I CONFRONTI I e delle compagnie di giro miravano soprattutto alla diffusione della lingua ceca e, conseguentemente, alla creazione di una coscienza nazionale e, quindi, di una autonomia statale. Così, a Praga, la fondazione del Prozatimnf divadlo (Teatro provvisorio) nel 1862, del Narodnf divadlo (Teatro nazionale) nel 1881 e, quindi, la creazione di un numero di teatri stabili con compagnie e personale fissi e dirett01i artistici a lungo contratto, segnarono l'inizio del teatro professionista in lingua ceca .. La corrente modernista penetrò il Narodnf divadlocon i registi Jaroslav Kvapil, poeta lirico, giornalista, oltreché drammaturgo di ispirazione simbolista e impressionista e, nel 1920, con il suo successore, l'eclettico espressionista Karel Hugo Hilar (18841935). In seguito all'euforia e alla confidenza derivati dalla fondazione dello stato cecoslovacco nel 1918 si misero quindi in moto alcune fra 1più interessanti correnti artistiche della storia ceca. Gli anni Venti sono così ad esempio gli anni del successo dei fratelli Capek-il celebreR. U.R., di Karel Capek, dove fra l'altro venne coniata la parola robot, è del 1921; sono gli anni della straordinaria e duratura popolarità del misto di varietà, cabaret, jazz moderno, .dada e dramma storico degli attori Jìrf Voskovec e Jan Werich, e, inoltre, sono gli anni in cui fiorì la corrente poetista, che, costituita da un gruppo di scrittori, poeti, architetti, pittori, critici e teatranti, ispirati agli ideali artistici dalle principali avanguardie storiche, mettevano in scena spettacoli "teatrali" che traevano dal cinema, dal circo, dal music-hall e condividevano alcune delle caratteristiche del carnevale e delle pubbliche manifestazioni. Un'altra figura di ~rimo piano del dopoguerra fu il fondatore del D34 (in cui "P" sta per "divadlo" e "34" indica l'anno in cui termina la stagione), Emi! Frantisek Burian, che da un lato, amico di Jakobson, mirava àl recupero del patrimonio folcloristico ceco e, dall'altro, fortemente politicizzato, aveva strutturato la sua compagnia su basi cooperativistiche, organizzando così anche uno studio per attori, lezioni di lingua, corsi di storia teatrale e cinematografica e, infine, riunioni di critica settimanali. Influenzato da Mejerchol'd e alla costante ricerca di mezzi espressivi nuovi, E. F. Burian aveva postò l'elemento musicale alla base dell'azione scenica e, spesso avvalendosi di frammenti cinematografici ripresi specificamente per le sue messe in scena, lasciava che le luci, come in un primo piano cinematografico, individuassero un dettaglio abbandonando il resto ali' oscurità. Gli anni Trenta furono però anche i terribili anni in cui si prepararono le atrocità dell'Olocausto e i massacri della seconda guerra mondiale. Le parodie politiche del nazismo e del fascismo di Voskovec e Werich costarono così loro una sferza di attacchi giornalistici, quindi la censura, e, infine, l'esilio. D41, che, nei· primi anni del conflitto, era diventato il centro della resistenza ceca, venne costretto alla chiusura e Burian, arrestato dalla Gestapo, fu internato in un campo di concentramento. Pièce scritte da ebrei e da autori provenienti dalle nazioni in guerra contro la Germania, così come testi che si riferissero in qualsiasi modo al conflitto dal punto di vista degli alleati, vennero banditi, gli autori, spesso, sterminati, o internati nei campi di Terezfn, Buchenwald, Sachsenhausen e Dachau. Eppure, a Terezfn c'erano alcune compagnie di teatro delle marionette e musica folcloristica, a Buchenwald c'era chi tentava di fare cabaret, a Sachsenhausen Josef Capek lavorava con una compagnia tedesca e a Dachau E. F. Burian cantava jazz con un gruppo di cabaret satirico. Il 1 settembre 1944 tutti i teatri vennero così costretti alla chiusura e solamente il Divadelko pro 99 (Piccolo teatro per 99) di Jindrich Honzl, il regista e teorico del teatro che era stato una figura di primo piano dell'avanguardia ceca fra le due guerre, 30 riuscì a "mettere in scena" un testo che