Linea d'ombra - anno X - n. 76 - novembre 1992

claudiilTla ViaPrincipeTommaso, 1 - 10125Torino c.c.p.20780102- tel.011/68.98.04- FAX65.75.42 HamishSwanston L'ISPIRAZIONE EVANGELICA DIGEORGFRIEDRICH HANDEL Inappendice: Guidall'ascoltodel"Messia" di GianniLong con60ill.ni,pp.360, L. 39.000 Handelhainfluitosuldibattitoculturaledelsuotempo facendocomprendereaicontemporanei l'intimorapportoesistentefrai raccontibiblicielarealtàconcreta deglispettatori.La "Guidaall'ascolto"del Me$sia esaminasia il testosialapartitura. GiorgioBouchard CHIESEEMOVIMENTI EVANGELICI DELNOSTROTEMPO pp.165,17ill.ni, L. 16.000 Un'agile"guida"adunacomponenteroppoignorata dellaculturaitaliana.Un'informazionediprimamano sulmondoevangelicopercogliernel'animo,laspiritualità,lamatricesociologicae lasituazionesociopoliticadiognimovimentoevangelico. RobertGrimm SENSODICOLPAEPERDONO pp.68, L. 10.000 Glipsicanalistiannobenechel'uomo èafflittodaun sensodicolpacuinonpuòsfuggire.Icredentisanno cheDioperdonamaanchelorovivonomalequesto perdono.Chi è alloraDio?ungiudiceimplacabileo unpadrechecancellal'attod'accusa?ealloraperchédomina ncorail sensodicolpa? SalvatoreCaponetto LARIFORMAPROTESTANTE NELL'ITALIA DELCINQUECENTO pp.528,119ill.ni, L. 54.000 L'Italianonha avutola Riformaperchégli italiani eranorefrattarialledottrineprotestantio perchéla situazionepoliticae lareazioneinquisitorialenonlo hannoconsentito,malgradolavastaadesione?Non era unfuocodi pagliaperché il movimentoebbe l'apportodi grossepersonalitàe diedemigliaiadi martiri,pienamenteconsapevolidelvaloredellaloro testimonianza. CONFRONTI Foto di M. Bruzzo (Contrasto). accenno meritano ancora i due romanzi che Zanzibar ha proposto al lettore italiano. ll pittore di insegne ci presenta nuovamente un personaggio sospeso tra tradizione e modernità, Raman, un artigiano (cioè un medio-borghese) di casta brahmina che da un lato fa riferimento alla sua educazione occidentale - nella sua bibliotechina ci sono Platone e Dickens - e dal!' altro ali' ortodossia incarnata dalla vecchia zia con cui vive. Raman ama pensarsi come uomo moderno e razionale in un mondo ancora pieno di irrazionalità e superstizione. Ma deve fare i conti con Daisy, la giovane donna di cui si innamora e che davvero ha rifiutato il vecchio mondo dedicandosi con zelo missionario alla campagna per il controllo delle nascite. Alla fine Daisy, che pure si era anch'essa innamorata di lui, lo lascia e parte per un'altra "missione" nei centri più arretrati delle campagne. In uno dei primi romanzi, The Dark Room (1938), Narayan aveva serenamente denunciato l'insostenibilità della condizione delladonna nella società indiana tradizionale.Quarant'anni più tardi una figura femminile che rappresenta la negazione di quella tradizione si ritrova al centro di un suo romanzo. Questa volta però l'autore non riesce ad essere dalla sua parte, forse anche perché Daisy è la portavoce della politica per la limitazione delle nascite che con grande durezza e tra infuocate polemiche era stata promossa dal figlio di Indira Gandhi. Narayan, com'è comprensibile in un uomo della sua generazione, tutto sommato rimane più vicino a Raman, alla contraddizione tra tradizione e modernità. Forse perché viene per ultimo ll mondo di Nagaraj sembra quasi un compendio della produzione romanzesca di Narayan. La vicenda, percorsa da una placida e affettuosa ironia, si svolge naturalmente a Malgudi. I rapporti tra i personaggi passano tutti attraverso i legami familiari, ipunditconvivono con i direttori e i buttafuori di club all'occidentale, e il sanscrito convive con l'inglese. La compresenza delle due culture diventa esemplare nel personaggio di Nagaraj, che comicamente sente di avere nella vita lamissione di scrivere un libro su Narada (il Saggio dell'Olimpo indiano condannato a diffondere un pettegolezzo ogni giorno) ma che non dubita minimamente di doverlo scrivere in inglese, "l'unica lingua libera dalla tirannia dei grammatici", affinché possa essere letto in tutto il mondo. Nagaraj, per la verità, riduce in pratica l'istruzione inglese ricevuta in gioventù ad un insieme di citazioni spesso avulse dalla loro fonte (come quando attribuisce a Shakespeare un verso di Tennyson), ma che proprio per questo si trasformano in massime e insegnamenti di vita che si affiancano a quelli della tradizione indù. Nagaraj è un personaggio delizioso nel suo velleitarismo, nella sua duttilità nell'accettare le circostanze avverse, nella sua capacità di salvare di fronte a se stesso la propria dignità ignorando l'oggetto del contrasto attraverso uno spostamento dell'attenzione su aspetti laterali e assolutamente irrilevanti. In fondo, soprattutto per la sua incapacità di farsi valere nella rete dei legami familiari, è un parente alla lontana del signor Biswas del romanzo di V.S. Naipaul. Ma in lui non c'è nulla dell'amarezza e della drammaticità di Biswas. In quel romanzo Naipaul guardava alle convenzioni e ai costumi esistenti nella cultura e nella società indiana come a vincoli oppressivi e inaccettabili. Narayan, pur vedendone i limiti, sostanzialmente li accetta, perché ne coglie gli aspetti portatori di equilibrio e di armonia. È per questo che il suo Nagaraj può passare serenamente indenne attraverso delusioni e avversità: perché vive in un mondo che riconosce e che lo riconosce.

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