CONFRONTI scena recentemente anche a Milano, narra la storia del dottor Burke, un vecchio scapolo e filosofo umanista, il quale, ritornato nel suo alloggio dopo m_esidi assenza, apprende che la figlia della sua affittacamere ha finalmente trovato marito e intende stabilirsi nelle sue stanze. Dall'intreccio esilarante, farsesco, eppure spietatissimo, questa messa in scena accosta una splendida regia al Otomor Krejka (foto di Vladimir Svoboda) grande e avvincente talento della compagnia e dell'indimenticabile Boreslav Polfvka, e costituisce certamente uno degli spettacoli più divertenti e al tempo stesso significativi rappresentati a Praga in questi anni. Il suo autore e regista, Ladislav Smocek ( 1932), che, come abbiamo visto, è uno dei fondatori del Cinohernf klub, si è laureato in storia del teatro e, dopo aver lavorato in un piccolo teatro di provincia è stato, per un breve periodo, al Lanterna magika. Pur non essendo attualmente in scena a Praga vogliamo ricordarne l'interessante Labirinto (Bludiste, 1966) che è stato fra l'altro rappresentato anche a Mestre. "Quando ho scritto questo testo", racconta Smocek, "pensavo ad Hampton Court il cui guardiano era un vecchietto simpatico, gentile. Poi mi sono chiesto come potesse essere un labirinto qui in Cecoslovacchia. Nel periodo comunista i guardiani non erano tanto simpatici e gentili ..." La pièce racconta la storia di un uomo che, ritrovatosi di fronte ad un labirinto del quale vede solamente l'entrata, si avvicina incuriosito al guardiano per chiedergli, ad esempio, quanto tempo ci si impieghi a trovare l'uscita, se sia possibile entrare dall'uscita e uscire dall'entrata, se di fatto ci sia un'uscita e così via. La insoddisfacenza e arroganza delle risposte, le strane grida provenienti dal labirinto, il suono intermittente di una marcia militare, le anonime s sofferte figure che ne emergono di tanto in tanto creano però un angosciante crescendo drammatico che nel finale porterà il visitatore a cercare rifugio proprio nel misterioso labirinto. Ricco di toni kafkiani e beckettiani, Labirinto può essere definito come un affascinante pezzo sull'attesa, sull'ansia e sulla cattiveria umana e rappresenta uno dei testi più interessanti rappresentati negli ultimi anni. Smocek smise però di scrivere dopo il 1968. "Il nostro teatro", racconta così, "aveva molti problemi perché era caduto in disgrazia con il partito e le linee di politica ufficiali. Non osavano chiuderci e disperderci semplicemente perché eravamo estremamente popolari e i biglietti erano esauriti tutte le sere. Comunque non me la sentivo di scrivere sotto i russi e quindi mi dedicai esclusivamente alla regia. Ora potrei riprendere a scrivere, ma non è facile, dopo così tanti anni". · Fra le compagnie più attive negli anni precedenti la rivoluzione di velluto spicca inoltre il nome di Studio Ypsilon, che, fondato a Liberec nel 1963 da un gruppo di artisti provenienti da diversi generi culturali, si trasferì a Praga nel 1978. Studio Ypsilon è una compagnia di repertorio e ha diciotto membri, fra cui il regista e autore Jan Schmid, lo scenografo Miroslav Melena, il drammaturgo Jaroslav Etlfk e il teorico del teatro Zdenek Korfnek e ha collaborato con registi di altre compagnie, fra i quali ad esempio Ewald Schorm, Jan Grossman e Arnost Goldflam. Anche Studio Ypsilon fu gravemente penalizzato dalla censura - non poteva, 34 ad esempio, allontanarsi dalla Cecoslovacchia e spesso dalla stessa Praga - ma la sua grande popolarità, legata al fatto che molti dei suoi attori, come attualmente Oldrich Kaiser e Jirf Labus, fossero noti tramite altri media impedì al regime comunista di interrompere le attività. Negli ultimi tre anni Studio Ypsilon ha parteciLadislav Smocek. palo a festival teatrali in Spagna, Grecia, Inghilterra, Finlandia, Svizzera, Germania e, nel 1984 in Italia, a Firenze e Bologna. Come però abbiamo già visto per altre compagnie praghesi, anche la situazione economica dello Studio Ypsilon è molto difficile. La compagnia riceve infatti tre milioni di corone ali' anno e, stando a Jan J iran (1957) che, musicista e attore teatrale e cinematografico, è uno dei membri dello Studio Ypsilon dal 1986: "il teatro per noi è un hobby. Nessuno guadagna sufficientemente per mantenersi e quasi tutti dobbiamo fare altri lavori". Ispirati inizialmente al poetismo ceco, le produzioni di Studio Ypsilon coprono un vasto repertorio e sono un interessante collage di arte drammatica, musica, movimento e arti figurative. Questo non ci stupisce, data l'eclettica formazione di uno dei suoi fondatori, Jan Schmid (1936), che infatti, oltre ad aver curato la regia di circa ottanta spettacoli teatrali, è anche grafico e disegnatore, scenografo, attore, autore eco-autore, o adattatore, di molte produzioni della compagnia. Nel sottolineare l'importanza del ruolo dell'improvvisazione, Schmid porta ad esempio Mozart a Praga, (Mozart v Praze), un divertente collage di brani mozartiani, che Schmid ha scritto insieme al drammaturgo Jaroslav Etlfk, al teorico Miroslav Korfnek, che ne ha curato fra l'altro anche gli adattamenti musicali, e a Zdenek Mahler, co-autore del film Amadeus, e che è in scena in questi giorni a Praga. "Questo spettacolo", racconta Schmid, "ha molte parole straniere, soprattutto italiane, ma non è importante capirne il significato. Anche all'estero usiamo questa tecnica: in Italia, ad esempio, dove eravamo con un altro spettacolo, dicevamo le frasi importanti in italiano, o in inglese, e quelle meno importanti in ceco". Sull'interessante cartellone Schimd commenta: "negli ultimi trenta anni abbiamo prodotto spettacoli estremamente diversi. Alcuni si basano su testi classici, come ad esempio Shakespeare, altri partono da un tema e poi procedono tramite improvvisazione. Talora scriviamo collettivamente, talora improvvisiamo senza testo, talora sul testo, con il movimento, la musica e così via. Talora il silenzio può essere più forte delle parole. Prendiamo ad esempio L'intruso ( Outsider), che ho scritto nel 1981 e che tratta, appunto, di un intruso che ha difficoltà ad essere accettato dalla società. Il pezzo teatrale ha la durata di 250 anni. L'intruso muore e rinasce, muore e rinasce, e ogni volta, nel periodo capitalista, così come in quello comunista, o in quello fascista, scopre, per l'appunto, di essere un intruso. Nello spettacolo utilizzai tre lunghi silenzi: il primo è dopo il 1848 quando la Boemia era pervasa da un movimento di autocoscienza nazionalista. Ci fu silenzio perché volevo dire una cosa molto molto importante, ma non sapevo che cosa. Il pubblico era molto teso. Per il periodo
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==