STORIA DEL TRISTE Horacio Vdsquez Rial a cura di Fabio Rodrfguez Amaya traduzione di Paola Argento La letteratura odierna in lingua castigliana prodotta in Spagna risente di una doppia malattia diffusasi come una piaga dopo la morte di Franco: la banalità e l'esotismo. Un finto benessere ha fatto degenerare il rapporto della popolazione in generale e di scrittori, pensatori e artisti, sia con la realtà circostante, sia con l'energica produzione classica peninsolare, sia con il cosiddetto "Siglo de Plata'' dei diversi Hernandez, Lorca, Alberti, Cernuda, Benet, Hierro della prima metà del secolo. Ultimi a mantenere una linea etica e artistica impegnata o estetizzante sono forse gli scrittori della ormai riconosciuta "generazione del '50": Brines, Gil de Biedma, Caballero Bonald, Rodrfguez, Barrai, i fratelli Goytisolo. In seguito, un vuoto mascherato dalle mode importate, dalle campagne pubblicitarie legate all'ingresso di una "grande" Spagna alla Comunità Europea, dalle Obmpiadi, dall'Expo Universale di Siviglia, da Madrid capitale mondiale della cultura, dai nefasti festeggiamenti del V centenario dell'invasione dell'America nonché dall'ultimo grande evento culturale accaduto in una Spagna come primato di stupidità: il ritorno trionfale di Maradona nella squadra del Siviglia. In questo marasma futile e poco stimolante, l'eccezione sono, fra i pubblicati in Italia "Vazquez Montalban, Mendoza, Sanchez Ferlosio e Atxaga". Ma l'eccezione meno nota ali' estero è quella di HoracioV azquez Rial, figlio di esuli repubblicani in Argentina che a sua volta vive come esule in Spagna per aver commesso il delitto di pensare e di esercitare la critica. Da Buenos Aires, HoracioYazquez Rial (nato nel 1947) inizia ad attraversare la realtà servendosi dei mezzi a sua disposizione: la memoria, la vita, la militanza politica, la finzione, la parola. Avvia così il lento e doloroso percorso che lo trasforma in demiurgo letterario di realtà altre e del tutto ambivalenti. Dal suo sdoppiamento ispano (gallego )-argentino radicato in Catalogna, l'autore inizia a comporre una sinfonia scarna ma ricca di spunti e suggerimenti per il lettore attento. Si tratta di una partitura che prende spunto dal sacrificio di una generazione ma nel cui svolgimento non mancano la ricerca tematica, la sperimentazione, un innovativo linguaggio personale spesso privo di una sintassi coerente, tuttavia denso come si addice a un erede di Arlt e Borges. Dopo un libro di poesie e un saggio dedicato ai problemi demografici in America latina si avvicina lentamente alla morte a causa dell'alcool, ma reagisce ali' esilio e ali' abbandono ed esordisce come romanziere nel 1983 con Segundas personas (Seconde persone) primo di una trilogia seguita nell' 85 da El viaje espafiol (Il viaggio spagnolo) e conclusa nell' 86 56 con Oscuras materias de la luz (Oscure materie della luce). Per combattere la povertà, insieme a Juana e le due figlie svolge lavori di consulenza editoriale e di traduzione e scrive i primi articoli giornalistici per "El Pais". Vazquez Rial non conosce il successo commerciale e non è un rappresentante dei "vincenti". Tuttavia con il romanzo Historia del triste del 1987 è finalista del Nadal, uno tra i più prestigiosi premi spagnoli e nell'89 con La reina de oros è finalista del premio internazionale Plaza & Janés; ma per il grande pubblico rimane un illustre sconosciuto. Nell'87 pubblica La libertad de Italia (La libertà d'Italia) cui segue nel '88 Territorios vigilados (Territori custoditi). Del '91 sono Los ultimos tiempos (Gli ultimi tempi) e il breve quanto intenso La isla inutil (L'isola inutile). Ora si appresta a pubblicare il romanzo tante volte annunciato e discusso con i suoi amici veri: Frontera sur (Frontiera sud). Una decina di romanzi dunque, che parlano da sé e rivelano uno scrittore che sintetizza vecchio e nuovo mondo con disperazione e speranza, con rabbia e tenerezza. Queste opere sovente sfiorano il perverso, la malignità, il lirismo, perché vengono composti da chi è consapevole del dolore, della disperazione individuale e collettiva, della crudeltà del mondo. La follia diventa protagonista, la gioia diventa presenza ineluttabile, il ludus regna nei libri di Vazquez Rial con l'obiettivo di costruire un mondo immaginario che non si discosta dalla realtà odierna in cui vivono i mutilati del tardo capitalismo e i castrati dal tardo stalinismo. ( Fabio Roddguez Amaya) LA FINE DELLA GUERRA Racconto San Estanislao era una canicola. Keller era passato per altri posti simili. Lingue di selva e di roccia brulla si alternavano ai lati della striscia di terra riarsa che in alcuni punti poteva sembrare una strettissima strada e in altri soccombeva alla vegetazione o perdeva i propri margini diventando un tutt'uno col minerale infuocato che la circondava. I piccoli villaggi erano una successione di baracche sgangherate, il più delle volte con i tetti di zinco, le finestre chiuse da pezzi di plastica o di tela di sacco. Non figuravano sulle carte e molto probabilmente non possedevano neppure un nome o uno spazio in geografia. Gli abitanti non erano curiosi: il frastuono della jeep non spingeva nessuno ad affacciarsi. Vedrai le rovine della fabbrica poco prima di arrivare, gli aveva detto il suo informatore, a La Paz, una settimana prima, senza specificare la natura dell'ipoietica industria locale degli anni passati. Non aveva molta importanza, in realtà. Keller vide lo scheletro di un antico capannone, binari ossidati, l'armatura di un pozzo, resti di una miniera o probabilmente di una cava. Spense il motore e attese, oppresso dal sole, un qualche segnale nel silenzio della natura apparentemente immobile. Era senza fiato, come se avesse corso.
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