GOMBROWIC.Z IN ARGENTINA Il punto di vista esterno Juan José Saer traduzione di Alberto Cristofori Nell'agosto del 1939 Witold Gombrowicz (Polonia 1904 - Francia 1969) si recò con una crociera in Argentina, e lì fu sorpreso dalla guerra. Vi rimase fino al 1963. In Argentina ha dunque scritto alcuni dei suoi grandi romanzi (Trans-Atlantico, Pornografia ...) nonché pagine e pagine del suo diario, pubblicato parzialmente in Italia presso Feltrinelli e presso e/o. Juan José Saer (Santa Fe, 1937) scrittore argentino tra i più apprezzati, una cui opera sta infine per vedere la luce nella nostra lingua presso le edizioni Giunti, ha ricostruito il rapporto, conflittuale e doloroso, di Gombro- Juan José Saer !archivioFlommarion). wicz con il paese che lo ospitava. Saerrisiede in Francia dal 1968 e insegna letteratura all'Università di Rennes. Ha scritto sedici volumi di narrativa, otto di saggi, uno di poesia. Nel 1987 ha vinto il premio Nadal con il romanzo La ocasi6n. Essere polacco. Essere francese. Essere argentino. A parte la scelta della lingua, in quale altro senso a uno scrittore si può chiedere una simile auto-definizione? Essere comunista. Essere liberale. Essere individualista. Per chi scrive, assumere queste etichette non è più essenziale, in rapporto allo specifico del suo lavoro, che appartenere a un club calcistico o a un'associazione gastronomica. La possibilità di essere percepito come questa o quella cosa ben definita nella divisione dei ruoli dell'immaginazione sociale è un privilegio dell'uomo, non dello scrittore. Dell'uomo - vale a dire della prima finzione che deve abolire, come se fosse un'estetica ormai superata, lo scrittore di fiction. La certezza di questa nudità non solo orienta o guida il suo lavoro, ma ne è addirittura la giustificazione ultima. A priori, lo scrittore non è nulla, nessuno, situazione che, a dire la verità, metafisicamente parlando condivide con gli altri uomini, dai quali lo differenzia, in qvanto scrittore, un semplice dettaglio, ma tanto decisivo che è sufficiente per cambiare tutta la sua vita: se per gli altri uomini la costruzione dell'esistenza consiste nello riempire questa assenza di contenuto con diverse immagini sociali, per lo scrittore tutto il problema sta nel conservarla. La tensione del suo lavoro si riassume in questo: non si è nulla né nessuno, si abborda il mondo a partire da zero e la strategia di cui si dispone prescrive, giustamente, che l'artista debba ripianificare la sua strategia giorno dopo giorno. Questa, e 50 non l'individualismo passionale che gli si attribuisce, è la vera lezione di Gombrowicz. "Il suo pensiero", dice in una pagina del Diario, riferendosi a Camus, "è troppo individualista, troppo astratto". E, alcune righe dopo: "Coscienza? Benché abbia una coscienza, come tutto in me, essa è piuttosto una semi-coscienza e una quasi-coscienza. Sono semi-cieco. Sono superficiale. Sono in qualsiasi modo". Il senso della famosa immaturità witoldiana è il rifiuto di ogni essenza anticipata. Le marionette di Feyerdurke e di Transatlantico anelano a coincidere continuamente con un'immagine astratta di se stesse (il Genio Locale, la Moderna, i Patrioti Polacchi) e gli adulti già un po' decrepiti di Pornografia tremano ansiosamente davanti a questa forza suprema dell'adolescenza che è l'indeterminatezza. Quando si crede di essere qualcuno, qualcosa, si corre il rischio, lottando per accomodare l'indistinto del proprio essere a un'astrazione, di trasformarsi in archetipo, in caricatura. L'omosessuale di Transatlantico si chiama apertamente e semplicemente "Puto", che in polacco o in francese non significa niente, ma che in spagnolo vuol dire precisamente questo, omosessuale - e il ridicolo del personaggio, e anche il patetico, nascono dal costante adeguamento del suo comportamento alla definizione che ingloba il suo nome. In Feyerdurke la Moderna si veste, parla e agisce tutto il tempo come una persona moderna, sì che finisce per essere chiamata così, come lei crede di essere, "la Moderna". Se indichiamo ironicamente qualcuno per mezzo di uno stereotipo-lo Scrittore, l'Editore, la Bellezza Locale - intendiamo già dire che il titolare di questo nome, a causa di un comportamento troppo definito, è vittima di una certa illusione su se stesso. A forza di essere essenze- Don Giovanni, Faust, Tristano e Isotta - i personaggi dell'opera finiscono per naufragare nell'operetta. Quest'incertezza programmatica propria dell'artista spiega molte delle contraddizioni di Gombrowicz e non poche delle sue stranezze e dei suoi capricci, come quello di farsi passare per conte, inganno la cui origine romanzesca diventa evidente quando ci rendiamo conto che lo pretendeva in maniera intermittente, soprattutto con coloro che lo conoscevano in Polonia e sapevano che non lo era. In un certo senso, qualsiasi pretesa di identità personale è un tentativo di farsi passare per conte. Se l'artista deve assumere un atteggiamento esteriore, quale che sia, poiché in ogni caso sarà falso, che per lo meno sia esageratamente falso, evidentemente illusorio. È un omaggio allo scetticismo dell 'interlocutore e ha qualcosa di quello che Joaquim Unserld chiama la "argomentazione pessimista" nei rapporti fra Kafka e i suoi editori: sono molto contento che abbia deciso di pubblicare il mio libro, ma io al suo posto avrei rifiutato il manoscritto. Mi faccio passare per conte polacco, ma so che lei sa che sono solo un povero diavolo che il ven'to della contingenza ha depositato in questo paese. Questo vento lo portò qui in Argentina - un incredibile caso che lo mescolò per sempre al folclore letterario di Buenos Aires. In un certo senso, Gombrowicz cadde in un milieu pronto a riceverlo, non solo perché la realtà storica dell'Argentina è fatta
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