che conobbe il suo paese non appena lo lasciò per morire. Sotto un faggio nell'Essex provò come sarebbe andata, cacciandosi in bocca la canna di un fucile e poi decidendo di non farlo. Ma io non ne sapevo niente: ho solo visto un soldato che provava come sarebbe stata la morte nell'eco senza fine dello schianto secco dei rami. Niente sapevo, o meno di niente. Conoscevo i libri. Sapevo dire: "Il gas! Il gas! Svelti, ragazzi!" L'avevo imparato dicendo lentamente: "Il gas! Il gas! Svelti, ragazzi!" La guerra sbagliata, la velocità sbagliata, l'accento sbagliato. Nessuno se ne accorse. Nell'aula stantia la luce divenne solida per la polvere. Svelti! Svelti! Lento. Lento. La lingua si rivoltò pesante e si abbandonò nel sonno più fondo. Niente sapevo, o meno di niente. La guerra sbagliata, la velocità sbagliata, l'accento sbagliato. Sì, mi innamorai di un soldato di ottanta anni più giovane e dopo averlo imparato a memoria andai a scoprire la sua tomba. Non ci voleva coraggio a farlo. Simili a denti, a carta, a schegge di ghiaccio pietre bianche sono sparse in un bosco. Svelto! Svelto! Presto farà buio e non potrò più leggere i loro nomi né ritornare. La sua voce scorreva come l'onda di un lago sepolto, così piano che trattenni il respiro. Eccolo lì! Un sospiro e via - un segreto che volevo serbare per me se mai tornavo a casa. Sognai una donna che mi fece togliere l'anello (l'anello di mio padre) e subito immaginai un uomo che si fermava presso un fiume un po' più a nord e vi scagliava un nastro per mostrare il suo coraggio. POESIA/MOTION Poi nel sogno l'uomo era soffocato dal fumo ed io senza peso afferravo tra le braccia la donna (la stessa donna) e insieme volavamo come un gabbiano ferito, io in abito scuro, lei in un ondeggiante abito da sposa. Il paese intero si apriva sotto di noi - città e villaggi, autostrade, raccordi, vicoli, brughiere acquitrinose, pascoli, una piana di grano - era tutto ciò che chiamavamo patria. Spuntò la luna e noi scendemmo più vicino alla terra dove le cime degli olmi solleticavano i piedi inermi della donna, a cercare i preziosi dettagli segreti delle cose: come uno storno marezzato, addormentato su un filo del telefono. Ormai ero stanco e capii che avevamo aspettato troppo; riuscivamo solo a vedere il filo e troppi occhi, e un gran cancello come una griglia dovunque andassimo, e un fascio di luce che non riuscivamo più a sfuggire. Andammo in giro e in giro, indifesi e avvinti non come un uomo e una donna, non come un gabbiano, ma come un labile pezzetto di carta sollevato dal fuoco, che si allontana da terra per non far più ritorno. Che lingua si parla in un mondo separato? Come si descrive la pace del cuore? La mia lingua si svegliò ma non riuscì a parlare; aprii la bocca: clink-clinkety-clink. Saltavano sempre più in alto, la loro felicità era come un trampolino, e si davano da fare. Dei pezzi si staccarono, insoliti come rocce lunari, o frammenti aguzzi di spesso filo di ferro scuro, uno a forma di porta imbrattata di uno scritto. Non si leggeva più quello che diceva, nessuna frase veniva via intera, perciò portarono con sé solo rantoli e gemiti. Affondammo nelle sedie, mio padre ed io, mentre guardavamo, ed io volevo sapere: aveva riconosciuto qualcosa? Scosse la testa mentre io immaginavo i vacillanti sobborghi in rovina, l'enorme stazione di ferro con il tetto spazzato via. "Forse ti chiederai ... ?" "Sì" l'unica cosa che disse fu "Sì, sì" e continuò a guardare altrove. Cambia canale. Con nostro figlio in mezzo a noi addormentato e sognante le notizie vengono a galla in un assordante sciacquio. Schiaccia il pulsante. Ecco un soldato in mezzo al deserto 41
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