UN ALTRO NAVIGATORE DA RICORDARE Emanuele Vinassa de Regny Accanto a Cristoforo Colombo e ai 500 anni della scoperta dell'America, ci sembra il caso di ricordare un altro "navigatore" italiano, Enrico Fermi (1901-1954 ), e un'altra grande scoperta, la possibilità di realizzare e controllare una reazione nucleare a catena (1942), ovvero la possibilità di usare l'energia nucleare. È passato solo mezzo secolo. 50 anni possono sembrare pochi in confronto a 500, ma è difficile sostenere che la scoperta del "navigatore Fermi" non abbia cambiato il mondo quanto la scoperta del "navigatore Colombo". Fermi 1 Erano da poco passate le 16 del 2 dicembre 1942. Da Chicago, Arthur Holly Compton, premio Nobel 1927 per la fisica, coordinatore del gruppo di Fermi, si attaccò al telefono e chiamò a Washington il chimico James Bryant Conant, membro del Consiglio della ricerca per la difesa nazionale (l'ente che allora coordinava tutte le ricerche sulla fissione). "Jim", gli disse, "il navigatore italiano è appena sbarcato nel nuovo mondo". "Davvero?" rispose Conant tutto eccitato. "Gli indigeni erano amichevoli?". "Tutti gli sbarcati sono al sicuro e contenti". Fermi 2 Quattro anni prima, il 10 dicembre 1938, Fermi, poco dopo aver ascoltato il notiziario radio del pomeriggio che dava notizia della seconda serie delle leggi razziali (sua moglie, Laura Capon, sposata nel 1928, era ebrea), ricevette una telefonata da Stoccolma in cui gli si annunciava il conferimento del premio Nobel. Il premio era atteso. In estate, durante un convegno, glielo aveva preannunciato segretamente addirittura Niels Bohr, il padre nobile dei fisici europei; un annuncio inconsueto, quasi un invito a prepararsi a ritirare il premio e a proseguire verso lidi più ospitali. Fermi 3 Il 2 dicembre 1942 erano una quarantina nella sala da squash dell'Università di Chicago dove Fermi condusse il suo famoso esperimento con la "pila atomica". Così racconta Richard Rhodes in L'invenzione della bomba atomica (Rizzali 1990), citando alcuni testimoni oculari. "Da principio si sentiva il suono del contatore di neutroni, clic-clic, clic-clic. Poi i clic divennero sempre più rapidi, e dopo un po' cominciarono a fondersi in una specie di ruggito; il contatore non riusciva più a seguirei neutroni ... Improvvisamente Fermi alzò una mano: "La pila è critica", annunciò. Nessuno dei presenti aveva il minimo dubbio in proposito. Fermi si permise un sorrisetto ... Poi tutti cominciarono a chiedersi perché non staccava _lapila. Ma Fermi era assolutamente calmo. Aspettò ancora un minuto, poi un altro, e quando il nervosismo si era fatto ormai insopportabile ordinò: "Basta!". Erano le 15.55... L'uomo aveva controllato la liberazione dell'energia del nucleo atomico". In quel momento il fisico ungherese Eugene Wigner trasse da un sacchetto di carta un fiasco di Chianti che era fortunosamente riuscito a trovare in un negozio di Chicago. "Ne prendemmo un sorso a testa in un bicchiere di carta e bevemmo in silenzio guardando Fermi. Qualcuno gli disse di firmare il rivestimento di paglia; lui lo fece, poi il fiasco fu passato in giro e firmammo tutti". SCIENZA/FIRMI Come disse Compton, tutti "erano al sicuro e contenti". Tutti meno Leo Szilard, il fisico ungherese ideatore assieme a Fermi dell'esperimento ...: "Prima c'era. una folla, e poi io e Fermi ci ritrovammo soli. Gli strinsi la mano e dissi che pensavo che quel giorno sarebbe stato segnato in nero nella storia dell'umanità". Meno di tre anni dopo, il 16 luglio 1945, la prima bomba atomica sperimentale- la chiamavano Trinità- esplose alla Jornada del