finto, come se a scuoterlo fosse stato solo il traballare del carro. Capisce, forse, che le parole del conducente non sono quelle di un contadino qualsiasi. Una bastonata al bue, e il conducente volta di nuovo la faccia verso l'uomo, con l'inquietudine negli occhi: Pensavo solo che potresti prenderti il mio panno, per difenderti dal sole. Certo, è sporco: ma quello giallo riverbera non meno forte del sole. Senza una parola, l'uomo si srotola il turbante dalla testa e se lo avvolge sulla mano. Il resto dei suoi vestiti è in brandelli. Ficcalo in mezzo ai pezzi di legno, gli disse il contadino. Meglio che non ci prendano per quello che non siamo, aggiunse con gentilezza; e porse all'uomojl panno con cui si asciugava il sudore. Prima che si scambiassero altre parole, la loro ombra era diventata ormai una larga onda, che disegnava di loro immagini deformi sul terreno arato, a seconda della forma e del capriccio dei solchi. E vedono altri uccelli, e poi yn branco di cervi. Del resto, è ora che finiscano i campi, e comincino i banchi di sabbia. Benché l'avanzata paziente del bue e il cigolio del carro abbia su tutti e due un effetto soporifero, né l'uno né l'altro ha chiuso occhio. Erano già in piena sabbia, quando l'uomo che doveva il passaggio sul carro alla generosità dell'altro si mise a chiedere notizie.
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