IL CONTESTO Dieci anni fa eravamo poveri, ma avevamo speranze. Oggi siamo diventati ancora più poveri e non abbiamo più nessuna speranza. È per questo motivo che considero la teologia della liberazione più urgente che mai. Perché ha origine nelle sofferte esperienze del popolo e nella situazione sociale di stampo tuttora . coloniale. Da questo giogo dobbiamo liberarci. Se vogliamo abbracciare il credo cristiano dobbiamo vivere questa fede in senso libertario. Il Vangelo è uno strumento sufficiente a cambiare il mondo? Non penso. Il Vangelo va bene peri sogni, le visioni,le grandi motivazioni ad agire. Ma se vogliamo operare in concreto, dobbiamo analizzare la realtà sulla scorta di valide categorie marxiste che smascherino i meccanismi dello sfruttamento. La cultura occidentale è una cultura di morte - basata com'è sull'accumulazione di beni materiali. Non è altro che volontà di potenza, di guadagno, di dominio sugli altri. Tutto questo ci rende prigionieri di questa civiltà. · Noi dovremmo liberarci per mezzo di altre forme di vita, come per esempio le antiche culture orientali o le grandi culture dell'America Latina. Queste rappresentano civiltà alternative incentrate non sull'avere e sull'accumulo di ricchezze, bensì sulla vita, sulla tenerezza della vita, sul senso di comunione, sulla concezione della terra come estensione del corpo anziché come mezzo di produzione. Gli schemi interpretativi marxisti sono ancora validi? Un conto sono gli strumenti teorici con cui intendiamo rendere palese la realtà. Tutt'altra questione sono i modelli politici su cui vogliamo plasmare la vita comune. Non voglio discutere se Marx abbia torto o ragione. Quel che mi preme è di mostrare come la povertà non sia un fenomeno innocente, ma sottintenda oppressione. E il grande merito di Marx è stato di scorgere, dietro la povertà, meccanismi di sfruttamento politico ed economico. Noi poveri siamo condannati a basarci su Marx, per poterci liberare. L'uomo europeo deve scrollarsi di dosso l'illusione di non sfruttare gli altri. Non è vero che lo zelo tedesco può sortire qualsiasi risultato; fra povertà e ricchezza esiste un rapporto di causa ed effetto. Le comunità di base rappresentano una forma di lotta contro l'oppressione. Oltre a queste organizzazioni ne esistono altre? Esiste una coscienza volta a organizzarsi in senso politico? In Sudamerica abbiamo molti movimenti sociali: comitati per l'acqua, comitati di madri, movimenti di indios e di neri, gruppi di quartiere, sindacati, centri per i diritti civili; sono oltre trecento nel solo Brasile. E le comunità di base lavorano insieme a tutti questi gruppi. Come viene coordinato questo lavoro? In Brasile esiste una centrale dei movimenti popolari dotata di un grande peso all'interno della società. Non è, questo, un potere politico a livello di partito. Il fatto che questa forza sociale non possa esprimersi attraverso simili canali è un dato negativo. 1 partiti, riservati a un'élite ristretta, dominano la scena politica. Ne consegue che non si è potuta sviluppare una democrazia vera e propria, bensì solo una "democratura" - vale a dire una democrazia sotto l'egida militare. E a causa di un fenomeno come questo le fotze sociali che si sono accumulate non riescono a operare nessun cambiamento. 12 Foto di Ivo Soglietti (Contrasto/Reo) In che maniera questo movimento sociale può raggiungere un peso politico? La concentrazione di forze sociali porterà la società a un cambiamento di rotta. Intende dire una rivoluzione? No, l'epoca delle grandi rivoluzioni è tramontata. Il nostro compito è di combattere rivoluzioni molecolari. Questo significa che in ogni singolo gruppo dobbiamo vivere quello che ci auspichiamo per l'insieme della società: nuovi rapporti umani, nuovi modelli di partecipazione, nuovi modi di produzione. In Nicaragua sono stati fatti tentativi simili. Il loro affossamento non è un esempio deprimente? Il Nicaragua rappresenta un caso a sé - dagli americani era stato oppresso in maniera tale non poter effettivamente imboccare più nessun percorso autonomo. Sotto i sandinisti il popolo nicaraguense viveva meglio della maggior parte dei brasiliani. Lo stesso dicasi oggi di Cuba. Malgrado tutte le difficoltà. Quanto a cibo, sanità e istruzione, la vita della maggior parte dei cubani è migliore che da qualsiasi altra parte dell'America Latina. Ma anche a Cuba vengono violati i diritti dell'uomo! Però i cubani sono più liberi dalle oppressioni cui è esposta la maggioranza della popolazione dell'America Latina. Certo, a Cuba la "rivoluzione della fame" non è mai stata completata da unari voluzione politica. Esiste la dittatura di un partito unico. Ma noi che cosa abbiamo? La dittatura dei partiti borghesi. Ne ho discusso con Fide! Castro. E lui mi ha detto: "Introdurrei volentieri più libertà politiché se solo non mi trovassi così vicino alla tana del lupo. Gli Stati Uniti distano dall'Avana solo mezz'ora d'aereo. Ma ovviamente, alla lunga, questo non è un buon motivo per negare alla popolazione le libertà politiche". Dal "Frankfurter Rundschau", 3 settembre 1992
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