Linea d'ombra - anno X - n. 75 - ottobre 1992

STORIE/CARR lavarmi di buon mattino nel fiumiciattolo sottostante. M'inginocchiai sulle pietre e mi lavai i denti. Faceva molto freddo. All'improvviso alzai lo sguardo - Lizzie era lì accanto a me e mi osservava. Quando i nostri occhi s'incrociarono, fuggì come un fauno, dimenticando dietro di sé i secchi per l'acqua. Più tardi, in casa, Mrs. Douse venne nel mio angolo e mi portò una bacinella di latta; era seguita da Lizzie che recava a sua volta un bricco da latte pieno d'acqua; da ultimo veniva l'eroe. "Mia suocera dice che il fiume è troppo freddo per te. Qui ci sono l'acqua e una bacinella per lavarti". L'indomani mattina tutti i presenti assistettero alle mie abluzioni. La cosa che li incuriosì maggiormente fu il lavaggio delle orecchie. Un giorno, tornando dal lavoro, trovai tutta la famiglia Douse seduta in cerchio sul pavimento. Al centro del gruppo stava Lizzie, intenta a rimescolare qualcosa in un secchio con le mani; le sue braccia erano ricoperte di schiuma rosa fino ai gomiti. A un certo punto anche gli altri infilarono le mani nel secchio e, incurvando le dita, ne estrassero delle montagnole di schiuma rosa, che leccarono poi a lungo con grande soddisfazione. Mi offersero di dare a mia volta qualche leccata. Era "soperlalie", o la "bacca sapone". Si tratta di una bacca che cresce nei boschi e che quando viene sbattuta fa la schiuma e produce uno strano sapore amaro. Gli indiani ne vanno ghiotti. Per due giorni dipinsi dall'alba al tramonto nel vecchio villaggio. L'indomani Aleck avrebbe dovuto ricondurmi a Kitwangak. Ma in serata cominciò a piovere. Piovve per tre notti e tre giorni consecutivi; la strada divenne impraticabile. Mi ero portata provviste per soli due giorni, viceversa ne erano già trascorsi cinque, inoltre avevo dato i bocconi migliori alla piccola malata. Andai quindi avanti fino alla partenza a pane 84 secco e uva passa. Bevvi acqua calda e cullai la mia fame al ritmo della pioggia che batteva contro le finestre. Ginger Pop sgranocchiava croste di pane con aria indifferente - facendo ridere tutti. Se avessi detto che ero rimasta senza cibo, gli indiani mi avrebbero certamente offerto le loro pagnotte e la marmellata. Ma il pensiero della lingua di Lizzie che si attardava nel barattolo di confettura mi fece desistere dal farlo. Con la pioggia, gli indiani si assopirono come mosche, pesanti come l'atmosfera circostante. Il sesto giorno della mia permanenza a Kitwancool tornò a splendere il sole, solo che dovemmo aspettare finché le pozzanghere si prosciugarono. Regolai il dovuto e salutai Mrs. e Mr. Douse. Il carro del viaggio di ritorno era scarico e mi parve un lusso dopo quello con cui ero venuta. Mi arrampicai accanto ad Aleck, che prese le redini in mano e disse "Giddap!". In quel momento Mrs. Douse si affacciò all'uscio, accompagnata dal marito, e fece segno di fermarci. Poi si rivolse ad Aleck. "Mia madre vuole vedere i tuoi dipinti." "Ma glieli ho già mostrati tutti prima d'imballarli." Facendolo, avevo pensato che le fossero completamente indifferenti. "Mia madre desidera vedere di nuovo i tuoi dipinti". Mi diressi verso il retro del carro, da dove tirai fuori le tele ancora umide e il blocco degli schizzi. Mrs. Douse li esaminò uno per uno. I due totem più belli di Kitwancool appartenevano a lei. La donna si mise a discutere con il marito. Dissi ad Aleck di chiedere a sua madre se avrebbe gradito avere i dipinti dei suoi totem. In tal caso, glieli avrei mandati attraverso la bottega Hudson's Bay di Kitwangak. Mrs. Douse si calmò. Quindi, decisa, fece cenno negativo con il capo e per la prima volta la vidi sorridere. Imballai di nuovo le mie cose e mi arrampicai da dietro fino al mio posto, vicino ad Aleck. "Giddap!" Le redini schioccarono: ci muovemmo. Attorno, non si vedeva più il minimo granellino di povere; tutto era vivo e fresco; anche l'appetito delle zanzare era molto vivo. Quando arrivai a Kitwangak ricevetti la visita della polizia a cavallo. "È stata a Kitwancool?" "Sì." "Come l'hanno trattata gli indiani?" "Magnificamente." "Hanno imparato la lezione, eh?" disse l'uomo. "Quella gente ci ha causato un'infinità di guai - hanno scacciato i missionari e allontanato gli ispettori a suon di ascia - semplicemente, non volevano avere i bianchi nel loro villaggio. Non avrei mai consigliato a nessuno di andarci - soprattutto una donna. No, le avrei certamente detto 'stia lontana da quel posto'." "Allora sono felice di non avere chiesto consiglio a lei", dissi. "Forse sono stati così buoni con me proprio perché ero una donna." "Uno degli uomini che ha viaggiato sul suo carro era appena uscito di prigione, un individuo feroce e pericoloso." Finalmente sapevo chi era l'eroe. Copyright Emily Carr, 1941

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