Linea d'ombra - anno X - n. 75 - ottobre 1992

STORIE/MUNRO "Gli zingari fono partiti. L'accampamento è vuoto. Oh, adesso avrei il coraggio Di andare alla fiera degli zingari." offuscato in qualche modo dalle sue parole e dalle sue preoccupazioni. Il paesaggio, che lei ha descritto nelle sue poesie, esige in realtà attenzione e determinazione per essere visto. Alcune cose, è necessario trascurarle. I cumuli di letame, naturalmente, i campi pieni di acquitrini e tronconi anneriti, e i grandi mucchi di sterpi che aspettano il giorno buono per essere bruciati. I torrenti tortuosi sono stati raddrizzati, trasformati in fossati con argini alti e melmosi. Parte dei campi coltivati e di quelli a pascolo è ora recintata con enormi, goffi tronconi sradicati; altri sono tenuti da una grossolana cucitura fatta di paletti ferroviari. Gli alberi sono stati tagliati tutti fino al bosco. E i boschi sono tutti cedui. Non vi sono alberi lungo le strade o i viottoli, o intorno alle fattorie, salvo quei pochi che sono stati piantati da poco, piccoli e dall'aspetto gracile. Una serie di granai di tronchi - hanno appena cominciato a costruire gli imponenti granai che domineranno il paesaggio nei prossimi cent'anni - e umili case di tronchi, e ogni quattro o cinque miglia un piccolo insediamento, misero, con una chiesa, una scuola, un negozio, e la bottega di un fabbro. Un paesaggio primitivo, appena strappato alla foresta, pullulante di gente. Una fattoria ogni cento acri, ogni fattoria una famiglia, ogni famiglia dieci, dodici figli. (Q~sta è la regione che invierà pionieri a ondate- già comincia a in iarli- all'ovest e nell'Ontario settentrionale). È vero che è possi ·1ecogliere fiori selvatici nella boscaglia, in primavera, ma per arrivarci si deve passare tra mandrie di mucche cornute. IV _Glizingari sono partiti. L'accampamento è vuoto. Oh, adesso avrei il coraggio Di andare alla fiera degli zingari. Almeda soffre molto spesso d'insonnia e il medico le ha dato dei calmanti e del bromuro. Ha preso il braomuro, ma le gocce le procuravano sogni troppo intensi, che la sconvolgevano; perciò ha messo da parte il flacone e lo usa solo in caso di bisogno. Ha detto al medico che le bruciano gli occhi, come lenti infocate, e del dolore alle ossa. Non legga troppo, le ha detto, non studi; si dedichi anima e corpo al lavoro domestico, faccia esercizio fisico. Lui crede che risolverebbe tutti i suoi guai se si sposasse. Lo crede, sebbene prescriva la gran parte dei calmanti a donne sposate. Perciò Almeda pulisce la casa e dà una mano nelle pulizie della chiesa e alle amiche che mettono la carta da parati o che si apprestano al matrimonio; prepara le sue famose torte per la merenda della scuola domenicale. Un caldo sabato d'agosto, decide di fare della marmellata d'uva. I vasetti di marmellata d'uva sono molto graditi come regali di Natale, o come doni per gli infermi. Ma inizia tardi, e al tramonto la marmellata non è ancora pronta. Ossia, la polpa calda è stata appena messa nel setaccio a sgocciolare. Almeda beve del té e mangia una fetta di torta con burro (una sua debolezza infantile), e non vuole altro per cena. Si lava i capelli nel lavabo e si passa la spugna sul corpo per essere pronta la domenica. Non accende la lampada. Si stende sul letto con la finestra spalancata e il lenzuolo tirato sino alla vita, e si sente meravigliosamente stanca. Riesce anche a sentire una leggera brezza. Quando si sveglia, la notte sembra di fuoco e piena di minacce. Suda, nel letto, e ha l'impressione che i rumori che sente siano coltelli e seghe e asce - tutti arnesi stizziti che trinciano e si conficcano e scavano nella sua testa. Ma non è vero. Man mano che si sveglia, riconosce i suoni che ha udito poco prima - l'alterco di un sabato notte, d'estate, a Pearl Street. Di solito, il rumore proviene da una rissa. Ci sono ubriachi, urla che incitano alla lite, qualcuno grida: "Ammazzalo". Una volta, c'è stato un omicidio. Ma non in una rissa. Un vecchio è stato ucciso a pugnalate nella sua baracca, forse per i pochi dollari che teneva nel materasso. S'alza e va alla finestra. È una notte chiara, senza luna, con stelle lucenti. Dritto davanti a lei, sulla palude, splende Pegaso. Il padre le ha insegnato questa costellazione - ne conta automaticamente le stelle. Ora, riesce a distinguere le voci, il contributo dei singoli alla lite. Come lei, altri sono stati svegliati. "Piantatela!" qualcuno grida. "Piantate la lagna o scendo a prendervi a calci nel sedere!". Ma nessuno la pianta. È come se una palla di fuoco rotolasse per Pearl Street, sprigionando scintille - solo che il fuoco è il rumore; sono grida, risate, strilli e bestemmie, e le scintille sono voci che sprizzano senza controllo. Gradualmente, è possibile distinguere due voci - un grido lamentoso che si alza e si abbassa, e un flusso continuo, fremente, profondo, di insulti che contiene tutte quelle parole che Almeda associa al pericolo e alla depravazione e agli odori disgustosi e alle immagini repellenti. Qualcuno - la persona che grida: "Uccidimi! Uccidimi, ora!" - viene picchiato. È una donna. Continua a gridare: "Uccidimi! Uccidimi!" e a volte sembra che abbia la bocca piena di sangue. E tuttavia c'è qualcosa di derisorio e di trionfante nel suo grido. Che ha qualcosa di teatrale. E la gente intorno urla: "Smettetela! Basta!", oppure: "Uccidila! Uccidila!", nel parossismo, come se stessero a teatro, o a una gara sportiva o ad un incontro di boxe. Almeda crede, sì, di averlo già notato - con questa gente è sempre un po' una farsa, una strana sorta di parodia, un'esagerazione, una coincidenza mancata. Come se, qualsiasi cosa facciano, persino un omicidio, fosse qualcosa che non hanno compreso appieno e che erano incapaci di impedire. Questo è il rumore di un oggetto che viene scagliato - una sedia, una tavola - e di una catasta o parte di uno steccato che cede. Moltissime grida di sorpresa, gente che corre, che si sposta; e ora il trambusto si fa più vicino. Almeda riesce a vedere una figura, vestita leggera, che corre, china. Deve essere la donna. Ha afferrato qualcosa, forse un bastone o un'assicella e si volta per lanciarla contro la figura indistinta che la insegue. "Prendila!", gridano. "Su, dagliele!". Molti, ora, se ne vanno; solo le due figure avanzano, s'afferrano e si lasciano, cadendo infine contro lo steccato di Almeda. Il rumore si fa molto confuso - conati di vomito, vomiti, grugniti, 77

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