SAGGI/SAER frequenta, alternativamente oggetto o soggetto di seduzione. Questa maturità perfeziona la sua tecnica narrativa moltiplicando la varietà dei punti di vista, fino a dare alle sue prime intuizioni, come accade nello sviluppo di tutta la grande letteratura, la complessità di un sistema.L'evoluzione della sua opera è inseparabile dalla sua esperienza argentina e questa esperienza penetra e. modella la maggior parte dei suoi libri, che senza di essa sarebbero incomprensibili. Adifferenza di altri scrittori polacchi, come Milosz, per esempio, Gombrowicz fece del suo esilio un mezzo per ampliare e coltivare le proprie differenze rispetto all'Occidente, privilegiando la particolarità del proprio punto di vista. Quando Milosz gli rimprovera, nel 1959, di non occuparsi abbastanza dell'attualità polacca, Gombrowicz gli risponde che Milosz giudica ancorale cose da un punto di vista interno polacco. Possiamo considerare quello che Gombrowicz chiama il proprio punto di vista come un punto di vista esterno, non solo rispetto alla società polacca di quegli anni, ma anche rispetto all'Occidente e soprattutto, nella più metafisica intimità della problematica witoldiana, rispetto alla maturità apocrifa e decadente della sfera superiore, come la chiama, dei "Churchill, Picassi, Rockefeller, Stalin, Einstein", quel punto di vista esterno che "genera un' uguaglianza più vera del!' altra, quella fatta di doveri e di teorie". Il punto di vista esterno che potremmo considerare generalizzato, giacché Gombrowicz lo applica in maniera sistematica a tutto ciò che esamina, anche se può essere una conseguenza del suo "dovere di originalità", è anche il risultato del suo esilio argentino. Questo punto di vista esterno è il modo in cui la cultura argentina si rapporta ali' Occidente - l'esteriorità del!' immaturità polacca elevata alla massima potenza. Trasferendosi nella banalità argentina, Gombrowicz atterrò più vicino a se stesso che se si fosse integrato, come altri emigrati dall'Est, nella "maturità" dell'Occidente. Per i suoi gusti, i polacchi esiliati assumono un punto di vista troppo occidentale - errore che non pochi dissidenti dell'Est hanno continuato a commettere più tardi, quando avrebbero potuto imparare da lui, da Gombrowicz, in apparenza il più irresponsabile, che invece di fregarsi le mani davanti alla bella, nuda nel letto e disposta a lasciarsi possedere, trova più stimolante, conservando il sangue freddo, analizzarne i difetti da un punto di vista esterno, come di fronte a qualunque altro oggetto. Non possiamo non ammirarlo quando, in piena guerra fredda, e dopo aver perduto tutto, invece di modellare il suo pensiero secondo gli ordini dell'Occidente, si sofferma a esaminare con criteri suoi il problema del comunismo: quando si è scrittori, come dicevamo all'inizio, non si è né comunisti, né liberali, né individualisti, né niente, e ordini e teorie producono solo la cristallizzazione infeconda di astrazioni vuote, ciò che, giustamente, turba la disponibilità dell'artista. La radicalizzazione di questo punto di vista nacque in Argentina, innanzitutto perché il suo esilio obbligatorio lomandò ai confini dell' Occidente, ancora più lontano di quanto non fosse la Polonia rispetto al centro dell'Europa, ma anche perché il luogo in cui finì si dibatteva da anni nello stesso problema. Fu, come si dice, una disgrazia fortunata perché, da foglia secca e anonima trasportata dal vento della contingenza, grazie al carattere atipico del suo destino di esiliato, eccessivo rispetto a quello di altri emigrati che 52 Disegno di José Munoz. si integrarono pienamente nella cultura occidentale, passò a essere, di ogni tempesta, segno, paradigma ed emblema. Di tutte le possibilità di essere che gli si offrivano al tempo della sua immaturità- scrittore europeo post-nicciano, precursore, come pretese tante volte, dell'esistenzialismo, sacerdote nel disseppellimento della tradizione polacca minacciata dall'ondata collettivista, o qualunque altra maschera rigida della sfera superiore - gli toccò, grazie a una crociera di propaganda - operetta witoldiana avant la lettre -, un destino più fecondo, più inclassificabile: quello di essere Gombrowicz. Questa singolarità - essere Gombrowicz - se è stata una fortuna per Gombrowicz, lo è stata anche per l'Argentina. Nel giro di alcuni anni la sua patria perduta e l'Argentina esemplificavano per lui, come modelli intercambiabili, lo stesso aspetto delle cose. I dettagli per cui differiscono hanno meno peso dell'accumulo di analogie. Per un argentino c'è qualcosa di immediatamente comprensibile nei giudizi di Gombrowicz sulla letteratura polacca: a parte alcuni dettagli, quei giudizi possono applicarsi in blocco alla letteratura argentina e soprattutto a uno dei suoi aspetti centrali, che Gombrowicz segnala continuamente nel Diario e nelle sue interviste: il°conflitto fra un nazionalismo
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