Linea d'ombra - anno X - n. 76 - novembre 1992

UNA SCOPERTA OGNI VENTI GIORNI ••• Leffera alla sorella Enrico Fermi Leida, 27.10.1924 Cara Maria, grazie della tua lunga lettera, e di tutte le notizie che mi dai di voi e del nuovo ambiente in cui vi trovate. Mi ricordo bene del piccolo Fanino, che ci ha fatto da guida fino al Vajolon Pass quando siamo stati alla Rada di Vael. Aveva l'aria di un ragazzo molto sveglio e intelligente, mi raccomando di trattarlo bene e di non dargli troppo latino da tradurre, perché ciò è nocivo alla salute. Vedo che tra i tuoi nuovi conoscenti, i discendenti di Abramo e di Isacco sono come al solito degnamente rappresentati. Conoscevo già di fama i Levi, di cui Franco mi ha molto parlato. A proposito di quest'ultimo, ho avuto recentemente notizia che ha perduto improvvisamente suo padre, in seguito a un violentissimo attacco di tifo; puoi immaginarti se tale notizia mi ha fatto dispiacere. Quanto a me, mi trovo sempre bene e, tra grandi e piccole, faccio in media una scoperta ogni venti giorni; per conseguenza tutti hanno un profondo rispetto di me e si ritengono molto onorati che io li tratti con confidenza. Einstein è partito la settimana scorsa, facendomi entusiastiche dichiarazioni di simpatia; nel colloquio, in onore mio, si parla in tedesco, poiché mi riesce ancora assai difficile il capire l'olandese, la cui pronunzia è piuttosto complicata e ricca di suoni equivoci quasi quanto quella inglese. Sabato scorso sono stato all' Aja, ospite di una certa famiglia Goudsmid (inutile dirlo discendenti dei precitati Abramo ed Isacco) e ho visitata la città, derogando dai miei principii fino al punto da andare a vedere anche qualche quadro di Rembrandt. Sabato venturo andrò poi ad Amsterdam, dove andrò a vedere qualche altro quadro di Rembrandt, e così il mio dovere di visitatore dell'Olanda sarà quasi interamente compiuto. Tra i miei nuovi conoscenti: il Prof. Ehrenfest è una persona molto simpatica, benché non sfigurerebbe affatto in un negozio di abiti usati in ghetto; si occupa moltissimo della scuola e dei suoi studenti, ed ha una speciale abilità nel saper pescare fin dai primi anni quelli dai quali si possono sperare dei buoni risultati per l'avvenire. Ho conosciuto poi naturalmente molti giovani, tra cui specialmente un certo Dieke, un tedesco di Colonia (incredibile ma pur vero cristiano) molto intelligente, e appassionato alpinista; peccato che qui in Olanda le ascensioni più ardite si possano fare soltanto sopra le dune, a duemila centimetri sul livello del mare! Mi ha scritto recentemente Persico, che ha saputo che la commissione per la mia libera docenza è costituita da Levi-Civita, Volterra e Somigliana; siamo dunque abbastanza in famiglia, e non c'è da temere la sorpresa, che mi sarebbe stata assai poco gradita, di dover tornare in Italia per sostenere la lezione pratica che è prevista dal nuovo regolamento, se la commissione ne fa la richiesta, e che, oltre alla seccatura, mi avrebbe portata anche una spesa considerevole. Speriamo che la cosa si faccia sollecitamente, perché sono ormai abbastanza stufo di sentir parlare di questa libera docenza, e speriamo che quest'anno non capiti anche una seconda edizione della riforma Gentile a imbrogliar di nuovo le cose sul più bello. E ora saluti affettuosi a te e al babbo e agli zii e cugini Enrico In alto: Enrico Fermi in una foto del 1928 circa, di G.C. Trabocchi. Al centro: O. D'Agostino, E. Segré, E. Amaldi, F. Rasettie Fermi in una foto del 1934. Sotto: gita domenicale a LosAlamos, con E. Segré, E. Fermi, H. A. Bethe, H. Staub, V. Weisskopf e, sedute, Erika Staub ed Elfriede Segré. 38

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