Linea d'ombra - anno X - n. 75 - ottobre 1992

STORII/MUNRO colpi. Poi, lungo, vibrante, soffocante, un gemito di dolore e di autodegradazione, di abbandono, che potrebbe venire dall'uno o dall'altra, o da entrambi. Almeda si è allontanata dalla finestra e s'è seduta sul letto. È il rumore del delitto, quello che ha udito? Cosa bisogna fare? che deve fare, lei? Deve accendere una lanterna, deve andare giù e accendere una lanterna - uscire sul cortile, deve scendere le scale. Nel cortile. La lanterna. Ricade sul letto e si tira il cuscino sul viso. Solo un minuto. Le scale, la lanterna. Si vede già al piano di sotto, nel corridoio che dà sulla porta posteriore, che toglie il paletto. Si addormenta. Si sveglia, trasalendo, alle prime luci dell'alba. Crede di vedere un grosso corvo sul davanzale, che le parla con tono di disapprovazione, ma non di sorpresa, di quel che è accaduto la notte prima. "Svegliati e sposta la carriola!" le dice, rimproverandola, e lei capisce che con "carriola" intende qualche altra cosa immonda e penosa. Ora è sveglia e si accorge che non ci sono corvi. Si alza subito e guarda fuori dalla finestra. In strada, appoggiato allo steccato, è rannicchiato un mucchietto incolore - un corpo. Carriola. Si mette uno scialletto sulla camicia da notte e scende al pianterreno. Le stanze che danno sul davanti sono ancora buie, chiuse le imposte della cucina. C'è un plop, p!ap, tranquillo, ipercritico, che le ricorda le parole del corvo. E solo il succo d'uva, che gocciola dalla sera prima. Toglie il paletto ed esce dalla porta posteriore. Durante la notte, i ragni hanno drappeggiato la soglia con i loro veli, e i malvoni sono curvi, carichi di rugiada. Giunta allo steccato, scosta i malvoni appiccicosi e, abbassando lo sguardo, la vede. Il corpo di una donna, accasciato, girato da un lato, con il viso schiacciato al suolo. Almeda non riesce a vederne il viso. Ma c'è un seno scoperto, nudo, con un capezzolo bruno, lungo come quello di una mucca, e una gamba e una natica nude; la natica ha un livido grande come un girasole. La carnagione intorno è grigiastra, come una coscia di pollo spennato, cruda. Indossa una sorta di camicia da notte, o una veste buona per tutti gli usi. Puzza di vomito. Urina, alcol e vomito. A piedi nudi, in camicia da notte, con quella copertina leggera, Almeda fugge via. Corre intorno alla casa, tra i meli e la veranda; apre il cancello e si precipita per Dufferin Street verso la casa di Jarvis Poulter, che è quella più vicina alla sua. "C'è il corpo di una donna", dice, quando finalmente Jarvis Poulter apre. Indossa dei pantaloni scuri, tenuti su da bretelle, e la camicia è semisbottonata, il viso non rasato, i capelli arruffati. "Le chiedo scusa, Mr. Poulter. Il corpo di una donna. Dietro casa mia". La guarda severo. "È morta?". Ha l'alito pesante, il volto pieno di rughe, gli occhi arrossati. "Sì, credo sia stata uccisa", dice Almeda. Riesce a cogliere uno scorcio del suo malinconico vestibolo. Il cappello su una sedia. "Mi sono svegliata. C'era il baccano che veniva da Pearl Street" dice cercando di parlare a voce bassa, calma. "Sentivo questa ...coppia. Un uomo e una donna che si azzuffavano". Lui, prende il cappello e se lo mette. Chiude a chiave la porta e si infila in tasca la chiave. Camminano sul marciapiede e lei si 78 accorge d'essere scalza. Si trattiene dal dire quel che le sembra necessario aggiungere - che è sua la responsabilità: sarebbe potuta uscire con un lume, avrebbe potuto gridare (altri gridi?), avrebbe potuto far scappare l'uomo. Avrebbe potuto cercare aiuto allora, non ora. Prendono per Pearl Street, invece di passare per il cortile dei Roth. Naturalmente, il corpo è ancora lì, come prima, seminudo. Jarvis Poulter non corre, né si ferma. Va dritto verso il corpo e lo osserva, toccando la gamba con la punta dello stivale, come si toccherebbe una scrofa o un cane. "Tu", dice, non a voce alta, ma in modo fermo, toccandola di nuovo. Almeda sente un sapore di bile in fondo alla gola. "È viva", dice Jarvis Poulter, e la donna lo conferma. Si muove, grugnisce debolmente. "Vado a chiamare il dottore", dice Almeda. Se avesse toccato la donna, se si fosse fatta forza e l'avesse toccata, non avrebbe commesso un errore simile. "Aspetti", diceJarvis Poulter. "Aspetti. Vediamo sece lafa ad alzarsi". "Alzati, su", dice alla donna. "In piedi. Andiamo. In piedi". Ed ecco che accade una cosa straordinaria. Il corpo si solleva, carponi, la testa in alto - i capelli arruffati e sporchi di sangue e vomito - e questa testa, la donna comincia a batterla energicamente e in modo ritmico, contro lo steccato di Almeda Roth. Battendo la testa, ritrova la voce e lancia un ululato a bocca aperta pieno di forza e di un'apparente doloroso compiacimento. "Tutt'altro che morta", diceJarvis Poulter. "E non scomoderei il dottore". "C'è del sangue", dice Almeda, nel vedere il viso sporco della donna che si volta. "Dal naso", dice lui. "Rappreso". Si china e afferra quei capelli ispidi per impedirle di sbattere la testa. "Basta, adesso", dice. "Basta. Torna a casa. A casa, dai tuoi". Dalla bocca della donna ora non esce più un suono. Le scuote la testa, leggermente, ammonendola, prima di mollare la presa. "Torna a casa!". Libera, la donna si lancia in avanti, si rimette in piedi. Ce la fa a camminare. Procede a zig zig, avanza barcollando, protestando piano, ogni tanto. Jarvis Poulter la osserva per un po' per accertarsi che se ne vada. Poi, presa una larga foglia di lappola, vi si asciuga la mano, dicendo: "Ecco il suo cadavere!". Poiché il cancello sul retro è chiuso, fanno il giro della casa. Quello davanti è aperto. Almeda ha ancora nausea. Ha la pancia gonfia; ha caldo ed è stordita. "La porta è chiusa", dice piano. "Sono uscita dalla cucina". Se solo se ne andasse, lei correrebbe al gabinetto. Ma lui la segue. L'accompagna fino alla porta sul retro e dentro, nell'ingresso. Le parla con un tono di ruvida giovialità che non ha mai sentito prima da lui. "Non c'è bisogno di allarmarsi", dice. "Solo gli effetti dell'alcol. Una signora non dovrebbe abitare da sola accanto a dei cattivi vicini". La prende per il braccio, appena sopra il gomito. Non ce la fa ad aprire la bocca, a parlargli per ringraziarlo. Se lo facesse, le verrebbe da vomitare. Quel che Jarvis Poulter prova in questo momento per Almeda Roth è proprio quello che non ha provato durante quelle passeggiate

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