Muerto, nel Nuovo Messico. Fermi 4 Abbiamo pensato di ricordare Fermi con una sua lettera, scritta dall'Olanda circa vent'anni prima (e che quindi con la "pila atomica" non c'entra per nulla), allegra e piena di notazioni curiose sui fisici e la fisica dell'epoca. (Ritroverà in America quasi tutti i molti fisici "discendenti di Abramo e Isacco" che, come lui, lavoreranno al Progetto Manahattan). La lettera era indirizzata alla sorella Maria (1899-1959), i cui familiari ci hanno gentilemente permesso di riprodurla. Maria Fermi Sacchetti (Roma 1899-Milano 1959), più anziana di Enrico di due anni, fu allieva di Ernesto Buonaiuti e insegnante a Roma, fino alla morte, avvenuta in un incidente aereo sul cielo di Milano, quando finalmente le era stato concesso il visto per recarsi in visita in America dalla cognata Laura e dai nipoti. Il visto le era stato a lungo negato a causa della sua partecipazione alle vicende della sinistra laica italiana. È anche lei che, con la pubblicazione di questa lettera, "Linea d'ombra" vuol ricordare. Nota alla lettera Fermi, da poco laureato (1922) alla Scuola Normale di Pisa, aveva soggiornato in Germania (Gottinga) e in Olanda (Leida) grazie a una borsa di studio del Ministero della pubblica istruzione e a una borsa di studio della Fondazione Rockefeller. Aquell'epoca Leida era uno dei centri della fisica teorica mondiale grazie all'attività di Hendrik Antoon Lorentz e di Pieter Zeeman, entrambi insigniti del premio Nobel nel 1902. Figura di spicco era Paul Ehrenfest, un fisico austriaco esperto di meccanica statistica, amico di Albert Einstein sin dai tempi in cui questi aveva insegnato a Praga ( 1911). Ehrenfest, che morirà tragicamente durante una gita in montagna, era un maestro eccezionale sia per l'insegnamento che impartiva sia per la solerzia con cui cercava di scoprire talenti nuovi e per l'affetto con cui li incoraggiava. Bruno Pontecorvo (Fermi e la fisica moderna, Editori Riuniti 1972) racconta: "Appena Ehrenfest scoprì in Fermi doti di grande scienziato non tardò a dirglielo. Da quel momento la mancanza di fiducia di Fermi nelle sue possibilità scomparve, e questo, come ebbe a dire lo stesso Fermi, ebbe una grande importanza per lui". A Leida lavorava anche Samuel Abraham Goudsmit, uno degli scopritori dello spin dell'elettrone; era stato precettore dei figli dell'ambasciatore olandese a Roma e aveva conosciuto Fermi di cui era diventato amico. Agli inizi della carriera universitaria Fermi ebbe qualche problema. Ebbe subito la libera docenza ma nel 1926 non riuscì a vincere il concorso per la cattedra di fisica matematica a Cagliari. Vinse qualche mese dopo il concorso per la cattedra di fisica teorica a Roma: era la prima cattedra della materia in Italia ed era stata istituita proprio per lui da Orso Mario Corbino, fisico egli stesso e Ministro della pubblica istruzione. "I motteggiatori [è ancora Pontecorvo che racconta] la chiamarono 'cattedra di Fermifisica', come avevano già chiamato 'cattedra di Rasettifisica' quella di spettroscopia creata qualche tempo addietro su iniziativa dello stesso Corbino allo scopo di permettere l'ingresso nell'università di Rasetti". "Franco" è il fisico Franco Rasetti, amico di Fermi sin dai tempi dell'università e poi suo collega all'Università di Roma, uno dei cinque firmatari, con Fermi, del famoso articolo del 1934 sui neutroni lenti. "Dicke" è probabilmente Richard Dicke, uno studioso di relatività "Persico" il fisico Enrico Persico, compagno di liceo di Fermi e poi professore di fisica a Torino. 39
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