Linea d'ombra - anno X - n. 76 - novembre 1992

CONFRONTI Stare qui insieme deve essere un esercizio produttivo e non di pura e sterile dialettica. Il potere nazionale e locale è alla continua ricerca di soluzioni per la nostra sopravvivenza, personalme;nte preferisco ricercare soluzioni slegate dai piccoli o aberranti "poteri politici zonali" per ribadire la mia autonomia progettuale e produttiva, utilizzando mezzi, strumenti e strategie inedite al di fuori di quella regola che ci vuole sottomessi e privi di azione. · Ho sentito dire da un relatore che mi ha preceduto la frase "state attenti". Dice di essere un intellettuale che lavora nel Meridione e per il Meridione; vorrei che certi avvertimenti li cancellasse dal suo frasario, chi vive da queste parti ne sa qualcosa e riscontrarli da una persona che dovrebbe contribuire a definire linguaggi nuovi, mi sembra molto pericoloso. Siamo adulti abbastanza da non ricercare una concorrenza tra di noi, non serve a nulla stabilire primati personali o di gruppo. Una volta tanto dovremmo fare uno sforzo collettivo e capire le possibilità di mettere insieme mezzi e strumenti per raccontare, non solo il passato, ma possibilmente ricercare nuovi equilibri tra tradizione e modernità. Da diversi anni il mio lavoro è la risultante di continui incontri con vecchi e giovanissimi autori con preciso intento di produrre esempi di "lavoro nuovo" che stimola e coinvolge settori diversi della realtà del Mezzogiorno e del Mediterraneo. L'architettura, il design e la comunicazione sono gli strumenti che mi permettono di raccontare e dialogare. La mia presenza qui, lo ribadisco, è un invito, a chiunque vuole lavorare seriamente senza conflitti intellettuali con serenità e passione. 24 Collana "Il lato dell'ombra" di narrali va africana araba e caraibica AMORE BILINGUE ABDELKÈBIR KIIA'JJBI pp.160 Lire 18.000 Il romanzo mette in scena e attualizza il dilemma essenziale del bilinguismo, con cui gli scrillori magrebini si confrontano da dopo la conquista dcli' indipendenza. GLI ALBERIMUSICANTI JACQUES STEPIIEN ALEXIS pp.370 Lire 30.000 Il romanzo, che inaugurò il realismo meraviglioso delle Americhe, impastato di piccante creolo, traboccante ritmo e danza, è una storia epicolirica del popolo haitiano, con tulle le componenti della cultura caraibica. in uscita: CENERESULLAMIAMANICA ZOE WICOMB pp.270 Lire 25.000 Zoe Wicomb, esponente importante e significativa della nuova generazione delle scrittrici sudafricane, nella prima traduzione italiana: una storia di formazione femminile e, insieme, mille storie sudafricane. Ogni volta da zero Salvatore Tramacere Quando mi è stato chiesto di parlare della mia esperienza, della esperienza di un gruppo teatrale che vive e opera nel Sud, qui nel Salento, ho avuto molti dubbi. Mi sono chiesto a chi poteva interessare la storia di un gruppo di giovani operatori qui nel Sud; e poi quale storia raccontare: quella segnata come operatore culturale nel meridione o quella segnata dalla attività artistica e di ricerca. Cosa è la ricerca? Per noi la ricerca è muoversi per tentativi per individuare una corrispondenza, una relazione nel linguaggio tra identità culturale e pratica artistica. E cosa vuol dire essere operatori culturali nel meridione? Spesso vuol dire aprire un cerchio di sofferenza e di dolore sulla propria pelle, ma in positivo vuol dire aprire spazi nel sociale che ci permettono di affrontare la quotidianeità in maniera più dignitosa. Nel nostro caso le due strade (operatori culturali e attività di ricerca) si mescolano e si aiutano vicendevolmente. Il nostro lavoro parte dal sociale per trovare poi indicazioni nell'opera artistica. Il nostro teatro quindi si nutre di questo. È da qui che nasce e si sviluppa l'esperienza di una manifestazione che facciamo da diversi anni "Aradeo e i teatri': che negli ultimi anni in particolare ha trovato come tema sempre più definito il Sud, inteso non solo come area geografica, ma come luogo della mente e dell'anima. Vivendo qui, lavorando qui al sud si corre il rischio di essere bruciati dai problemi quotidiani che si incontrano ed è inutile ricordare la massiccia emigrazione culturale che ancora c'è. Proprio per questo a volte si ha il dubbio che i problemi, le questioni che noi affrontiamo ogni giorno possono essere solo nostre ossessioni e non veri problemi. Mi piacerebbe quindi sapere da voi se queste questioni sono veramente tali da richiedere in seguito una riflessione approfondita. Mi soffermo su alcune di queste: la questione generazionale/ il venire dopo - la questione dell'isolamento obbligato o voluto - l'indipendenza/ l'assenza di maestri. Alcuni giorni fa ho avuto una discussione con un vecchio operatore che mi rimproverava di non avere memoria storica. È noto quanto sia forte in questa terra (il Salento) la traccia lasciata da alcune presenze forti del teatro contemporaneo (penso a Eugenio Barba e Carmelo Bene). La loro è stata una presenza importante per tutti noi che lavoriamo e viviamo qui, ma al di là di alcune significative incursioni hanno sedimentato pochissimo in termini di continuità e progettualità culturale. Chiunque vuole operare qui deve mettersi nelle condizioni di ricominciare da zero. E cosa vuol dire ricominciare da zero? Operare in una situazione dove senti comunque il fascino di questi grandi maestri, ma la loro assenza fa sì che costruirsi una propria identità sia estremamente difficile e il processo siamolto più lungo ma forse per questo più interessante. La stessa cosa succede per quanto riguarda i riferimenti culturali; la fine del mondo contadino ha chiuso un'epoca storica per cui nella nostra testa e nella nostra storia rimangono elementi residuali tramite i quali possiamo riéonnetteFe i fili che ci permettono di ritrovare collegamenti col passato. Noi quindi siamo l'espressione di questa identità spuria e contraddittoria che non vuol dire assenza di progetto, ma ricerca. E che cosa è la ricerca se nonmuoversi per tentativi per individuare una corrispondenza, una relazione nel linguaggio tra identità culturale e pratica artistica; un equilibrio sempre più difficile da

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