era in parte musicato e in parte parlato, ma privo di recitazione, o dizione, o movimento. In seguito a questo periodo di completa oscurità, e con la fine della guerra, E. F. Burian, che era riuscito a salvarsi dalle atrocità dei campi, fondò D46 dove allestì alcuni dei suoi spettacoli più interessanti. Dopo il 1948 i teatri privati furono però sostituiti da una fitta rete di teatri statali e regionali che divennero i centri di propaganda dell'ideologia marxista; così D51 passò sotto l'amministrazione dell'esercito, Burian venne nominato colonnello e la compagnia iniziò a mettere in scena testi ispirati ai canoni del realismo socialista. Molti artisti, conseguentemente disillusi da questo nuovo stato delle cose, scelsero quindi di lavorare ali' estero. Nel 1958, lo stesso anno in cui venne fondato il celebre Divadlo na zabradlf (Teatro alla ringhiera), lo scenografo Josef Svoboda e il regista Alfred Radok, uno dei pupilli di E. F. Burian, presentano all'Esposizione Universale di Bruxelles Laterna magika (Lanterna magica) che, oltre a riscuotere uno straordinario successo di pubblico e critica, mutò la stessa nozione di teatro. Lo spettacolo era una combinazione di danza, musica, teatro e pantomima in cui gli attori, tramite proiezioni simultanee su tre schermi di riprese fatte con più camere, potevano apparire contemporaneamente sullo schermo e sulla scena. Questa tendenza alla frammentazione, alla multimedialità e, contemporaneamente, il tentativo di evitare l'utilizzo della parola parlata - si ricordi qui anche il successo di generi non verbali come la pantomima di Ladislav Fialka, ispirata alla tecnica di Marce! Marceau e al cinema muto, o fa tecnica del Cerné divadlo (Teatro nero) dei registi Jirf Srnec e Josef Louka - sono caratteristici del teatro ceco e costituiscono, o costituirono, un'affascinante ipotesi di linguaggio internazionale, e, soprattutto durante gli oscuri anni della censura comunista, un formidabile strumento politico ali 'interno del dibattito nazionale. Molte delle più forti dichiarazioni politiche venivano infatti espresse proprio nel silenzio, liberamente scelto; o, più frequentemente, imposto dai censori. Vlasta Gallerova, drammaturga al Divadlo labyrint (Teatro labirinto) ci ha infatti raccontato che "in passato l'utilizzo del silenzio è stato molto importante perché la verità, o le asserzioni politiche più forti, trasparivano proprio dallo spazio fra una parola e l'altra, uno spazio che aveva un suo significato e che dipendeva interamente dal contestò in cui si manifestava". Con la rappresentazione di autori come Vaclav Havel, Milan Uhde, Milan Kundera, JosefTopol, Ladislav Smocek e le splendide messe in scena dei registi Jan Grossman e Otomar Krejca si può quindi affermare che gli anni Sessanta rappresentarono urio dei periodi d'oro del teatro ceco. Dopo l'invasione sovietica i fatti sono però tristemente noti. Lo Stato, tramite i funzionari del Ministero della Cultura, era diventato il principale censore del settore artistico, anche se, teoricamente, di censura non si poteva parlare, dato che questa era stata "ufficialmente" abolita nel 1968. Alle anteprime le compagnie, che già avevano dovuto richiedere un'approvazione ministeriale, veni vano costrette a rappresentare lo spettacolo esclusivamente per i leader del partito e i rappresentanti degli enti regionali e provinciali e non potevano andare in scena di fronte al pubblico sino al momento in cui i censori non si fossero ritenuti soddisfatti della rappresentazione. Per eyitare le conseguenze di una "pubblicità indiretta" questi preferivano inoltre tagliare diverse parti di uno spettacolo piuttosto che bandirlo del tutto ed era quindi ricorrente che, non osando addossarsi la responsabilità di una decisione definitiva, costringessero la compagnia a passare di anteprima in anteprima finché ogni riferimento politico o personale alla dittatura comunista fosse reso del tutto irriconoscibile. Frequentemente i criteri
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