Linea d'ombra - anno X - n. 75 - ottobre 1992

STORIE/MUNRO sciocca essenza le paiono così ammirevoli. Un segno di speranza. Meneseteung. Non esce dalla stanza che dopo il tramonto, quando va di nuovo al gabinetto e si accorge che sta sanguinando, che il flusso è cominciato. Dovrà prendere un asciugamano fissarlo e fasciarsi. Mai prima d'ora, da sana, aveva trascorso tutta la giornata in camicia da notte. Non si sente assolutamente in colpa. Attraversando al cucina, passa sul succo d'uva versato. Sa che lo dovrà lavar via, ma non ora, e sale le scale lasciando impronte violacee mentre sente l'odore del sangue che scende e il sudore del corpo che ha trascorso la giornata seduto nella calda stanza chiusa. Non c'è di che preoccuparsi. Non ha certo pensato, infatti, che le rose del centrino potessero svanire fluttuando o che le lapidi potessero correre per le strade. Non confonde questo, con la realtà, né prende nient'altro per reale, ed è perciò che è sicura di non essere pazza. Vi sogno la notte, Vi faccio visita di giorno. Padre, Madre, Fratello, Sorella, Non avete nulla da dirmi? VI 22 aprile 1903. Martedì scorso, nella sua dimora, tra le tre e le quattro del pomeriggio, è venuta a mancare una donna di raffinato talento la cui penna, in altri tempi, arricchì le nostre lettere con un volume di versi eloquenti e delicati. È doloroso che negli ultimi anni la mente di quest'ottima persona avesse cominciato a ottenebrarsi e che il suo comportamento, di conseguenza, si fosse fatto bizzarro e sconsiderato. Ne aveva sofferto la sua attenzione per il decoro, la cura e l'abbellimento della persona, al punto che era divenuta, agli occhi di quelli che ne ricordavano la grazia della giovinezza, un personaggio familiare e stravagante, o persino - è triste - un oggetto di scherno. Ma tutte queste traversie sono ora dimenticate e di lei ricordiamo gli ottimi versi pubblicati, l'impegno di una volta nella scuola domenicale, l'amore rispettoso verso i genitori, la sua nobile natura di donna, la solerzia caritatevole e l'incrollabile fede religiosa. L'ultima malattia è stata misericordiosamente breve. Aveva preso un'infreddatura vagando sotto la pioggia per la palude di Pearl Street. (Si dice che dei ragazzacci l'abbiano spinta nell'acqua: unfatto non del tutto inverosimile considerata l'arroganza e la cattiveria di alcuni dei nostri giovani e il già ricordato trattamento riservato a questa signora). Trasformatasi l'infreddatura inpolmonite, ella è morta assistita alla fine da una vecchia vicina, la signora Bert(Annie) Friels, che è stata testimone del suo trapasso tranquillo e devoto. Gennaio, 1904. Uno dei fondatori della nostra comunità, uno dei primo artefici e patrocinatori di questa città, ci è stato sottratto all'improvviso lunedì mattina, mentre sbrigavu la corrispondenza nell'ufficio della sua società. Il signor Jarvis 80 Poulter possedeva un acuto e attivo spirito commerciale che è stato fondamentale nella creazione di più d'una azienda e nel portare nella nostra città i benefici dell'operosità, della produttività e del lavoro. Così procede la "Vidette", senza sosta, decisa e prolissa. Difficilmente tralascia di descrivere una morte, o di giudicare una vita. Ho cercato Almeda Roth nel cimitero. Ho trovato la lapide di famiglia. C'era scritto solo un nome: Roth. Poi, ho notato per terra due lapidi, a pochissima distanza - due metri? - da quella eretta. Su una di queste era scritto "Papà", sull'altra, "Mamma". Più lontano, anche queste distese al suolo, ho trovato due altre lapidi, recanti i nomi di William e Catherine. Per leggere il nome di Catherine per intero, ho dovuto liberare la lapide dalla terra e dalla erbacce che la ricoprivano. Nessuna riportava date di nascita o di morte, né menzione di teneramente amati. Si trattava di una sorta di commemorazione privata, non per la gente. E non c'erano rose - neppure la traccia di una pianta di rose. Ma forse era stata sradicata. Al custode non piacciono queste cose; intralciare la falciatrice, e quando non c'è più nessuno che glielo impedisca, lui le strappa. Pensavo che Almeda dovesse essere stata seppellita da qualche altra parte. Quando acquistarono il terreno - alla morte dei due bambini - prevedevano che si sarebbe sposata, e che avrebbe trovato sepoltura accanto almarito. Era possibile che non avessero lasciato spazio per lei. Poi mi sono accorta che le lapidi per terra erano disposte a ventaglio intorno a quella eretta. Prima quelle dei genitori, poi quelle dei bambini, ma queste ultime erano sistemate in modo da lasciar spazio a una terza, per completare il ventaglio. Partendo da "Catherine", ho contato lo stesso numero di passi che separavano "Catherine" da "Will iam", e quindi ho preso a strappare l'erba e a grattar via la terra a mani nude. Ho trovato subito la pietra e la conferma della mia ipotesi. Ho continuato a lavorare fino a che non ho ripulito la lapide completamente e non vi ho letto "Meda". Ecco dove stava, insieme con gli altri; con gli occhi rivolti al cielo. Mi sono assicurata d'aver ripulito completamente la lapide. Ma non c'erano altri nomi, oltre a Meda. Perciò era vero che la chiamavano così in famiglia. Non solo nella poesia. O forse lei aveva preso il nome della poesia perché fosse iscritto nella sua tomba. Ho pensato che non c'era nessun altro al mondo, oltre me, che lo avrebbe saputo, che avrebbe potuto fare questo collegamento. E che io sarei stata l'ultima persona a farlo. Ma forse non è così. La gente è curiosa. Alcuni lo sono. Saranno spinti a fare ricerche, persino sulle cose più insignificanti. Metteranno insieme i tasselli. Li si vede andare in giro con i taccuini, che tolgono la terra dalle lapidi, leggono i microfilm, nella ~peranza appunto di vedere questo filo d'acqua nel tempo, di instaurare una relazione, di salvare una cosa dalle macerie. Potranno anche sbagliare, dopo tutto. Forse ho sbagliato anch'io. Non so se presemai illaudano. Molte donne loprendevano. Non so se fece mai la marmellata d'uva. Da Friend of My Youth. Copyright Alice Munro, 1990,

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