STORIE/CARR Mi sedetti davanti a un totem-madre e cominciai a disegnare - ero talmente presa dalla sua strana e selvaggia bellezz.a che non mi accorsi del temporale in arrivo. "Vai pure", mi disse attraverso l'interprete, "poi si vedrà". Non era né amichevole né ostile. Forse sarei stata scacciata da quel posto che avevo raggiunto con tanta difficoltà. L'aria era calda e pesante. Mi diressi verso il vecchio villaggio, seguita dal piccolo Ginger Pop. All'improvviso udii un gran baccano frammisto a guaiti, e vidi il mio cucciolo che metteva in fuga una mezza dozzina di cani. Scappavano per le vie del villaggio, le code basse, le lingue penzoloni. I Douse si precipitarono sull'uscio per vedere cosa avesse provocato quel trambusto e scoppiammo tutti a ridere, rompendo così la tensione che poco prima si era frapposta tra noi. Il sole faceva risaltare la bellezza dei totem. Erano istoriati con grande cura e con verismo. Una delle immagini più ricorrenti era la figura di una donna con in braccio un bambino. I neonati avevano il viso di vecchi saggi. Le madri esprimevano una femminilità molto intensa. La grandi mani di legno con cui reggevano i figli erano talmente colme di tenerezza che, per contenerla tutta, erano state raffigurate allungate e contorte. La femminilità era molto sentita a Kitwancool. Dopo tutto, forse Mrs. Douse mi avrebbe concesso di rimanere al villaggio. Mi sedetti davanti a un totem-madre e cominciai a disegnare - ero talmente presa dalla sua strana e selvaggia bellezza che non mi accorsi del temporale in arrivo. A un certo punto, i totem si fecero neri, poi bianchi per il bagliore di un lampo improvviso, quindi divennero nuovamente neri. I tuoni cominciarono a rimbombare fragorosamente, uno dopo l'altro. Rimbalzavano sulle colline, da una sponda alla sponda opposta, scrosci di pioggia di riversavano su di me. In quel momento mi trovavo nella distesa erbosa accanto a un tomba, mi infilai quindi attraverso un buco della staccionata al riparo della tettoia, tenendo stretto in braccio Ginger Pop. La tomba era ricoperta di ortiche, che a loro volta nascondevano tra le foglie grappoli di zanzare. Cercando di abbattere le ortiche con il cavalletto, colpii la testa di un enorme orso di legno acquattato sulla tomba. Mi spaventai. Era dipinto di rosso. Sedendomici sopra urtai con il piede un oggetto che fece un rumore sordo e tintinnante. Era il sonaglio di uno sciamano. Evidentemente doveva essere la tomba di uno sciamano, di un uomo di medicina, e quello il sonaglio con cui scacciava gli spiriti maligni. Gli sciamani esercitano la magia nera. Ora il suo corpo giaceva lì', nella terra, pochi piedi sotto di me. A quel pensiero mi misi a correre verso una casa diroccata posta sull'altura. Vi trovai i cavalli degli indiani che vi si erano precipitati in massa per ripararsi sotto l'unico pezzo di tetto ancora rimasto in piedi. Poggiai il mio sgabellino accanto al muro e mi ci sedetti - rivoli d'acqua scorrevano lungo la parete. Sentivo Ginger Pop tremare sotto il mio mantello - eravamo entrambi bagnati fino all'osso. Il sacchetto in cui tenevo i disegni era talmente pieno d'acqua che quando lo vuotai per terra la pozza sulla quale eravamo seduti si allargò. All'improvviso, dopo un paio d'ore, la pioggia cessò. I cavalli si rizzarono sulle zampe e cominciarono a scuotersi. L'acqua che schizzò via dai loro mantelli m'inondò completamente. Uno dopo l'altro gli animali si diressero verso il buco nel muro, accalcandosi per uscire. Gli zoccoli battevano sull'assito producendo rumori sordi di bagnato. Anche Ginger Pop si scrollò la pioggia di dosso, viceversa io rimasi tutta gocciolante. Dagli occhi e dai nasi intarsiati dei totem scendevano altrettanti fiumiciattoli che scorrevano poi per la distesa erbosa. Il vero fiume, in piena, spumeggiava, sovrastato da un alone incerto simile a bruma in ebollizione. Quando tornai al villaggio nuovo trovai il mio letto e le mie cose in un angolo dello stanzone dei Douse. L'eroe mi si avvicinò, "Mia suocera dice che puoi vivere nella sua casa. Qui c'è una seggiola a dondolo per te". Mrs. Douse accolse la mia gratitudine con molta flemma. Diedi un dollaro a Mr. Douse chiedendogli se potevo avere un fuoco dove asciugare le mie cose e farmi un po' di tè. Nella stanza c'erano due stufe - quella dalla loro parte era accesa. Ben presto anche la mia iniziò a crepitare e riscaldò il mio angolino. Gli indiani mi accettarono come una di loro, cosa di cui fui molto riconoscente. Nello stanzone dei Douse vivevano due figlie sposate, con i rispettivi mariti e i figli, quindi il figlio Aleck e infine un' orfanella di nome Lizzie. I due vecchi, che pure vi trascorrevano gran parte del tempo, mangiavano e dormivano in una capanna situata sul retro. Il pavimento di tale abitazione era di terra e le pareti di legno di cedro. Il fuoco veniva acceso direttamente sul pavimento e il fumo usciva da uno sfiatatoio sul tetto. Attaccati a una rastrelliera pendevano pezzi di salmone secco. I vecchi Douse dormivano su un materasso disteso al suolo. L'ambiente rispecchiava la loro personalità-essi vi si alimentavano, come uccelli che si creano il proprio calore mettendo la testa sotto l'ala. I due vecchi erano contenti che i figli vivessero in una casa bella, ampia e moderna, ma per loro preferivano la capanna. Nella casa grande la vita era molto interessante. Appesa alle travi, vi era una culla in cui giaceva un neonato; quando qualcuno passava accanto alla culla la faceva dondolare e il piccolo, felice, lanciava gridolini. Più in là, seduta tutto il giorno sulla veranda, c'era una bambina malata, sui sei anni - bianca ed emaciata sotto la carnagione scura. L'orfana Lizzie sgattaiolava spesso fuori tra i cespugli umidi, per poi ritornare con una fragola selvatica o con un fiore stretti nelle manine sudice, che spalancava all'improvviso per fare una sorpresa alla piccola infelice, sempre immobile sulla sua seggiolina. La vita domestica procedeva senza fretta, senza litigi, senza malumori. Se qualcuno aveva sonno dormiva; se aveva fame mangiava; se era triste piangeva, se era allegro cantava. Il temperamento impetuoso di Ginger Pop, il suo naso all'insù e soprattutto il suo modo di tenere alla larga ogni altro cane, divertivano tutti. Le risate provocate dalla sua presenza colmavano in effetti l'incomunicabilità tra la lingua dei miei ospiti e la mia. L'unico suono che si sentiva nottetempo nello stanzone era il leggero ron ron di Ginger Pop. Gli indiani dormono infatti silenziosamente. Lizzie era timida come un coniglio ma molto industriosa. Era lei che disponeva il cibo sulla grande tavola e che poi la sparecchiava. I pasti non avevano orari stabiliti. Ogni volta che la bimba passava accanto al barattolo di marmellata dava una grande leccata allo strato superiore. Il primo giorno in cui mi svegliai in casa Douse, andai a 83
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