Linea d'ombra - anno X - n. 76 - novembre 1992

STORIE/YllQUEZ RIAL suo interlocutore appariva nudo: la fama di discreto non guastava mai negli ambienti che lui frequentava, né avrebbe guastato, supponeva, e supponeva bene, in quelli che frequentava il suo amico. Alla fine, trascorsi quattro o cinque mesi dalla prima volta che Chaves era entrato al caffé di Sim6n - sarà stato marzo o aprile probabilmente perché già l'impermeabile cominciava ad avere una sua logica, al di là della consuetudine - si compirono le previsioni del Triste: l'uomo arrivò inaspettatamente presto, alle cinque o cinque e mezzo, e il caso volle che vi incontrasse Crist6bal che non entrava in quel locale se non alla fine della sua giornata - molto tempo dopo il Triste si sarebbe chiesto se in realtà non lo avessero tenuto sott'occhio, cosa che avrebbe spiegato più facilmente l'incontro aquell' ora, ma si sarebbe posto la domanda solo per scartarla d'immediato non trovando una risposta-: c'era un buon numero di clienti e non fu facile per Chaves farsi largo fino all'ultimo tavolo al quale era seduto il Triste: questi capì che era il momento tanto atteso e si mise istintivamente sulle difensive: non poteva essere che così, altrimenti l'altro, per logica, l'avrebbe salutato da lontano bevendo il suo whisky all'estremità del banco più vicino alla strada: invece avanzò deciso verso l'interno del bar: "mi sembra che dobbiamo parlare", disse una volta di fianco al giovane: "di che cosa?", contrattaccò il Triste: "di lavoro" , due parole espresse con convinzione che centrarono in pieno l'obiettivo: "non qui" disse fermamente il Triste: "no, certo che no, l'aspetto fra mezz'ora al Tortoni": tutto organizzato, niente da dire: sicuramente esistevano piani già prestabiliti su di lui, ordini che non avrebbero ammesso replica, un destino razionalmente tracciato: il colloquio era finito: Chaves tornò al banco e chiese da bere a Sim6n, dando il tempo a Crist6bal di uscire per primo. Camminò senza fretta verso la Avenida de Mayo, e lungo questa in cerca del caffè Tortoni: avanzava senza vedere niente, chiuso nei suoi pensieri, passando in rassegna tutte le considerazioni che era venuto facendosi a proposito dell'appuntamento a cui stava recandosi: "qualcosa di simile": polizia? politica?: si sorprese nel constatare che Chaves era arrivato prima di lui: "ho chiesto caffè anche per lei: non le dispiace, vero?": "no, va bene": "non è curioso di sapere cosa sto per dirle?": "no: fino a qualche mese fa mi incuriosiva: ma da parecchio ho smesso di pensare a questa storia: prima o poi lei ed io avremmo parlato, no?": "la ringrazio per la sincerità: sta di fatto che mi risulta difficile dirle quello che sto per dirle": "perché, si vergogna?": "se si trattasse di cose delle quali vergognarsi non ne parlerei con lei né con nessun altro", Chaves, come offeso: e di nuovo il riprendere del Triste: "non si scaldi, Chaves, non ci guadagna niente: se le costa dirmi perché mi ha cercato, lasciamo perdere e tornerà a cercarmi quando si sentirà più forte, non le pare?": "grazie, ma non è necessario: possiamo parlarne oggi: ha idea di qual è l'affare?": "spero che non abbia a vedere con la polizia ...": "non si preoccupi per la polizia, non le si chiede di denunciare nessun amico o collega, diciamo": "allora veniamo al punto: politica?": "sa che lei nonostante la sua età sa molte cose?": "guardi, Chaves, io so quello che devo sapere per restare vivo: lei come fa a sapere la mia età?": "ho dovuto informarmi e ho amici quasi dappertutto, mi interessava sapere se era minorenne: il suo aspetto non mi ha mai convinto del tutto, sa?": "sarò maggiorenne fra un paio di mesi": 62 Foto di Colette Alvarez Urbajtel (da Photoamerica, Herodote 1984). "lo so: solo allora cominceremo a lavorare ... è un lavoro pericoloso: potrebbe finire al fresco e, essendo maggiorenne per me sarà più facile tirarla fuori": "finire al fresco? perché? dovrò ammazzare qualcuno?": "non abbia timore, per ora non bisogna ammazzare nessuno: col tempo ... comunque lei ha quello che ci vuole ... non ha forse sopportato senza batter ciglio due bombardamenti?": "e lei come fa a saperlo? per quanto ne so, nemmeno la polizia ne è al corrente": "no, la polizia non sa queste cose, noi sì": "e chi sono questi noi, Chaves?": "dipende, dipende dalle volte, spesso cambiano nome ... se ne renderà conto col tempo": "non mi piace lavorare senza sapere chi è il mio capo": "sono io il suo capo, Artola: io la pagherò, io le commissionerò i lavori: non ha di che preoccuparsi: c'è da guadagnare parecchio: noi, e mi scusi se per il momento non le dico altro su questo noi... noi ribalteremo questo paese, faremo pulizia: comunisti, ebrei, socialisti, intellettuali ...": "e peronisti?": "non si può pensare a loro come a tutti gli altri: ci sono peronisti che sono brave persone, peronisti buoni, diciamo così, e peronisti che sono un'altra cosa, uomini confusi che non sono realmente peronisti: i buoni peronisti staranno con noi; gli altri finiranno per allearsi con i comunisti, senta bene quello che dico, e non esagero affatto": tranquillità del Triste che adesso può dire di sì a qualunque cosa: "mi parli di soldi, Chaves": "trentamila al mese e extra per ogni lavoro: va bene? tenga conto che durante i due mesi che le mançano ai diciotto anni incasserà ugualmente: ecco", e gli porse la busta anonima, anonima quanto quella di Marcos Pena, ma senza preoccuparsi di essere visto: era un uomo sicuro, Chaves: "non teme di sbagliarsi, amico Agustin?": "io no: e lei, Triste?": "io nemmeno": "beviamo qualcosa, Triste?: c'è da festeggiare: da adesso in poi ci daremo del tu, così non succederà quello che è successo con Pefia, no?": "sa anche questo?: sarà meglio berci qualcosa: per me un gin con ghiaccio":

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